CAPUA. I presunti fitti in nero della vice sindaca Giacobone e di suo marito Zenga: mo’ ci mancava pure prezzemolino Di Gianni che prima rivela le patologie della presunta vittima e poi dà il suo numero di telefono

27 Luglio 2023 - 20:06

Avevamo deciso di aspettare ancora qualche giorno prima di sollecitare la replica. già da noi chiesta all’interno dell’articolo dedicato alla vicenda, della seconda carica cittadina. Ma c’è un consigliere comunale che fa il fenomeno su Facebook e ci costringe ad anticipare i tempi. Intesta all’articolo la sua risposta, sconcertante, ad un post

CAPUA(g.g.) Cerchiamo di ricostituire, di ripristinare un segno di serietà scalfito oggi da un’ uscita estemporanea di un Consigliere comunale, alla trattazione di un argomento delicato com’è indubbiamente quello delle accuse, indirizzate all’imprenditore capuano Carmine Zenga, marito dell’attuale vice sindaco di Capua Marisa Giacobone, assessore ai servizi sociali di questa, ma anche della precedente consiliatura firmata Luca Branco.

L’unico articolo dedicato da noi a questa storia si è limitato a riportare al tesi esposta da una coppia di coniugi, specialmente dalla moglie, apparsa subito più disposta al racconto rispetto al marito. Questo racconto esponeva fatti che, ad avviso dei coniugi in questione, integravano un caso di locazione abusiva, sostanzialmente in nero, di un appartamento di proprietà dello Zenga e in cui, effettivamente aggiungiamo noi, i due coniugi hanno abitato cercando di lenire la loro condizione di indigenza e di difficoltà. (

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Abbiamo sempre saputo, sin dal primo momento, che queste difficoltà sofferte dalla moglie, cioè da uno dei due componenti della coppia di coniugi avrebbero potuto facilmente rappresentare uno strumento, nelle mani di chi da essa veniva chiamato in causa, per abbassare il grado di credibilità di questo racconto. La donna ha problemi di tipo nervoso, è stata sottoposta e si sottopone a cure, e come si suol dire, non costituirebbe nell’ambito di un processo, un teste sicuramente attendibile.

Ma abbiamo deciso lo stesso di accogliere l’esposizione della sua tesi, per un motivo molto semplice e già esposto in questo articolo: il fatto che i due abbiano effettivamente ed indiscutibilmente abitato in un appartamento intestato alla società di Carmine Zenga e della vice sindaca Marisa Giacobone costituiva senz’altro un punto di partenza reale, concreto per un approfondimento cronistico e giornalistico. Abbiamo invitato Zenga e la sua consorte alla replica e abbiamo affermato che l’avremmo accolta attribuendo alla stessa tutto lo spazio che l’imprenditore e la vice sindaca avessero ritenuto di dover utilizzare. Naturalmente siccome una replica è una replica e non l’esposizione di un passo del Vangelo, noi l’avremmo pubblicata, letta e commentata, probabilmente inviando qualche domanda più specifica a Zenga e alla Giacobone. I due, però, non hanno dato alcuna risposta al nostro invito. Al contrario, da qualche ora, gira in rete un buffo commento in cui il consigliere comunale Graziano Di Gianni, subentrato a Rosaria Nocerino diventata assessore, contatta privatamente una persona intervenuta nel dibattito social, che ci ha informato e documentato di questa circostanza, a rivolgersi a lui, dando anche il proprio numero di telefono per avere informazioni su questa storia. Ma in realtà le informazioni, o meglio le sue informazioni, quelle che lui ritiene tali le da già nel corpo del suo intervento in Facebook quando, violando a nostro avviso ogni fondamentale regola della privacy, declina specificamente quelle che sarebbero le patologie di cui la donna che ha accusato Zenga, soffrirebbe.

Ora, a parte il fatto che uno che comunica il proprio numero di telefono per dare informazioni, non compie quest’azione facendola precedere da un’ ingenerosa descrizione delle malattie di cui la presunta vittima delle presunte angherie di Zenga soffrirebbe. Sen lo sa , si dimostra un interlocutore assolutamente inutile ed irrilevante in quanto già tarato da un pregiudizio. Ma poi sto’ Di Gianni che c’azzecca? Sembra una sorta di prezzemolino buono per ogni condimento: un giorno si scalmana in nome e per conto dell’assessora Nocerino, intervenendo su ogni questione riguardante le deleghe da questa ricoperte, evidentemente con un assistente di campo incorporato, un altro giorno lo ritroviamo a fare l’avvocato difensore della Giacobone e del marito.

Scusi, Di Gianni, con rispetto parlando, ma perchè non si fa un po’ i fatti suoi? A questa storia, a questo racconto che sarà anche stato erogato da una persona condizionata da qualche problema di salute ma che non è stata certo dichiarata da nessun giudice incapace di intendere e di volere, devono rispondere il signor Carmine Zenga e la signora Marisa Giacobone e non certo lei Consigliere Di Gianni. Se non lo faranno, al netto di tutto quello che la signora sfortunata ha raccontato e che possono anche essere tutte puttanate, sapete cosa resta? Il fatto incontestabile che questa coppia abitava in un appartamento di proprietà della società dei coniugi Giacobone e Zenga e che la signora sfortunata e suo marito sono stati cacciati letteralmente a calci nel sedere, non prima ma dopo che questa vicenda è finita, sui giornali. Questi sono dati di fatto rispetto ai quali nè la Giacobone, che da vice sindaco e assessore ai servizi sociali avrebbe il dovere di rispondere nè il marito hanno fino ad ora detto una sola parola. E ripetiamo. con tutto il rispetto per Di Gianni, questa è una pietanza amara che nessun prezzemolino potrà rendere mangiabile, commestibile.