CASERTA AL BALLOTTAGGIO: Del Gaudio meriterà un plauso se dirà ai suoi candidati che l’operazione tra lui e Marino comporterà il passaggio pieno al centrosinistra

9 Ottobre 2021 - 15:35

CASERTA (g.g.) – Ieri mattina abbiamo compiuto uno sforzo importante per cercare di offrire, attraverso la pubblicazione di un lungo articolo (Clicca qui per leggere), un contributo alla riflessione e alla costruzione di un punto di vista da parte dei nostri lettori. Abbiamo provato a ricostruire un profilo storico utile come spunto di riflessione su quello che, ad avviso di Casertace, rappresenterebbe l’ultimo tentativo di difesa della propria sopravvivenza di una generazione di politici che, a nostro avviso, ha letteralmente distrutto la città di Caserta.

Abbiamo provato a spiegare che, chi ha gestito il potere per una quindicina d’anni, in primis Carlo Marino da super assessore ai lavori pubblici di Forza Italia e poi da sindaco, in secundis Pio Del Gaudio da assessore alle attività produttive in quota Polverino-Alleanza Nazionale e poi a sua volta da sindaco, può affermare, in questi giorni, ogni cosa eccetto una: non può asserire di essere la punta avanzata, il rappresentate che, spinto da una passione testimoniale, capeggia la discesa in campo di una non meglio precisata società civile, che punterebbe a scardinare il mal governo della politica politicante.

Guardate e cercate di focalizzare un attimo le cose: Del Gaudio lo scrive ogni giorno nelle sue sortite social. Sembra una barzelletta ma è così.

Lui ha fatto il sindaco dal 2011 al 2015, grazie ad un accordo chiesto, dopo lungo pressing, da Angelo Polverino e concesso da Nicola Cosentino. Lui ha fatto per anni e anni l’assessore alle attività produttive sempre in quota AN-Polverino, dentro alle giunte di centrodestra di Luigi Falco; lui è stato dunque tra i protagonisti, tra gli artefici di quello che è oggi la città di Caserta: per noi, un vero sperpetuo, per qualcun altro magari una bella città in cui si vive meravigliosamente anche perché degnamente amministrata. E oggi come se tutto il mondo fosse stato impegnato durante quegli anni a visitare Marte, si impugna la spada della cosiddetta società civile, con un’azione di rimozione della memoria, che conta chiaramente sulla superficialità dei cittadini casertani, tra i quali non c’è nessuno che si alza e domanda a Del Gaudio: scusi, lei è la stessa persona del mega corno costato un botto e installato a un passo dalla Reggia e che ha fatto ridere tutta l’Italia e tutto il mondo, al punto da costringere l’allora Ministro dei Beni Culturali Massimo Bray, direttore editoriale dell’enciclopedia Treccani, un fior di intellettualone, ad infilarsi in un treno di domenica pomeriggio per tenere, sul far della sera, una riunione urgente all’interno della Reggia, finalizzata a convincere l’allora sindaco che tenere quel corno lì avrebbe precipitato Caserta nel ridicolo, così come effettivamente successe?

Magari c’è qualcuno a cui il corno piacque e magari è ancora innamorato del suo ricordo. Aveva ed ha tutto il diritto di affermarlo, come aveva ed ha tutto il diritto di sostenere pure che, a suo avviso, Del Gaudio si mosse e operò le scelte giuste in quell’occasione; aveva, inoltre, ed ha tutto il diritto di sostenere pure che, più in generale, Del Gaudio era allora, e lo è ancora oggi nella considerazione storica, un buon sindaco per la città di Caserta.

Ce l’ha eccome il diritto, questo cittadino, di pensare e di pensarla esattamente in maniera opposta rispetto a noi. Ce l’ha, ce l’ha sicuramente. E noi useremo tutte le nostre energie affinché questa ipotetica tesi pro del Gaudio, pro corno, possa essere manifestata e discussa in una cornice di diritti, esattamente speculari a quelli che sviluppano la tesi opposta. Ma su una cosa gli anti cornisti come noi che fummo costretti poi a raccontare che una roba costata centinaia e migliaia di euro fu in pratica buttata via in un capannone in zona Firema, ASI, via Ponteselice, e i pro cornisti pro Del Gaudio sicuramente non si divideranno, essendo tanto evidente che affermare il contrario rispetto a questa obbligata tesi comune costituirebbe una sfrontata deriva negazionista. Sarebbe mera disonestà intellettuale l’affermare, da parte di chi legittimamente stima e appoggia Del Gaudio, che questi non sia frutto, non sia scaturito dal sistema dei partiti, che, al contrario, gli ha garantito stabilmente tutte le cose che ha chiesto, a partire dalle poltrone. Se, infatti, Nicola Cosentino e Angelo Polverino, nei primi mesi del 2011, quando noi stavamo sempre qui a raccontare le vicende politiche di Caserta, non si fossero messi d’ accordo, Del Gaudio non avrebbe mai fatto il sindaco di Caserta, nonostante la determinazione, la pervicacia e l’assiduità con cui, ogni mattina, aspettava, in tutina attillata, davanti all’ingresso del Parco della Reggia di Corso Giannone, che arrivasse Nicola Cosentino dalla contigua Via Tescione, storico patito del jogging a cui si  accodava immancabilmente e con cui parlava, si può ben immaginare di che cosa. E sapete perché non avrebbe mai fatto il sindaco senza quell’intesa? Perché lui non era mai stato un fattore di leadership. Non era in grado di mettere in una stanza Polverino e Cosentino dicendo: io mi candido, lo voglio fare con voi ma, se mi mettete i bastoni fra le ruote, mi candido lo stesso. Vinco le elezioni e se le perdo le faccio perdere anche a voi.

No, non è andata in questo modo. Polverino, cioè l’apparato diciamo così, più manovriero della politica casertana, ha scelto Del Gaudio e lo ha, in pratica, imposto a Nicola Cosentino il quale, al tempo, era già costretto a giocare in difesa, visto che le prime avvisaglie della tempesta giudiziaria che si sarebbe scatenata su di lui, si erano già ampiamente manifestate, costringendolo a costruire solo concordia con gli altri partiti della sua coalizione, anche a costo di cedere su temi, su questioni, e dentro ad accordi su cui non aveva mai ceduto in passato.

Avete letto queste ultime tre righe? Cosa cavolo c’entra la società civile che illustra ogni discorso di Del gaudio e che è diventata anche protagonista nei disperati appelli formulati da Carlo Marino il quale, in questo momento, pur di rimanere in sella, riesumerebbe anche il patto Ribbentrop-Molotov, leggi patto Hitler-Stalin, visto e considerato che sta cercando di mettere insieme la destra ormai bollita di Del Gaudio, Desiderio, De Crescenzo, con i i centri sociali, con l’ex Canapificio?

Come già abbiamo scritto ieri, un eventuale patto tra Marino e Del Gaudio sancirebbe l’ingresso di quest’ultimo nel centrosinistra, magari in quota Zannini che, non a caso, stamattina, lo ha portato a Salerno a parlare con la De Luca dinasty( clikka qui per leggere).

Per cui, bisogna chiamare le cose così come si chiamano. Ai suoi candidati, Del Gaudio deve dire che, con questa operazione, si passa con il centro sinistra, visto e considerato che nessun Grant della situazione, nessun Gimmi Cangiano, nessun Marco Cerreto, nessun Valentino Grant, potrà più accoglierlo nel perimetro del centro destra nel momento in cui lui avrà deciso di appoggiare e di accordarsi, magari per un paio di poltrone da Presidente del consiglio comunale e da assessore, con il PD e con il citato centro sinistra. Se Del Gaudio, riunendo i candidati delle sue liste affermasse questo, noi gliene daremmo atto e, in qualche modo, gli faremmo anche i complimenti. Perché è cento volte meglio una posizione, pur biasimevole, di trasformismo, che nascondersi dietro la foglia di fico della società civile, dell’esercizio di un’esperienza civica, che sicuramente appartiene a molti di quelli che si sono candidati nelle sue liste ma, come la storia in tutta evidenza dimostra, non appartiene a lui.