CASERTA, la nota. I tre nuovi terminal bus, una selta inutile e cervellotica. Ha vinto ancora una volta il partito della spesa e dello spreco

26 Maggio 2018 - 18:46

CASERTA (Pasman) – Chi ha fatto il soldato di leva ricorderà la facezia che si ridiceva tra le reclute, secondo la quale in ogni caserma ci fosse un fantomatico ufficio U.C.A.S., che stava per ufficio complicazioni affari semplici, per ridere del fatto che nell’ambiente militare, problemi anche banali spesso ricevevano soluzioni per vie contorte, quando quella più ovvia ed immediata era lì sotto il naso.

Ora, al comune di Caserta deve esistere un ufficio del genere, se le cose vi vanno come vi vanno.

Attenzione, però, a non confonderlo con l’U.C.E., che è cosa diversa, ossia il superfluo ufficio comunale per il coordinamento degli eventi voluto dal sindaco Carlo Marino nel dicembre 2016 e che non ha brillato – diciamo così – per efficienza, se, come spesso è successo, in città si sono svolte manifestazioni anche di una certa rilevanza sul piano del richiamo turistico senza che a palazzo Castropignano nessuno ne sapesse niente.

Orbene, come abbiamo scritto anche recentemente, Caserta ha il suo terminal, il suo hub per i trasporti pubblici nel parcheggio interrato di piazza Carlo III. Esso, di proprietà comunale, è distribuito su due piani per complessivi 55mila metri quadrati, dispone di 90 stalli per autobus granturismo e di 950 posti auto. Vigilato da un servizio di guardie giurate e da un sistema di 100 video- telecamere, pratica le tariffe più convenienti in assoluto in città e dispone di bagni, di un’aerea bar e di sei locali adibibili ad attività commerciali. Un ampio salone di attesa con biglietteria presidiata e casse automatiche completano la struttura, che dispone di più varchi di  accesso e di uscita nelle direzioni principali. Per le nostre realtà e per i nostri turisti che possono sbucare davanti alla Reggia, meglio di così non si potrebbe.

Logica vorrebbe, dunque, che la struttura fosse designata come stazione cittadina di arrivo e di partenza di tutti gli autobus del servizio di trasporto pubblico, locali, provinciali, nazionali e turistici.

Invece che si fa? Con soluzione incomprensibile, si finanzia la realizzazione di nuovi tre capolinea, dei quali due in piazza Garibaldi ed uno, cervelloticamente, in viale Carlo III, tra via Libertà e via Mondo, dietro la stazione, per intenderci (qui l’ordinanza attuativa n.  131 dello scorso 25 maggio) .

Da chi progetta un biodigestore a qualche centinaio di metri dalla Reggia, figurarsi se ci si aspetta che operi per preservare il piazzale della stazione ferroviaria da parcheggi e traffico a tutela dell’impatto scenico del monumento vanvitelliano. Ma almeno dovrebbe prevalere il dato della convenienza, che è tutta nell’opzione del parcheggio di piazza Carlo III.

Invece, con le tre differenti aree di stazionamento si è scelta una soluzione dispersiva, disfunzionale, diseconomica oltre che disagevole.

Difatti, il futuro viaggiatore, nel contesto di approssimazione tipico della nostra realtà, dovrà, dopo che la segnaletica apposta sarà presto vandalizzata, vagare da una di esse all’altra per capire da dove partire. Le spese di manutenzione e di sorveglianza risulteranno moltiplicate per tre. Coloro che dovranno partire e arrivare allo stazionamento di viale Carlo III, praticamente fuori mano, saranno costretti a lunghi spostamenti per raggiungere un posto isolato e pertanto insicuro e chissà se illuminato e fornito di ripari di attesa che non sia la risibile pensilina. Un disastro, insomma.

Tutti questi inconvenienti sarebbero eliminati d’emblée nel parcheggio interrato. Dove, con poca spesa, si sarebbe potuto offrire un ambiente confortevole con una sala di attesa con posti a sedere, al riparo dal maltempo, con tabelloni elettronici sulle partenze, gli arrivi ed i ritardi delle corse e la possibilità di fruire di servizi essenziali come i bagni, un bar, un punto di informazione.

Il partito comunale della spesa pubblica a tutti i costi non conosce regioni, dunque. E che ancora oggi, con queste scelte, si costringa la cittadinanza ad aspettare l’autobus, che non si sa quando e se passerà, evidentemente non importa a nessuno.