CASERTA. “Vanvitelli segreto”: al Belvedere la presentazione del libro curato da Nando Astarita
2 Ottobre 2023 - 17:11
Appuntamento venerdì 6 ottobre.
CASERTA (pm) Venerdì prossimo 6 ottobre, con inizio alle ore 17.30, al Belvedere di San Leucio, Nando Astarita con i coautori, presenterà alla città, agli studiosi ed agli appassionati il libro di cui è stato curatore, dal titolo non poco intrigante “Vanvitelli Segreto”.
Abbiamo voluto intervistarlo per sapere di più di questo volume, che cade significativamente nell’anno delle celebrazioni per i 250 anni dalla morte del sublime architetto, e delle motivazioni dell’opera.
Per i pochi che non lo conoscessero, diciamo subito che Nando
E veniamo dunque alle domande, non senza prima aver ringraziato il curatore del libro per la sua disponibilità.
CasertaCe.net: Astarita, prima di parlare del libro, quali sono i suoi “quarti” di casertanità, che suscitano il lei questa autentica, risalente e duratura passione per la città ed il suo monumento massimo? In altre parole, come nasce questo suo trasporto per Caserta ?
Nando Astarita: Sono nato nella Santella, il cuore antico della città, e quindi posso dire di essere “cresciuto a pane e reggia “ perché da ragazzino essa era il mio abituale “ playgroynd” e anche l’unico luogo in cui trascorrevo le vacanze. Poi la passione è cresciuta negli anni accumulando così libri e decine di migliaia di antiche foto riguardanti sia la Reggia che la città. Poi, ho voluto mettere a frutto questa passione con un’intensa opera di divulgazione storica attraverso libri, giornali e social nella convinzione che la conoscenza del proprio territorio rafforza l’orgoglio di appartenenza e soprattutto nei giovani e quindi la speranza che, rafforzandone le radici nel territorio, possano impegnarsi di più per il suo miglioramento e il suo sviluppo anche economico evitando quindi la sempre più forte emigrazione giovanile, vera perdita di linfa vitale.
CasertaCe.net: E veniamo al libro, “Vanvitelli Segreto”. Da quanto abbiamo compreso, si tratta di un saggio collettaneo, con il contributo di più autori ed il suo raccordo, che mette in evidenza molti aspetti della vita del grande maestro finora inediti o misconosciuti finanche agli specialisti. Il suo apporto, se abbiamo ben inteso, è stato quello derivante dalla conoscenza e dallo studio minuto delle carte vanvitelliane, dall’approfondimento della storia borbonica casertana, dalla verifica fattuale delle risultanze documentali. Può anticiparci di più?
Nando Astarita: ” Premesso che questa città ha un enorme debito di riconoscenza con Luigi Vanvitelli in quanto, malgrado tutto quanto ci deriva dalle sue opere Patrimonio dell’umanità, non sempre e comunque non abbastanza abbiamo finora onorato la sua memoria, ho constatato anche che la maggior parte di pubblicazioni sull’Architetto reale riguarda il suo multiforme ingegno e molto meno la sua vita privata. Perciò, dopo aver proposto, con un apposito comitato, un cenotafio (visto il perdurare del mistero sui suoi resti mortali) approvato con delibera comunale ma rimasto sulla carta così come la proposta di concedere a Luigi Vanvitelli la cittadinanza casertana post mortem (fu aperta una sottoscrizione con primo firmatario il vescovo di Caserta), ho deciso di colmare almeno due lacune che si perpetuano nelle biografie sul grande architetto: la casa di Caserta in cui visse e morì e le cause della sua morte. L’intuibile difficoltà della ricerca mi ha indotto a chiedere la collaborazione di alcuni amici che, per le loro specifiche esperienze e competenze, avrebbero certamente consentito di raggiungere il risultato prefisso. Hanno così aderito al mio appello, con molto entusiasmo e convinzione, l’ing. Andrea Basile, l’arch. Giuseppina Torriero Nardone, l’arch. Lucia Giorgi e l’antropologo forense dott. Antonio Della Valle ed infine gli architetti Fabrizio Fusco e Grazia Pota. Devo dire che i risultati prefissi non solo sono stati raggiunti ma anche ampiamente superati riuscendo infatti a colmare non solo quelle lacune ma anche a dare certezze a tanti altri fatti nebulosi e addirittura scoprirne altri del tutto inediti. Insomma, da oggi, la storia di Vanvitelli e della realtà urbanistica della Santella del ‘700 dovrà necessariamente tener conto del contenuto di questo nostro lavoro.
CasertaCe.net: Astarita, a lei sono intestate molte battaglie a salvaguardia del museo vanvitelliano ed a tutela dell’immagine della città. Ricordiamo da ultimi il caso della mostra del Piccolo Principe – traballante per valore scientifico, per così dire – quello dei 750 lecci della via d’Acqua del parco reale su cui incombe l’abbattimento o ancora il caso delle celebrazioni vanvitelliane di quest’anno, le quali, sostanzialmente languenti a Caserta, sono finite ad Ancona. Che cosa si deve imputare al DG della Reggia, Maffei, ed al sindaco Marino e cosa potrebbero fare di più e meglio?
Nando Astarita: Tengo a precisare che le battaglie a cui lei allude e che ho sostenuto, sostengo e sosterrò ancora, se necessario, hanno ottenuto molto spesso lusinghieri risultati perché non sono solo ma è notorio che dietro di me c’è una massa di cittadini determinati a dire basta allo stato di sopore, di indifferenza che da troppo tempo caratterizza questa città specie per tutto ciò che riguarda il suo patrimonio storico culturale e quindi le sue potenzialità turistiche. Le responsabilità di tale situazioni sono molteplici e, ovviamente, innanzitutto vanno imputate a quanti hanno in mano le leve del potere politico e culturale ma non possiamo disconoscere una conclamata responsabilità degli stessi cittadini in larga parte disinteressati a tutto ciò che non riguarda il loro più stretto privato.Una indifferenza che io però in buona parte giustifico sia per la diffusa scarsa conoscenza del territorio in cui viviamo e delle sue potenzialità anche in termini di sviluppo turistico ma anche per le prioritarie e vitali necessità che incombono su tanti considerate le disastrate condizioni economiche del nostro territorio.
Ma tutto ciò non legittima certamente nessuno del mondo politico, istituzionale, culturale e dell’associazionismo all’omissione di compiti dovuti né tanto meno alcuno a considerare Caserta mucca da mungere a proprio uso e consumo specie perché tutto ciò, visto la perdurante mancanza di un tessuto industriale, sta provocando un arretramento economico e sociale oltre che culturale sempre meno recuperabile laddove un graduale sviluppo dell’attività turistica almeno potrebbe mantenere accesa la fiammella della speranza. Servirebbe quindi una convinta sinergica cooperazione fra tutte le componenti propulsive del territorio laddove invece oggi assistiamo a continui innalzamenti di muri e steccati malgrado ipocrite dichiarazioni programmatiche di aperture e cooperazione.
Non resta perciò che sperare in giorni migliori e soprattutto in una maggiore presa di coscienza dei veri problemi collettivi da parte di tutti: cittadini, politici e responsabili della Reggia, non dimenticando, riguardo a quest’ultima che, evidentemente non a caso, l’articolo due del suo statuto prevede che tra l’altro essa “ contribuisce allo sviluppo economico , culturale e civile del territorio”.
Il curatore sulle ragioni del lavoro che si è avvalso di esperti di vari ambiti disciplinari