CASERTA. I dubbi (oggettivi) sulla carriera e i titoli della comandante dei vigili urbani Maria Spissu. Alcune domande anche ai tre maggiori D’Alessio, Barbato e De Crescenzo e ad un Assistente

9 Maggio 2025 - 17:12

QUARTA ED ULTIMA PUNTATA della nostra inchiesta sulle tante situazioni che non tornano nel corpo della polizia municipale del capoluogo. Il curriculum ufficiale della comandante non contiene requisiti fondamentali per la sua promozione a tenente colonnello. Nel caso dei maggiori e dell’assistente, il curriculum non si trova proprio ed è obbligatorio. E così il corpo della polizia municipale, che ha otto unità in servizio per le strade, e 45 collocate negli uffici, continua a far discutere

clicca e leggi la puntata uno dell’inchiesta, poi la seconda

style="background-color:rgba(0, 0, 0, 0)" class="has-inline-color has-vivid-red-color">e la terza puntata

CASERTA (g.g.) – La quarta ed ultima puntata del nostro breve viaggio nella polizia municipale di Caserta si occupa di un argomento molto delicato.

In Italia si tende ad essere troppo superficiali sulla questione dei gradi dei vigili urbani. Probabilmente, ciò è dovuto ad un riflesso antico che tende un po’ a sottovalutare questo lavoro che, non essendo connotato da un’identità e una struttura totalmente militari, si pensa che possa essere preso un po’ alla leggera, anche perché le assunzioni, le carriere vengono, purtroppo, determinate il più delle volte dalla politica.

E invece ci si sbaglia. Perché occorrerebbe ragionare in maniera molto rigorosa nel momento in cui si affronta il tema della struttura delle carriere all’interno della polizia municipale.

Ovviamente, e dove altro sennò, a Caserta si verificano fatti che trasparentissimi non appaiono. Attenzione, abbiamo detto non appaiono, che non significa che non sono trasparenti.

Il processo tra quello che è verosimile e quello che è vero viaggia sempre, almeno quando si muove CasertaCe, sugli elementi concreti, documentali prelevati all’interno delle norme in vigore nel nostro ordinamento.

E al riguardo qualche domanda riteniamo di doverla porre all’attuale comandante della polizia municipale Maria Spissu Mele, vedova del defunto ex comandante Francesco Delvino, il quale certo non fu una guida silenziosa, al contrario molto visibile e spesso sotto ai riflettori, ai tempi delle amministrazioni dell’ugualmente defunto Luigi Falco.

IL CASO DELLA COMANDANTE SPISSU

Partiamo dalla norma: allegato B all’interno delle Norme in materia di polizia amministrativa regionale e locale e politiche di sicurezza, in vigore dal 13 giugno 2003 e integrato nel febbraio 2015.

Per il conseguimento delle denominazioni e dei distintivi, nell’allegato B si specifica, tra le altre cose, la figura di tenente colonnello e come diventarlo: “distintivo e denominazione che si conseguono dopo 10 anni di anzianità da maggiore e la frequenza di un corso professionale di alta formazione organizzata dalla Scuola di Polizia locale e/o corsi universitari di alta formazione scientifica e/o professionale, in discipline attinenti alla Polizia locale“.

Formuliamo una domanda innocente alla comandante Spissu: lei ha svolto la funzione di maggiore della polizia municipale, qui o in qualche altro punto dell’Italia, per almeno dieci anni? Oltre a ciò, lei, comandante Spissu, ha frequentato i corsi di alta formazione della Scuola di Polizia locale o corsi universitari, sempre di Alta Formazione, conseguendo un formale attestato al termine degli stessi?

Basta rispondere. Se è così, se lei ha avuto i gradi di maggiore per almeno dieci anni e ha frequentato con profitto gli specifici corsi appena citati, applausi a scena aperta e la prenda come una normale attività giornalistica di controllo e, avendo dimostrato a noi e ai casertani di avere questi requisiti, che le farebbe guadagnare tanti punti in termini di prestigio professionale.

A proposito, siccome parliamo di una Categoria D o ex Categoria D, ma si tratta della stessa cosa, ci risulta, a meno che a Caserta abbiano tolto questo requisito fondamentale, che per essere una categoria D occorra una laurea. Un fatto che consideriamo scontato. Sarebbe utile capire anche, così, solo per un fatto formale, se lei è laureata e quando si è laureata.

Però, deve rispondere. Perché se non risponde andrebbe a rafforzare, approssimandolo alla verità, quell’elemento di verosimiglianza sul fatto che nella sua carriera si è persa qualche passaggio decisivo, una delle condicio sine qua non per conquistare il grado di tenente colonnello che oggi la contraddistingue e che la mette al vertice della polizia locale di Caserta.

Tra le altre cose, questo elemento di verosimiglianza non ce lo siamo inventati noi, ma lo ricaviamo dal suo curriculum, in cui vogliamo sperare che lei si sia dimenticata di segnalare di aver ricoperto il grado di maggiore da almeno 10 anni, di aver svolto i corsi di cui sopra e di aver conseguito una laurea.

Siccome se ne parla molto, noi veramente speriamo di poter ospitare una sua nota di replica che sia, però, una nota che espliciti le risposte alle domande da noi formulate.

I SUOI TRE VICE

Secondo punto: parliamo in questo caso del grado di maggiore, considerato però come fine e non come strumento di progressione, come appena fatto nel caso della comandante Spissu.

Al comando della polizia municipale di Caserta ci sono tre nuovi maggiori: il maggiore Massimo D’Alessio, vicecomandante; Michele De Crescenzo, vicecomandante; Lucio Barbato, anch’esso vicecomandante.

Dal punto di vista personale, nulla da dire, dal punto di vista personale sono ottimi ufficiali della polizia municipale, fino a prova contraria. Ma il discorso è un altro e noi ci entriamo ben poco.

C’entra, invece, anche in questo caso una norma vigente nell’ordinamento regionale e dunque anche nell’ordinamento nazionale.

E qui torniamo di nuovo all’allegato B delle citate norme in materia di polizia amministrativa regionale e locale. Arrivano informazioni univoche sulle progressioni di carriera dei ranghi degli ufficiali Categoria D. Partiamo dal sottotenente: denominazione e distintivo di accesso. Sei una Categoria D e dunque entri per concorso.

Attenzione, il regolamento non crea una connessione sull’anzianità di servizio. E questo potrebbe essere anche logico, essendo il sottotenente il primo grado di ufficiale e non essendoci automatismo nel passaggio del grado più alto dei sottoufficiali, ossia luogotenente, al primo di ufficiale, si può ritenere che un sottotenente debba essere laureato, in quanto la Categoria D questo prescrive, e debba aver vinto un concorso.

Il discorso cambia quando si procede nella gerarchia dei gradi. L’allegato B stabilisce che per diventare tenente della polizia municipale, categoria D, occorrano “8 anni di anzianità da sottotenente e la frequenza di n. 2 corsi professionali, organizzati dalla Scuola regionale di Polizia locale e/o corsi universitari di alta formazione scientifica e/o professionale, in discipline attinenti alla Polizia locale“.

Passiamo poi al grado di capitano: “distintivo e denominazione che si conseguono dopo 8 anni di anzianità da tenente e la frequenza di n. 2 corsi professionali organizzati dalla Scuola regionale di Polizia locale e/o corsi universitari di alta formazione scientifica e/o professionale, in discipline attinenti alla Polizia locale“, fermo restando, e la norma non lo deve neanche sottolineare, poiché si tratta di statuizione nazionale indiscutibile, che coloro i quali assumano nella pubblica amministrazione un rango di Categoria D o ex Cat.D, debbano essere laureati.

Il successivo grado è quello di maggiore e non ci sarebbe nessun motivo per modificare un sistema di accesso allo stesso, di accesso al distintivo con torre e stella, diverso da quello che connota i gradi di tenente e di capitano.

Per cui, in questo caso, il grado più alto prevede non otto anni, bensì dieci, come previsto dal grado di tenente colonnello.

Con 10 anni di anzianità nella denominazione di capitano, con il possesso del titolo di studio previsto per l’accesso alla categoria giuridica D3 e con la frequenza di due corsi professionali di alta formazione organizzati dalla Scuola di Polizia locale e/o corsi universitari di alta formazione scientifica e/o professionale, in discipline attinenti alla Polizia locale, si possono conseguire distintivo e denominazione di maggiore. Per la progressione in tale grado è fatto obbligo ai regolamenti degli enti la definizione dei limiti percentuali da calcolarsi sulla consistenza dell’organico effettivo in categoria “D”

E anche qui, come successo per la comandante Spissu, formuliamo ai valenti ufficiali Barbato, D’Alessio e De Crescenzo delle domandine facili facili. Avete ognuno di voi almeno dieci anni di servizio con il grado di capitano? Avete frequentato i corsi professionali di alta formazione della Scuola di polizia locale o universitari? La terza domanda è quella più stupida e noi certe volte siamo stupidi e formuliamo anche domande inutili, visto che non vogliamo mai pensare che tutti o qualcuno di voi tre non fosse laureato al tempo della promozione da capitani a maggiori. Però, la buttiamo lì, giusto per ingannare un po’ il tempo: eravate laureati quando la comandante Spissu ha firmato la determina con cui vi ha conferito i gradi di maggiore, ovvero venerdì 31 gennaio 2025?

E IL GIOVANE ASSISTENTE

Terzo punto. Siccome noi siamo per la par condicio, democratici, noi ci occupiamo anche dei ranghi di base. Nello specifico di Assistente, che è il secondo grado subito dopo quello di Agente di Polizia Municipale.

In questo caso, il valente vigile urbano si chiama Stefano Semplice. Noi non ci entriamo nulla neppure questa volta. La colpa è sempre della legge. Torniamo ancora nell’allegato B nel regolamento già affrontato nei primi due casi.

Assistente: denominazione e distintivo che si conseguono dopo 7 anni di anzianità da agente e la frequenza di n. 2 corsi professionali organizzati dalla Scuola regionale di Polizia locale e/o da agenzia formativa accreditata in discipline attinenti alla polizia locale.

Noi siamo sicuri che abbia tutti i requisiti per occupare questa categoria C, ma siccome non siamo riusciti a trovare il suo curriculum, e questa non è una cosa bella perché, quando si accede alla pubblica amministrazione, questi vanno messi a disposizione del cittadino, formuliamo a Semplice le stesse domande: per diventare assistente, occorre un’anzianità di sette anni. Stefano Semplice, che ci risulta abbia svolto servizio a Capriate San Gervasio, in provincia di Bergamo, aveva accumulato questi sette anni quando la comandante Spissu, sempre nel suo atto del 31 gennaio 2025, lo ha promosso da agente ad assistente? Stessa domanda vale per i due corsi professionali previsti.

In questo articolo abbiamo spiegato perché ci siamo occupati di queste cinque posizioni. Non è che ci siamo svegliati una mattina per prendercela con persone che non conosciamo e di cui non ci permettiamo di contestare la valenza personale.

Il fatto è che la comandante Spissu ha un curriculum pieno di buche. Stesso discorso, saranno dimenticanze ma è sempre bene stabilirlo con precisione, riguarda i tre maggiori, D’Alessio, Barbato e De Crescenzo, e, come appena scritto, per l’assistente Semplice.

Con questo articolo si chiude la nostra mini inchiesta sulla polizia municipale di Caserta, che ancora oggi ha 8 unità in strada e 45 a vario titolo in servizio.

Ciò non vuol dire che non ci occuperemo ancora della materia, ma lo faremo con articoli singoli, non formulati con la struttura dell’inchiesta giornalistica.

Intanto, aspettiamo una decina di giorni per ricevere da loro, costruttivamente e in pace, i chiarimenti chiesti alla comandante Spissu, ai tre maggiori, D’Alessio, Barbato e De Crescenzo, e all’assistente Semplice