CASERTA. Marino promuove la città alla Borsa del turismo. Ma è grazie a lui che Vaccheria, S. Leucio e Casertavecchia sono nell’assoluto degrado

15 Febbraio 2024 - 19:01

Se non fosse per la Reggia…

CASERTA (pm) – prima parte – Ad inizio mese, il sindaco Carlo Marino ha partecipato all’annuale B.I.T., la  Borsa Internazionale del Turismo di Milano. La manifestazione, nata nel 1980, è tesa a radunare tour operator, agenti di viaggio, imprese  di promozione turistica, al fine di far conoscere e lanciare le loro proposte di soggiorno in Italia ed all’estero.

Il primo cittadino è intervenuto nella sua doppia veste di presidente dell’ANCI Campania (l’Associazione Nazionale Comuni d’Italia) e di rappresentante della città capoluogo.

Nella prima qualità, con il presidente della Regione, Vincenzo De Luca, nel corso di una conferenza stampa ha illustrato  la realtà e le potenzialità turistiche della Campania.

Nella seconda, ha presentato Caserta come allettante meta di visite culturali e di piacere. Almeno  nella sua ottica.

In effetti, cosa esattamente abbia sostenuto non si riesce a capire più di tanto. Le cronache della giornata, più che ai fatti, hanno dato molto più spazio al trionfalismo  delle dichiarazioni di Marino. Il quale, avendo già di per sé, diciamo così, una propensione all’enfasi in ogni sua esternazione politica, in quella cornice particolarmente favorevole ai toni accentuati se ne deve essere sentito invogliatissimo.

Da quello che si è compreso, il sindaco ha speso senza meno, a lode della città ed ovviamente, la fama della Reggia vanvitelliana. Tuttavia, non pare che abbia precisato che il monumento non c’entra niente e fortunatamente con l’amministrazione comunale.  Che anzi, mentre l’ente museale, di natura statale e ad autonomia speciale, ha fatto registrare progressi considerevoli negli ultimi anni nella manutenzione e nel risanamento, il comune ha brillato per la sua grave negligenza nella tutela degli altri rilevanti beni borbonici cittadini che malauguratamente ha in cura (si fa per dire) diretta. A cominciare dalla piazza Carlo

di Borbone. Dopo anni di abbandono, è tornata ad un minimo di decenza solo grazie all’opera di un mecenate privato. Per il resto, il disastro perdurante. Con una pletora di assessorati dalle competenze incrociate, funzionali più alle poltrone che all’efficienza, il luogo è in balia di chiunque. Macchine che parcheggiano e passano abusivamente.  Persone e comitive che ne usano come vogliono, per stendersi, ritrovarsi, bere e mangiare assieme, suonare ed ascoltare musica, pedalare in gruppo. La ragione è che la città, mancando con grave colpevolezza di un autentico parco pubblico, si riversa ai campetti.   Non essendoci chi glielo vieti in quanto luogo monumentale, moltissimi ormai credono di avere un diritto all’uso ed all’abuso su di essi. E passi per i bambini fatti sgambettare sull’erba.  Ma siamo ai padroni di cani che, nel proprio oltranzismo, li considerano ormai il loro sguinzagliatoio.

Immagini di repertorio di palazzo Castropignano e di palazzo Monti a piazza Vanvitelli. I primi di una lunga serie di edifici storici abbattuti per quella speculazione edilizia tuttora fiorente nel centro urbano
Del palo storto che regge la nuova targa di piazza Carlo di Borbone abbiamo detto la prima volta nell’aprile dell’anno scorso. Oggi è ancora pericolosamente così…Un anno non è bastato agli uffici comunali a guida Marino a raddrizzarlo

Sulla valenza del centro storico ed urbano del capoluogo, non immaginiamo che cosa Marino abbia mai potuto dire, visto che parliamo di una città già diffusamente considerata  del tutto anonima. E senza necessariamente riandare alla volta che l’attore Ewan Mc Gregor, protagonista del colossal “Angeli e demoni” e qui per alcune riprese cineatografiche, ne ebbe a dire: “Caserta? Il più grande shit hole (letteralmente cesso, letamaio…) che ho mai visto in vita mia”. Per amor di verità, sempre il sindaco, avrebbe dovuto ricordare che da 50 anni ed oltre si sono venuti abbattendo i palazzi più antichi e più belli, nel segno della più smoderata speculazione edilizia. Che lui stesso, nel solco della medesima incultura del territorio, sta facendo abbattere le ultime testimonianze dell’edilizia tipica casertana. E che, quindi, della città, spolpata  fino all’osso assieme ai costruttori, non resta nulla degno di nota da vedere.

Per le località borboniche di San Leucio e della Vaccheria, come per la medioevale Casertavecchia, disgraziatamente nelle mani comunali, siamo al degrado assoluto. Per non allungare il brodo, basterà dire che San Leucio è nell’incuria più assoluta. Finanche, ed incredibilmente, gli affreschi del bagno di Maria Carolina al Belvedere sono in rovina per l’umidità. Dei lavori  di ristrutturazione anomali in corso presso uno degli alloggi del quartiere storico degli operai serici si è dovuto persino accorgere un’associazione culturale cittadina. Il territorio che definisce il borgo sanleuciano e la stessa località della Vaccheria è caratterizzato da uno scempio assoluto. Il pregevole Casino vecchio è diruto. Nei terreni circostanti si è costruito in piena anarchia. Senza rispetto dei luoghi storici, catapecchie convivono con villette pretenziose e capannoni. Come dicemmo a suo tempo, si è consentito bellamente l’abbattimento di un antico muro lungo quella strada sannitica, per realizzare uno spiazzo il cui ingresso ricorda ora un ranch americano. Con quanta coerenza con l’identità del contesto e con il piano paesistico non si sa e non si vuole sapere.

Gli sconclusionati lavori a San Leucio

Se tutto questo è e se non dovevano esserci giornalisti a ricordarlo, sicuramente si sarà finito a parlare di mozzarella e pizza. Ma anche per quest’ultima, Marino la conta a modo suo. Dice all’affermato pizzaiolo Ciccio Vitiello, in procinto di trasferire la sua attività lamentando l’insicurezza per i propri clienti,  che ha le traveggole e che Caserta non conosce quasi delinquenza. I casertani sanno se è così.

Sorprende che Marino, navigato com’è, non capisca che sminuire, distorcere la realtà vera, sia pure per campanilismo o per interesse politico, può essere utile fino ad un certo punto, poi si scade nell’imbonimento.

Il fatiscente Casino vecchio e le condizioni pietose della sua strada