CASERTA. ISTITUTO BUONARROTI. Il caso dei soldi del Pon. Gli ispettori della provveditrice Matano devono rispondere a TRE quesiti precisi

5 Ottobre 2022 - 12:45

E soprattutto occorre che da parte delle autorità scolastiche si agisca con autentico spirito di terzietà e senza farsi condizionare da conoscenze, relazioni. D’altronde, se l’Italia fosse una cosa seria, al geometra gli ispettori sarebbero arrivato da Roma, dal Ministero, per i motivi che andrete a leggere

CASERTA (gianluigi guarino) – L’iniziativa assunta dalla dirigente scolastica provinciale, la sammaritana Monica Matano, di inviare suoi ispettori presso l’istituto superiore Michelangelo Buonarroti, in conseguenza, riteniamo, dei nostri due articoli pubblicati a cavallo dei mesi di giugno e luglio scorsi, rappresenta sicuramente un fatto positivo.

E’ doveroso, infatti, che l’amministrazione scolastica provi a capire se le recriminazioni dimostrate con veemenza da circa 30

dipendenti, docenti e non, della mancata corresponsione dei pagamenti dei progetti extracurriculari da parte della dirigente amministrativa Antonella Grasso abbiano il supporto di una legittimità, di una fondatezza, oseremmo dire, di un’equità rispetto alle norme vigenti, facendo a quel punto focalizzare l’attenzione degli ispettori inviati da quello che un tempo si chiamava provveditore agli studi, sui motivi, stando così le cose, risulterebbero incomprensibili per cui la dirigente Grasso non ha erogato i soldi che il gruppo dei 30 rivendica.

La vicenda non ve la sintetizziamo, perché è tanto seria da meritare di essere riproposta in tutte le sue articolazioni, rinnovando la pubblicazione integrale del nostro articolo comparso in rete lo scorso 7 luglio e il cui testo riportiamo in calce a queste breve note di presentazione.

Ma su quali elementi gli ispettori della dirigente provinciale Matano hanno focalizzato la loro attenzione, durante il loro lavoro che comunque risale a qualche settimana fa? Come leggerete nel pezzo in calce, la questione riguarda l’utilizzo dei cosiddetti fondi Pon ed è proprio questo il motivo per cui abbiamo deciso di occuparcene già dall’estate, visto che i Pon e il modo scandaloso con cui questi soldi sono spesi dalla maggior parte delle scuole casertane rappresenta una nostra battaglia durata anni e che non è riuscita neppure ad indurre gli istituti scolastici di ogni ordine e grado a pubblicare, ovviamente rispettando i requisiti di contenuto previsti dalla legge, i propri bilanci.

Per cui, se siete capaci voi di farlo, cari lettori, visto che noi non lo siamo e dunque non abbiamo mai capito su quanti fondi erogati dal governo abbiano potuto contare le scuole della provincia, in modo da poter verificare se questi progetti integrativi dell’offerta formativa, il più delle volte sviluppati nelle ore pomeridiane, siano stati effettivamente realizzati o se invece, come riteniamo, si siano risolti in rappresentazioni formali in cui magari veniva garantita una presenza fisica e basta, mentre il resoconto degli obiettivi raggiunti, seppur redatto e presentato, è appartenuto – ripetiamo, il più delle volte – ad una fantasiosa e non reale di come, quando e perché quel dato progetto Pon fosse stato realizzato.

Qualcuno potrebbe dirci: e questo è un reato penale!

Applausi al dicitore, certo che è un reato penale, esattamente come quelli che a migliaia il tessuto incivile che alligna e succhia spesa pubblica e debito pubblico nei grandi aggregati della P.A. casertana.

Questo non significa assolutamente che le offerte formativa e formativo-integrativa dei Pon erogate dal Buonarroti non abbiano riscontrato in maniera ineccepibile le prescrizioni di legge.

Significa, però, che quello che è successo al Buonarroti, perché questo è il caso specifico di cui ci occupiamo, sapendo bene che il malcostume è ampiamente e capillarmente diffuso nella magna pars delle scuole casertane, merita di essere accuratamente ispezionato e valutato.

Per cui ci auguriamo, gli ispettori, tra cui è emerso il nome di Annamaria Di Nocera, non siano casertani.

Ma non per qualche particolare motivo, non per essere malfidati ad ogni costo, ma solo perché ispettori che vengono da altre province o, meglio ancora, altre regioni, e che abbiano anche un’interlocuzione diretta anche con gli uffici di viale Trastevere, ovvero con gli uffici del ministero della Pubblica Istruzione, cioè quelli preposti al controllo sui Pon, possono reputarsi più al riparo da suggestioni e condizionamenti ambientali che, loro malgrado, potrebbero intervenire, potrebbero esserci nel caso in cui la particolare e delicatissima funzione ispettiva fosse sviluppata da persone residenti in questo territorio come esattamente in questo territorio sono residenti i protagonisti della vicenda del Buonarroti, a partire da Vittoria De Lucia, dirigente scolastica del Buonarroti, proseguendo con la dirigente amministrativa, la già citata Antonella Grasso, fino ad arrivare al personale soprattutto docente, che protesta perché ritiene perché fosse un proprio diritto ricevere i soldi relativi ai progetti Pon dell’anno scorso e che invece la dirigente Grasso tiene ancora congelati.

Non perché sia una sadica, ma perché ritiene che apporre la sua firma su atti estremamente delicati rappresenti prima di tutto per lei un rischio materiale e poi rappresenti il rischio morale di doversi confrontare con una coscienza che ci rendiamo conto come a Caserta sia una razza in via di estinzione, ma che questa persona ancora possiede, una persona che ritiene che nell’esercizio delle sue potestà, deve dichiarare il 100% della verità documentale e non l’80 o il 70% della stessa.

In conclusione, attendiamo dalla ottima dirigente scolastica provinciale Matano e dai suoi ispettori risposte precise su questi determinati punti da cui elaborammo delle domande precise nella pubblicazione del sette luglio – che trovate qui sotto – e che in questo articolo, in questa pubblicazione di oggi, mercoledì 5 ottobre, riproponiamo anche ora, per rendere la consultazione più semplice a chi non il tempo di leggere l’intero articolo.

L’ispettore della provveditrice Matano devono rispondere e devono chiarire, a seguito della loro ispezione i cui contenuti ci piacerebbe leggere dettagliatamente, se al Buonarroti non si siano registrati degli errori (per il momento continuiamo a chiamarli così) rispetto all’applicazione completa e integrale delle Linee Guida, che costituiscono l’unico punto di riferimento a cui attenersi per dare regolarità alle procedure e per liberare i pagamenti dei vari apporti e delle varie collaborazioni che agiscono in ognuno dei progetti Pon.

L’ispettore della provveditrice Matano devono rispondere e devono chiarire alla fine del loro lavoro se al Buonarroti sia stata rispettata o meno la scala tassativa della corresponsione di questi pagamenti così come le linee guida dispongono, partendo dalla priorità  dei fornitori esterni di beni e servizi, passando subito dopo, come secondo numero della scala, ai collaboratori esterni,  fino ad arrivare agli apporti interni, erogati alla scuola nell’ambito delle attività extracurriculari.

Terza risposta che non tanto noi come entità professionale, ma noi CasertaCE chiediamo quale struttura in cui si studia sul serio, notte e giorno su leggi, su variegate giurisprudenze e sulla pletora di varie fonti del diritto.

L’ispettore della provveditrice Matano devono rispondere e devono chiarire se si sia registrata al Buonarroti in passato l’erogazione, magari sempre per errore, per carità e fino a prova contraria, diciamo negli anni precedenti al 2019, questi pagamenti prima ancora della formalizzazione e registrazione delle rendicontazioni, diciamo ancora così, in maniera disordinata, costringendo in questo modo la dirigente amministrativa Grasso a nuotare e a rischiare di annegare in un mare di carte relative a tutto questo pregresso, in un ufficio che mano mano – chissà perchè – si è andato depauperando di risorse umane, rendendo in questo modo l’attività di controllo molto ma molto più difficile.

Conosciamo la professionalità della dottoressa Matano a cui, siamo sicuri, è stata ben spiegata la cifra di intransigenza e di rigore che questa giornale ha, prima di tutto rispetto alle procedure non legali e non legittime, ma anche rispetto a quelle gestite in maniera relativistica e con l’idea che i quattrini che lo Stato eroga per finanziare certe attività, come quelle dei Pon, possano essere utilizzati in maniera leggera, rimuovendo dalla testa un’idea che quei quattrini sono frutto del lavoro dei cittadini che pagano le tasse e che soprattutto in questo periodo in cui l’Italia soffre una delle crisi economiche della sua storia vanno rispettati senza se, senza ma e senza scorciatoie.

IL NOSTRO ARTICOLO DEL 7 LUGLIO SCORSO

CASERTA – (Gianluigi Guarino) Di solito, questo giornale, nel corpo degli articoli che espongono tesi in grado  di urtare l’umore, la suscettibilità di persone che ricoprono cariche più o meno importanti nella Pubblica Amministrazione, in nome è per conto  dello Stato e della Repubblica italiana, invita ed auspica che questi target,  chiamati in ballo e giornalisticamente sindacati per il modo con cui sviluppano la loro funzione, quella di servitori dello Stato e, dunque, dei cittadini, ci facciano giungere il loro pensiero, le loro repliche, se ritengono, anche dure, anche aspre, anche spigolose, purchè dense della consapevolezza che una persona che diventa anche funzione della Repubblica  ha il dovere di dar conto su come lavora e su quello che produce.

Più di questo, di solito, non facciamo. Difficilmente, infatti, inseguiamo la parte in causa o le parti in causa di un nostro articolo e non perché siamo presuntuosi, non perchè ce la tiriamo, non perché riteniamo che, siccome una cosa la scriviamo noi, questa sia indiscutibilmente vera ed equamente trattata, ma perchè, dietro ad ogni articolo di CasertaCe, si struttura  un lavoro duro, estenuante, orgoglioso e puntigliosissimo di documentazione, di studio, di verifica delle fonti, che non lasciano in noi scrupoli di coscienza.

Ci sono, però, dei casi che fanno eccezione. Ad esempio nei giorni scorsi, abbiamo letto con molta attenzione e con la solita  dedizione al rispetto del primato cognitivo della ragione, tre lettere, inviateci da alcuni dipendenti – docenti, ma anche da qualche componente del personale non docente –  dell‘Istituto Tecnico per Geometri Michelangelo Buonarroti di Caserta. Da quelle tre lettere, che rappresentano altrettanti documenti formali, inoltrati agli organismi di potestà, abbiamo deciso di ricavare un articolo.

Ciò perché trenta firme autografe, tante erano quelle dei sottoscrittori dei documenti sono pur sempre trenta firme e dunque  non è necessario profondere uno sforzo particolare, speciale e specifico per controllare la veridicità delle notizie, l’autenticità e la fondatezza delle tesi esposte, non da una, non da due, bensì, ripetiamo, de trenta persone. E ciò è giusto, è professionalmente ineccepibile anche quando si tratta di tesi indirizzate ad personam, contro un bersaglio unico, quello del direttore amministrativo, in pratica la massima carica della burocrazia interna del Buonarroti, la dottoressa Antonella Grasso.

Trenta persone, tra docenti e non docenti, che danno addosso all’unisono  alla dirigente del settore amministrativo, (clikka e leggi) rappresentano una notizia di per sé, cioè una notizia che basta a se stessa. Ciò non vuol dire che siccome questi tre documenti li hanno firmati in trenta posseggono una certificazione di veridicità, una patente di consistenti e finanche , lapalissiane ragioni.

Ecco perché, a differenza di quello che noi facciamo quando trattiamo denunce presentate da un numero più modesto di soggetti, anche quando questi sono funzionari pubblici, stavolta ci siamo mossi di conseguenza, pubblicando le ragioni dei trenta, senza star lì a questionare, con un profondo lavoro di verifica a monte, sulle ragioni esposte, le quali,  per i motivi appena illustrati  stabiliscono una ritmica temporale diversa  all’ attività di analisi delle tesi,  all’accertamento della verità attraverso il naturale strumento del contraddittorio, ma dando centralità nel discrimine giornalistico al fenomeno che vede un pezzo di questa scuola rivoltarsi contro  un’ importante elemento della sua struttura di comando.

Di fronte ad una scelta così conformata,  non basta applicare il contrappeso rituale dell’invito a chi viene toccato e colpito da un articolo del genere a farsi avanti volontariamente per dire la sua. Trenta contro uno sono una notizia, ma trenta contro uno creano anche, un’empatia a prescindere per l’uomo o per la donna sottoposti ad un bombardamento cosi massiccio.

E allora, ci siamo messi di buzzo buono e l’abbiamo cercata noi  questa dirigente che in pratica nelle tre lettere, nei tre documenti inviateci, viene dipinta come, poco più o poco meno, una insana di mente.

Dopo qualche giorno dall’inizio della nostra ricerca, siamo riusciti ad incontrarla. In verità, ha resistito. Alla fine ha accettato a condizione però  che quell’incontro  fosse finalizzato a una spiegazione tecnico-amministrativa al netto delle polemiche sollevate dai trenta, rispetto alle quali la Grasso ha opposto un categorico  no comment” . I dirigenti dello Stato fanno interviste solo se sono autorizzati dai loro superiori.  Io non sono autorizzata, ma anche se lo fossi, non l’avrei rilasciata lo stesso perchè non è nella mia indole.

La breve, concisa, sintetica chiacchierata tra il sottoscritto ed Antonella Grasso è stata però sufficiente per valutare la persona che ci era seduta di fronte come seria, anzi molto seria, forse troppo seria per gli standard casertani, ma soprattutto molto preparata, come raramente ci era capitato di ravvisare in tanti altri operatori amministrativi, impiegati nelle scuole, che pur  abbiamo incrociato  nel corso della nostra vita professionale.

Detto questo, e senza entrare in dettagli troppo tecnici che eventualmente, se sarà necessario, tratteremo in un prossimo articolo, va sottolineato che le attività extracurriculari al centro delle rivendicazioni dei trenta di cui sopra, appartengono ad un’area di contenuto non estranea alla storia delle battaglie condotte da questo giornale. Si chiama Pon che sta per programma operativo nazionale, i cui progetti  vengono  toccati dalla grazia di una elargizione massiccia di  tanti ma proprio tanti quattrini per le attività scolastiche che integrano, durante le ore successive a quelle canonicamente dedicate alle materi curriculari, la formazione degli studenti, aprendoli alla conoscenza, alle esperienze legate ad una relazione il più possibile accorciata tra quello che la scuola è come agenzia della formazione dei futuri cittadini e della futura classe dirigente, con il “mondo di fuori”, quello reale, quello che attende al varco  i ragazzi quando avranno completato i loro studi. Per non allungare ulteriormente questo articolo e per farvi capire, a questo punto con maggiore dettaglio,  quali siano le ragioni, a nostro avviso tutt’altro che infondate, che hanno indotto Antonella Grasso ad imprimere una frenata all’erogazione materiale di quello che anche  lei considera, senza se e senza ma, delle spettanze, dei diritti di chi le rivendica, ma che considera anche soldi, risorse, danaro, che appartiene  alla migliore Italia, quella che lavora e che pagando le tasse, e che tasse, fornisce allo Stato quelle risorse che questo impiega anche nei Pon.

In sintesi la Grasso desidera corrispondere questi soldi al più presto possibile, dipendesse solo da lei anche domani mattina, ma, allo stesso tempo, questo obiettivo va posto in armonia con il rispetto letterale delle leggi e delle disposizioni ministeriali, che se sono certificate dal timbro della Repubblica Italiana ci sarà anche un perché. 

Anni fa abbiamo polemizzato non poco con alcuni istituti superiori casertani per la scarsa trasparenza della rendicontazione relativa  all’utilizzo dei fondi Pon. Ora, non è che esista un diritto consuetudinario, non scritto e che dunque si presta a diversi registri interpretativi e dunque anche ad una diversa esplicazione dei suoi effetti. Qui stiamo parlando di soldi erogati direttamente dal governo, precisamente su impulso del Ministro della Pubblica Istruzione in base a quella che dovrebbe essere una rigida applicazione delle Linee Guida su cui domani sicuramente torneremo perchè le vogliamo pubblicare integralmente.

Chiamiamo in causa a questo punto le due autorità più importanti, rispettivamente  del sistema scolastico casertano e dell’Istituto tecnico per geometri Michelangelo Buonarroti: Monica Matano, dirigente scolastica provinciale in pratica quella che una volta avrebbero definito provveditore agli Studi e Vittoria De Lucia, dirigente scolastica del Buonarroti. La dottoressa Matano è la figlia di un valente e stimato professionista di Santa Maria Capua Vetere, e sorella del notaio che, come capita in una certa Italia chiusa e iper corporativa, si è trovato “bello bello”  tutto  il lavoro, tutto l’avviamento dello studio paterno, come capita in pratica sempre per tutte le genie dei notai, dei farmacisti, e delle professioni affini. In poche parole, Monica Matano dovrebbe, per una sorta di deformazione familiare, essere  una puntigliosa custode della letteralità, del rigore assoluto, e non flessibilizzabile, non modellabile come le plastiline della DAS, negli atti dell’applicazione delle leggi, delle norme in queste contenute e di tutte le altre fonti del diritto, fino ad arrivare a quelle di conformazione, di struttura  amministrativa, come possono essere un Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri o di un ministero o come può essere un regolamento ministeriale che espone le linee guida, che se si chiamano guida, non è che tu puoi portare l’auto dove ti pare.

Prima domanda: siamo proprio sicuri che negli anni al Buonarroti non si siano registrati degli errori, chiamiamoli così per il momento, nell’applicazione di queste Linee Guida per quel che riguarda il pagamento a corrispettivo dei vari apporti e delle varie collaborazioni che agiscono in ognuno dei progetti Pon?

Seconda domanda: siamo proprio sicuri che sia stata rispettata la scala, l’ordine tassativo, (ci siamo intesi dottoressa Matano e dottoressa De Lucia?) , tas-sa- ti- vo , della corresponsione di questi pagamenti così come le linee guida dispongono, or-di- na -no partendo dalla priorità  dei fornitori esterni di beni e servizi, passando subito dopo, come secondo numero della scala, ai collaboratori esterni,  fino ad arrivare agli apporti interni, erogati alla scuola nell’ambito delle attività extracurriculari, finanziate dai Pon, del personale docente e poi  infine il personale non docente, ultime categorie ad essere pagate?

Terza domanda o seconda domanda “comma1”: non è che certi soldi sono stati dati, diciamo per errore, diciamo per sbaglio negli anni scorsi, diciamo ante 2019, prima delle rendicontazioni e in maniera disordinata, costringendo la dirigente amministrativa Antonella Grasso a nuotare in un mare di carte, di documenti, per di più in un ufficio che mano mano si andava depauperando di risorse umane, rendendo in questo modo tutta l’attività di controllo e di riordino più difficile e più lunga?

Noi, per stamattina ci fermiamo qui e non vogliamo neppure sfiorare l’argomento dei 5 giorni di sospensione senza stipendio comminati, così come abbiamo appreso da una delle lettere dei trenta, qualche tempo fa alla Grasso per volere della dirigente scolastica Vittoria De Lucia. Da domani, come già anticipato in un’altra parte di questo articolo, pubblicheremo il documento integrale delle Linee Guida dei Pon-Scuola. Utilizzeremo un nostro spazio, di solito dedicato alla pubblicità, per rendere più fruibile ai nostri lettori, la consultazione delle Linee Guida dei Pon.

E voi, lì a Santa Maria Capua Vetere,  lo sapete bene, dottoressa Matano, a quale livello di controllo, a quale livello di indagine può arrivare questo giornale quando davanti all’evidenza della sostenibile leggerezza della gestione della pubblica amministrazione viene accompagnata anche dall’indifferenza o addirittura da levate di scudi degne di miglior causa.

Speriamo che da domani le linee guida dei Pon diventino, ci siamo capiti dottoressa Matano, (noi abbiamo amici comuni che io stimo non poco e che magari le potranno ancora meglio descrivere che soggetto sono), come le tavole dei dieci comandamenti.