CARINARO non è Repubblica Italiana. Prima una variazione di Bilancio invotabile per legge, poi spese di ogni genere. Esposto alla Corte dei Conti

21 Luglio 2025 - 11:15

Tra circa un’ora, alle 12 di oggi, potrebbe succedere di tutto nel consiglio comunale

CARINARO (g.g.) – Se il posto non si chiamasse Carinaro, quella che si celebrerà oggi, lunedì, alle 12:00 nell’aula consiliare del Comune sarebbe una seduta del Consiglio comunale lineare, senza fibrillazioni di sorta. Questo ci indica la tradizione, la casistica, quando all’ordine del giorno ci sono argomenti di natura contabile.
Ma siamo a Carinaro, un posto unico nel suo genere dove, con il mix tra ignoranza professionale, che culmina in strafalcioni inauditi, disarmanti, incredibili nel momento in cui pensi incredulo che a compierli siano persone con titolo di laurea, si verifica una strage delle norme più elementari. Un bestiario da manuale iniettato negli atti in votazione, con la minoranza costretta all’attacco, con in testa il sempre coriaceo Stefano Masi, e con la sindaca Dell’Aprovitola e i suoi schiacciati in un silenzio imbarazzato e imbarazzante, il silenzio di chi sembra essere lì per caso, solo perché riceve un immeritato stipendio mensile, non certo perché il popolo ha stabilito che devono occuparsi del paese. Un clima surreale che fa di Carinaro un unicum per la profondità con cui vengono violate le regole previste dall’ordinamento. E già, l’ordinamento… una vera e propria parolaccia, un fastidio per chi considera la carica politica uno strumento di comando rispetto al quale il rispetto delle norme si configura solo come una seccatura.

Ecco perché a Carinaro una normale seduta del Consiglio comunale diventa una sorta di galleria degli orrori, di messa nera con tanto di stregone officiante, di creatore di una sua aritmetica, di un suo alfabeto delle regole sulla contabilità degli enti locali, quella che rende per il sindaco e la sua giunta normale che due più due faccia cinque e non quattro, che si possa fare a Carinaro ciò che nei 7900 Comuni e passa d’Italia non si sognerebbero neppure di fare, non di fare, ma neppure di pensare. Il grande “creatore” della finanza locale apocrifa è un antico ospite di questo giornale: mister Salvatore Fattore da Sparanise, lo sterminatore di bilanci, variazioni eccessive. Scherzi a parte, chi ci legge assiduamente lo conosce bene. Di lui spesso ci occupiamo, non fosse altro per il fatto che svolge, da facente funzioni, la mansione di dirigente dell’Area finanziaria a Marcianise, la terza città della provincia di Caserta, mica pizza e fichi, dove però difficilmente indossa la tunica nera del sacerdote da messa nera. Quella la riserva per il suo primo amore, per la vittima sacrificale dei suoi riti, per la “sua” Carinaro, dove “opera” una volta, un giorno a settimana, pur essendo questo il Comune di cui è dipendente con contratto a tempo indeterminato. Una volta a settimana, con frazione di stipendio da dirigente, senza esserlo mai stati, perché una cosa è avere i galloni ufficiali di dirigente, altra cosa è assumerne le funzioni, come indica la legge che non a caso prevede la figura di ruolo solo per i Comuni di una certa dimensione, in modo che ciò sviluppi le opportune economie di spesa in quelli di dimensione demografica minore. Ma Carinaro è Carinaro e le leggi rappresentano un punto di riferimento per realizzare il contrario di quello che prevedono, altrimenti che messa nera sarebbe.
Una

volta a settimana. Quel che serve a Fattore per firmare affidamenti a tutto spiano alle solite imprese fiduciarie (CLICCA E LEGGI IL NOSTRO ARTICOLO IN PROPOSITO), che fanno quattrini a iosa nei Comuni dove lui è presente. Ufficialmente per affiancarlo, di fatto per esprimere la loro caratteristica di abili rovistatori di server e di database e per il momento ci fermiamo qui sulla descrizione di quella che appare una vera e propria “scuola alifana” del settore, oltre a produrre diversi strafalcioni.

Ma è la serie impressionante di strafalcioni che escono dalla ripartizione Finanze e Bilancio del Comune di Carinaro a creare sconcerto. Un dato, questo, che rende ancor più grave il prezzo che ogni cittadino di Carinaro ha dovuto pagare per questo staff, costato, nei primi 12 mesi dell’amministrazione Dell’Aprovitola, ben 200mila euro, così come abbiamo spiegato nell’articolo a cui vi abbiamo rimandato in link. Presto, con l’ormai imminente affidamento esterno del servizio di riscossione dei tributi, che l’ormai arcinota e per noi famigeratissima Cuc Nolana (trova e leggi le decine di articoli che abbiamo ad essa dedicati) disporrà nell’interesse (?) di Carinaro, questi numeri raddoppieranno o addirittura si triplicheranno.

Ma ritorniamo al punto centrale che renderà il consiglio comunale di stamattina tutt’altro che sereno. Un unico punto all’ordine del giorno e in votazione: la maggioranza vuole mettere una pezza a quella che è una clamorosa figuraccia (l’ennesima anche e soprattutto per quelli che hanno votato Dell’Aprovitola e non possono essere delusi da fatti del genere) che subì nella seduta del consiglio dello scorso 24 giugno, allorquando l’assise fu convocata per una variazione di bilancio urgente approvata dalla giunta il 7 aprile. E come al solito, quando si tratta di Carinaro, i conti non tornano mai. Le nostre non sono affermazioni gratuite, ma ora vi spieghiamo il perché di questa nostra affermazione.

La legge, infatti, impone che il consiglio ratifichi le variazioni di bilancio operate dalla giunta entro 60 giorni. Per intenderci, un po’ come succede, nella relazione tra governo nazionale e Parlamento, per i decreti legge che entro 60 giorni devono essere trasformati in legge, pena la decadenza. Il consigliere comunale di minoranza Stefano Masi, in occasione del consiglio del 24 giugno, fece notare che il termine era scaduto il 6 giugno, da ben due settimane. Per questo motivo, a seguito della segnalazione di Masi, la maggioranza fu costretta a ritirare quel punto all’ordine del giorno. Attenzione, però: se ciò avvenne, fu solo grazie al segretario comunale Capoluongo, il quale, bontà sua, rifiutò di prestarsi per l’ennesima volta ai voleri di una sindaca che, delle procedure, sembra del tutto disinteressata, come ha dimostrato in altre occasioni, senza porsi il problema che una delibera del genere può essere facilmente impallinata in due minuti dal Tar. Alla Dell’Aprovitola l’unica cosa che sembra interessare è non soccombere, costi quel che costi, soffrendo molto la superiore competenza di Stefano Masi, il quale non per colpa sua ha compiuto studi molto approfonditi, si è laureato in una università importante e non in un Pegaso, come qualcun altro, e dunque non è colpa sua il fatto che conosca leggi e procedure del diritto amministrativo. Insomma, quel consiglio si chiuse col ritiro del punto posto all’ordine del giorno, diversamente da quello che Fattore aveva consigliato di fare, cioè andare avanti infischiandosene di tutto e tutti. Stamattina, dunque, il consiglio comunale si riunirà per mettere una pezza a quella clamorosa scivolata, per adottare, dice la legge, i provvedimenti ritenuti necessari nei riguardi dei rapporti eventualmente sorti sulla base della deliberazione non ratificata il 24 giugno.

Embè, direte voi, qual è il problema stavolta?
È che, esaminando gli atti allegati all’esposto che la minoranza ha trasmesso nella giornata di ieri alla Corte dei Conti, emerge che nella proposta di delibera in votazione la maggioranza non ha chiesto di confermare solo i rapporti eventualmente sorti sulla base della deliberazione non ratificata, ma anche quelli successivi.

I funzionari del Comune di Carinaro, dopo che il 24 giugno la maggioranza era stata costretta a ritirare la proposta di ratifica della variazione di giunta, hanno continuato a spendere i soldi con quei fondi stanziati e non ratificati come se nulla fosse, come se la variazione fosse stata approvata da un consiglio che non conta nulla. Così facendo, però, hanno disposto affidamenti privi di un reale impegno di spesa. Roba posticcia a tutti gli effetti. Naturalmente, applicando la sua particolarissima e discutibilissima scuola di pensiero, Salvatore Fattore a quegli atti non ha mancato di apporre il proprio visto contabile, così come il proprio parere di regolarità alla proposta di delibera, tralasciando totalmente il ruolo del consiglio comunale che è stato messo completamente sotto i piedi dai funzionari del Comune, del cui comportamento potranno occuparsi eventualmente i cittadini alle prossime elezioni. In certi contesti, Carinaro è veramente un esempio emblematico: vengono eletti o scelti soggetti che, a nostro avviso, non hanno la minima contezza di quello che la legge li chiama a fare.

Ma ancora più inquietante è il loro atteggiamento quando si accorgono che le procedure sono chiaramente fuori dal perimetro delle norme in vigore. A quel punto se ne fregano di tutto e di tutti.

Stando alle carriere che fanno, possiamo dire che in certi Comuni, soprattutto quelli del Sud, della Campania, della provincia di Caserta e dell’agro aversano in particolare, violare ed eludere la legge è uno strumento di promozione professionale. Una firma oggi, una domani, una firma illegittima alla volta, e così si costruiscono le carriere.

Non sappiamo cosa succederà di qui a un’ora nell’aula consiliare di Carinaro (sono le 11:15 quando mettiamo in rete questo articolo, ma siamo curiosi di sapere). Si ha la sensazione che, se i tecnici non ritireranno i loro pareri come chiesto da Stefano Masi e dalla minoranza tutta, se la maggioranza andrà avanti come se nulla fosse, se il sindaco Dell’Aprovitola non provvederà a privarsi per giustissima causa dei servigi di Salvatore Fattore che ha firmato atti così irregolari, vorrà dire che c’è qualcosa di sconosciuto e non ordinato nel rapporto tra la sindaca e Fattore.