CASERTA. Brutta cosa: il Vescovo Lagnese tira per la mitra mortuaria Papa Francesco e lo trasforma in testimonial del Macrico
25 Aprile 2025 - 19:06

Ha dichiarato che il Santo Padre il 29 aprile del 2022, quando il masterplan non certo esaustivo, illuminante, fatto dallo studio Alvis Kirimoto non era stato, probabilmente, neppure abbozzato ne fosse entusiasta. Una domanda la vorremmo fare al Vescovo che dovrebbe spiegare una volta e per tutte se dentro ai 250mila metri cubi utilizzabili prevede solamente una destinazione comunitaria, direzionale e terziaria o se in ballo ci sono anche 450 o 500 appartamenti. E qui si innesta, di nuovo, nella valutazione delle attitudini di questa diocesi, la frenetica attività di Don Antonello Giannotti in strettissima ed inseparabile rapporto con l’impresa dei Nunziante da Puccianiello. A riguardo forniremo, domani, un elenco di opere pubblicandovi anche la registrazione audio di una minaccia, perché di minaccia si tratta, ricevuta via Facebook da un tal Cesare Principe che ci ha intimato incassando ovviamente da noi parole durissime sempre in audio, di non occuparci più della famiglia Nunziante.
CASERTA – (g.g.) Non è stata, a nostro avviso, una bella idea quella del Vescovo di Caserta Pietro Lagnese di utilizzare, non è blasfemo dire di strumentalizzare – perché l’effetto poi è questo c’è poco da fare -, la morte di Papa Francesco per evidenziare ciò che sarebbe emerso, a suo dire, da una conversazione tra lui e il Santo Padre, argomento il masterplan del Macrico. Pietro Lagnese, il giorno successivo a quello della morte del Pontefice ha rilasciato un’intervista a un quotidiano napoletano nella quale ha testualmente dichiara: “Il Santo Padre ne è stato subito entusiasta ed ha condiviso tutte le decisioni che avevamo in mente di realizzare”. Il giornale in questione, giustamente, ci ha sparato, come si suol dire, un titolo di apertura del suo fascicolo locale: “Appoggiò il piano Macrico” quindi, siamo passati dal concetto che il Papa secondo Lagnese “ne fu entusiasta” al concetto, tutto sommato contiguo considerato il contesto sintattico della frase di un Papa “che appoggia il progetto Macrico”.
Dato che non siamo stati noi ma è stato il Vescovo Lagnese a voler utilizzare la morte del Papa per aggregarvi il tema, del controverso, anzi, del controversissimo destino del Macrico allora dobbiamo ancora una volta stimolare il super Vescovo delle diocesi, per il momento riunite, di Caserta e Capua a non aver paura, a non aver timore, di sottoporsi a una vera intervista diversa dal modello Permaflex in stile “dici tutto quello che vuoi e io giornalista ti vengo appresso”. Accetti il nostro invito e già questo di per se rappresenterebbe un segno chiaro di una chiesa che non ha nulla da nascondere, di una chiesa che marcia realmente nella direzione tracciata da Papa Francesco «In questo mondo dove si inseguono le ricchezze che fanno tanto male, siamo coerenti con la nostra povertà. Ma quando vediamo che una istituzione religiosa guarda al denaro, questa è incoerenza». Monsignor Lagnese ha detto al Papa qualcosa che nel semi masterplan, nel quasi masterplan dello studio di architettura romano Alvis Kirimoto non ha affatto chiarito? Per giunta, questa conversazione tra lui e il Papa risalirebbe al 29 aprile 2022 quando – magari ci sbagliamo – non ci pare che il documento semi progettuale fosse già pronto. Però, al di là di questo, la sua dichiarazione sembra far capire che Lagnese abbia svelato al sommo Pontefice cosa ci sia dietro alla tecnicamente pregevole sistemazione dei 250mila metri cubi disponibili nel Macrico al netto dei vincoli della sovrintendenza. Perché al momento non si capisce bene quale sia il vero masterplan. Perché al momento il vero masterplan non è ancora uscito fuori. Per cui la domanda nasce spontanea: i 250mila metri cubi saranno utilizzati solamente per destinazioni direzionali e terziarie di tipo comunitario o è prevista anche volumetria per la costruzione di case ed appartamenti?
Dal semi masterplan dello studio Alvis e Kirimoto si capisce che nella parte del Macrico che bordeggia via Unità Italiana di fronte all’ingresso di via San Carlo ci sarà un parco della Biodiversità con serre, Parco delle Arti, Parco dell’economia di Francesco, Hangar, piazza eventi, hub del Fare, piazza della ricerca, piazza della scienza, Parco della Cura, Parco della Pace, Cappella Laudato Si’. Si tratta di opere in apparenza destinate alla comunità, alla cultura alla ricerca. In apparenza perché tutte queste piazze e anche questo hub bisognerà capire in che modo saranno utilizzati. In sintesi si parla poi di un polo sportivo con il trasferimento dello storico circolo tennis di Caserta oggi ospitato nell’area che si trova tra la caserma Ferrari Orsi e lo stadio Pinto. Ma tutto è generico al punto tale che se non lo si può dire con certezza non si può assolutamente escludere che dentro a questi 250mila metri cubi non vengano edificato 450 o 500 appartamenti.
E allora altro che Laudato Si’. Perché una cosa è la possibile residenza dei preti anziani in casa di riposo altra cosa cono i parchi residenziali per civili abitazioni. Ci spieghi, Monsignor Lagnese, ha raccontato al Papa quello che noi e nessun altro hanno compreso dalle maglie strette, abbottonatissime, del semi masterplan dello studio Alvis Kirimoto?
DON ANTONELLO GIANNOTTI, COSTRUTTORE DI BUSINESS
Lo chiediamo perché domani, sabato 26 aprile, torneremo su un argomento delicato. Lo faremo perché uno strano figuro ci ha inviato un audio-messaggio attraverso Facebook in cui sostanzialmente ci ha minacciati intimandoci, di fatto, a non occuparci più della famiglia Nunziante, quella dei costruttori di Puccianiello implicati nell’ordinanza che ha portato all’arresto dell’ex assessore ai lavori pubblici Massimiliano Marzo, dei dirigenti dell’ufficio tecnico della ripartizione urbanistica Franco Biondi e Giovanni Natale e anche di Raffaele Nunziante. Vi possiamo anche anticipare il titolo che utilizziamo come chiusa dell’articolo odierno: “Don Antonello Giannotti, non costruttore di pace come diceva Papa Francesco ma, con rispetto parlando e subendo forse, ma non sicuramente, una sorta di eterogenesi dei fini cogliendo difatti obiettivi che non sarebbero nelle sue intenzioni, ma “Don Antonello costruttore di business”
