CAPUA. Si aggrava la situazione del bar Giacobone. La segretaria-archeologa scova il verbale della De Ruvo. L’autorizzazione soft del Suap ha consentito la prosecuzione dell’illegalità

27 Marzo 2024 - 11:12

Oltre alle questioni già note della metà del marciapiede da liberare per i pedoni e delle barriere architettoniche evidenti ci soffermiamo oggi sulla normativa nazionale per la sicurezza sul lavoro

CAPUA – La neo segretaria Comunale Renata Gallucci, è stata costretta, negli ultimi giorni, a svolgere la professione di archeologa più che quella di capo di tutto il personale e di coordinatrice di ogni procedura amministrativa del Comune di Capua.

Il gioco, però, sarebbe valso la candela, perché a un certo punto sarebbe riuscita a scovare da qualche parte l’ormai famoso e introvabile verbale, redatto da Patrizia De Ruvo, assistente capo, dei vigili urbani di Capua, temporaneamente comandante facente funzione, in attesa dell’arrivo da Vairano Patenora del nuovo comandante Domenico Giordano, residente a quanto pare in quel di Cassino.

Meglio questo che niente. Ma ciò non toglie nulla alle perplessità, avanzate da questo giornale, su una notizia di reato che riguarderebbe, a nostro avviso chi, ossia la De Ruvo, non ha depositato il verbale nella sede opportuna cioè nel protocollo dei vigili urbani e poi in quello del Suap oppure da chi avrebbe dovuto utilizzare quel verbale  – siamo di fronte alla seconda opzione, quella di un regolare deposito dello stesso – per attivare la procedura prevista dal combinato dell’articolo 20 comma 3 n.1,2,3 del CDS e gli articoli 633 e 639 bis del cdp.

Lo scriviamo stamattina per la decima volta in quanto, se l’azione di ricerca della segretaria comunale è stata lodevole e per di più coronata da successo, non c’è alcun dubbio che in questa storiaccia dei tavolini, delle sedie e delle altre attrezzature del bar Giacobone, qualcuno ha gravemente sbagliato.

Seppur, dunque, con colpevole ritardo, rispetto alla data fatidica del 16 febbraio, quella in cui l’allora comandante Carlo Ventriglia, ha inviato un formale ordine di servizio alla De Ruvo, affinchè controllasse con il potere della polizia giudiziaria, lo stato delle cose all’esterno del bar Giacobone, si dovrebbe iniziare a capire qualcosa.

Si tratta, infatti, sempre di un verbale, che al di là di tutto, al di là dell’amicizia personale tra l’assistente capo De Ruvo e la vice sindaca di Capua, Marisa Giacobone, mostrata e dimostrata da CasertaCe,  in una foto inequivocabile (CLIKKA, VEDI E LEGGI) dovrebbe mettere nero su bianco non una libera  valutazione di quello che ha visto, bensì di quello che ha visto in relazione alle vincolanti verifiche, disposte in quell’ordine di servizio, ai sensi di leggi dello Stato precisamente citate, ossia quelle ormai arcinote del codice della strada, quelle del codice penale e anche altre.

Da quello che si apprende pare che la segretaria comunale si sia resa conto dell’assoluta inconsistenza e labilità dei contenuti, esposti nel permesso che il Suap ha consegnato nelle mani del vice sindaco che in quell’occasione (a proposito del conflitto di interessi e di uno status di incompatibilità) si è presentata allo sportello quale socia dell’impresa proprietaria del bar e in cui non è lei l’amministratrice e legale rappresentante, bensì su madre.

Non significa, infatti, un tubo scrivere nell’autorizzazione, così come, invece, il Suap ha scritto, che si dava la possibilità al bar Giacobone, di insediare le sue attrezzature esterne nel rispetto delle leggi vigenti.

Queste sono anche le giornate giuste per citare i passi del Vangelo riguardanti la Passione di Cristo che comprendono anche la celeberrima azione del governatore romano, Ponzio Pilato, che rispetto alla sorte del Nazzareno si lavò le mani

Così ha fatto il Suap, attraverso la sua dirigente facente funzione Raffaella Esposito, e questo non sarebbe piaciuto alla segretaria comunale che il verbale della De Ruvo, ritrovato come fu ritrovata la Stele di Rosetta più di due secoli fa, è riemerso da qualche anfratto delle stanze comunali e lo avrebbe trasmesso al Suap proprio in queste ore

Inutile girarci intorno. Questa è la centesima volta che lo scriviamo non la decima come prima: basta leggere i numero 3 del comma 3 dell’articolo 20 del CDS. Quel marciapiede di fronte al bar Giacobone, in teoria, ma solo in teoria come vedremo, potrebbe essere utilizzato to solo per la metà lasciando obbligatoriamente l’altra metà a disposizione del passaggio pedonale a che comunque non può avere una larghezza inferiore ai 2 metri. Per quanto riguarda una possibile, remota deroga a queste regole, contenuta nell’ultimo periodo del n, 3 coma 3 dell’articolo 20 CSD abbiamo spiegato, sempre nell’articolo di qualche giorno fa il motivo dell’impossibilità della sua applicazione. Lì, invece, il marciapiedi è tutto occupato. Il Suap non ha chiuso un occhio ma tutti e due quando ha garantito alla Giacobone quell’autorizzazione soft

Ma il problema non è solo questo. Lì come abbiamo scritto in un articolo di qualche giorno fa (CLIKKA E LEGGI, c’è anche la questione della deroga) esistono evidentissimi problemi di barriera architettonica ugualmente impediti dalla legge, con i disabili che sarebbero costretti ad uno zig zag che comporterebbe anche l’attraversamento di una sede stradale aperta al traffico veicolare.

Finita qui? Non per noi. Perché oggi vi diamo un ulteriore elemento di criticità relativa a quei tavolini: per portare un vassoio con un caffe, con un aperitivo, un gelato, il personale del bar Giacobone è costretto ad attraversare la strada aperta al traffico veicolare in barba alla normativa nazionale per la sicurezza sul lavoro previste dal D.L. 81/2008 che, invece, si premura del rischio incidenti in caso di attraversamento stradale.