CHE PACCHIA! Altro appalto diretto targato Magliocca da quasi 140 MILA EURO. Stavolta gode Peppe Mastrominico, cugino dei tre condannati per camorra e del luogotenente di Nicola Schiavone

7 Novembre 2022 - 11:05

Questo articolo nasce da un documento della Provincia che riguarda un impegno di spesa per una rimodulazione del quadro economico. Quindi un incarico affidato diversi mesi fa, ma ciò che è risaltato agli occhi è il nome, più che dell’impresa, del suo amministratore

CASERTA/SAN CIPRIANO D’AVERSA (g.g.) – Come si suol dire, ci fidiamo sulla parola.

Un po’ di mesi fa il presidente della provincia Giorgio Magliocca rivendicò, al nostro cospetto e con grande orgoglio, il fatto che il suo ente non avrebbe usufruito della vera e propria deregulation che, nel periodo del covid, ha dato, in pratica, “licenza di uccidere” alla politica e soprattutto alla casta dei burocrati, innalzando clamorosamente la soglia massima per affidare lavori o incarichi in maniera sostanzialmente monocratica e discrezionale da 40 mila a 150 mila euro.

Conseguentemente, noi siamo pronti a mettere la mano sul fuoco per la garanzia messa nero su bianco dal dirigente Gerardo Palmieri

che l’affidamento per i lavori di manutenzione straordinaria del ponte sulla Provinciale 124 e del ponte sito sulla Provinciale 271 dal valore di 134 mila euro abbia gratificato l’impresa scelta solo perchè questa era incasellata subito dopo un’altra utilizzata per un lavoro pubblico precedente, in ossequio al cosiddetto criterio di rotazione delle imprese.

E ci dobbiamo fidare sulla parola, perchè a memoria di CasertaCE noi non ricordiamo, questo vale per l’amministrazione provinciale come per i comuni o anche per gli enti strumentali, Consorzio Idrico e Asi in primis, che una determina di affidamento, assertiva alla’esecuzione e all’adozione del criterio di rotazione tra ditte in appalti pubblici, sia stata accompagnata dalla pubblicazione dell’elenco di tutte le imprese di fiducia e dalla descrizione dettagliata e trasparente degli antefatti aritmetico-amministrativi che hanno portato quel dirigente a scegliere, mettiamo, la ditta numero 23 perchè ciò era ineluttabile in base al fatto che il giorno tot. del mese tot., temporalmente precedente a quello dell’affidamento, avevano segnato l’attribuzione di un lavoro o di un incarica alla ditta inserita nell’elenco delle imprese di fiducia al numero 22.

Mai. Al punto che, francamente, noi dubitiamo che questi elenchi esistano realmente negli enti direttamente e indirettamente elettivi della nostra provincia.

Il dirigente Gerardo Palmieri, autorizzando l’impegno di spesa per 134 mila euro, ci dice che tutto okay e che l’impresa Nisima, con sede ad Aversa in via Trabucco, è stata scelta per effetto del citato e imparziale criterio di rotazione.

Ma chi è il dominus, il proprietario, il titolare della Nisima? Bisogna spostarsi di qualche chilometro e portarsi da Aversa a San Cipriano.

Si chiama Giuseppe Mastrominico, per gli amici Peppe, 55 anni. Ora, qualcuno potrebbe essere portato a pensare che i fratelli Mastrominico, su cui grava ancora una pesante sentenza di condanna emessa dal tribunale di Santa Maria Capua Vetere per associazione a delinquere di stampo mafioso nell’ambito dello stesso procedimento che ha coinvolto l’ex sindaco di Villa Literno e consigliere regionale Enrico Fabozzi.

Quelle pene molto pesanti, da 10 anni in più, sono attualmente il titolo che segna lo status quo dell’iter processuale. L’assoluzione, rimediata in corte di Appello dai Mastrominico e da Fabozzi, infatti, è stata recentemente annullata dalla Cassazione, che nella sentenza dei giudici del secondo grado ha ravvisato diversi vizi e che ha, conseguentemente, trasmesso gli atti alla corte di Appello di Napoli che rifarà il processo, impegnando naturalmente una sezione, un collegio diverso da quello che ha scritto la sentenza di assoluzione.

Diciamo subito che Giuseppe Peppe Mastrominico non è quel Giuseppe Mastrominico, uno dei tre fratelli coinvolti in questa e in altre indagini di camorra. Questo qui è più giovane, ma non certo sconosciuto, perchè non è sicuramente un imprenditore di primo pelo.

Il suo nome saltò fuori qualche anno fa nell’inchiesta sugli appalti del G8 che doveva svolgersi in Sardegna, alla Maddalena, e che fu spostato poi a L’Aquila, colpita qualche mese prima da un terribile terremoto.

Ma Peppe Mastrominico non è estraneo al contesto genealogico della famiglia che porta il suo cognome. Si tratta infatti del cugino dei fratelli Mastrominico, ovvero quelli coinvolti nel caso Fabozzi e pesantemente condannati in primo grado per camorra.

Forse addirittura più rilevante di questo rapporto di parentela, c’è quello con un noto politico della provincia di Caserta. Un congiunto di questi, infatti, è cugino di secondo grado di Mastrominico, visto che la nonna dell’imprenditore 55enne è la sorella del nonno del congiunto del politico.

L’imprenditore Peppe Mastrominico, come si vede dalla foto da noi pubblicata in alto, è amico di un altro nome noto, cioè a quel Massimiliano Grassi, coinvolto ma assolto in pesanti indagini di camorra per le presunte relazioni con il boss Antonio Iovine, e ultimamente di nuovo dentro le cronache in quanto il suo nome è venuto fuori nell’inchiesta della DDA sui Servizi Sociali, imperniata sulle figure di Pasquale Capriglione, Luigi Lagravanese, Maurizio Zippo, Bortone e compagnia.

Inutile dire che Mastrominico è stra-legato politicamente all’amministrazione comunale, di strettissima fede zanniniana, di San Cipriano d’Aversa, capitanata dal sindaco Vincenzo Caterino, che Giovanni Zannini ha imposto alla presidenza della Gisec, cioè dell’azienda di proprietà esclusiva della Provincia e che gestisce tutti gli impianti dei rifiuti di Terra di Lavoro.

In effetti, il contatto tra Mastrominico e l’amministrazione comunale è stato cementato dalla candidatura del nipote Silvio Di Sarno, figliolo della sorella dell’imprenditore sanciprianese.

La galleria delle parentele complesse di Giuseppe, per gli amici Peppe, Mastrominico termina, almeno per quanto riguarda questo articolo, con un altro nome interessante. L’imprenditore, infatti, è cugino diretto anche di Gennaro Mastrominico.

E beh, questo sì che è un nome che una certa soddisfazione al giornalista. Gennaro Mastrominico, detto “bell e’ papà” è stato condannato in via definitiva per reati di camorra, come noi di CasertaCE e tutti gli altri giornali abbiamo e hanno scritto in più di un’occasione.

Gennaro Mastrominico, detto “bell e’ papà“, stando a quello che è risultato dalle evidenze processuali, a San Cipriamo è stato una sorta di alter ego di Nicola Schiavone, figlio di Francesco Schiavone Sandokan e principale capo del clan dei Casalesi dal 2004 – dal giorno dell’arresto di Francesco Schiavone Cicciariello, cugino e omonimo di Sandokan, zio di Nicola – fino al giugno 2010, giorno in cui è stato arrestato.

Tutto questo conta qualcosa o non conta nulla in relazione all’appalto di 134 mila euro aggiudicato a Giuseppe Mastrominico, per gli amici Peppe, dall’amministrazione provinciale di Caserta, attraverso una non meglio precisata applicazione del criterio di rotazione degli operatori economici?

Se questo articolo lo stessimo scrivendo a Padova, ma diciamo anche a Modena o Reggio Emilia, dove la presenza di ditte vicine al clan dei Casalesi è rilevante, risponderemmo di no, cioè che tutte queste parentele e tutte le interrelazioni politiche di Peppe Mastrominico non possono essere considerate l’asse portante di una decisione di potestà di un ente pubblico.

Magari faremmo qualche retro pensiero, magari descriveremmo lo stesso l’ordito genealogico, ma non mancherebbe una valutazione di tipo liberale che ci indurrebbe a scrivere che le colpe dei cugini, dei nipoti, degli zii, dei padri e dei figli non possono ricadere su un congiunto che, tutto sommato, se è presente nella lista delle ditte di fiducia di un ente pubblico vuol dire che ne ha diritto, vuol dire che non è condizionato da nessuna struttura giuridica o giuridico amministrativo di tipo ostativo.

Ma qui non siamo né a Padova, né a Modena, né a Milano e neppure a Roma. Qui siamo a Caserta, qui siamo a San Cipriano d’Aversa, Casal di Principe, Casapesenna, dove ogni giorno ci nutriamo di atti documentati, di informative, della lettura di intercettazioni telefoniche e ambientali, di dichiarazioni di collaboratori di giustizia.

Fonti da cui assorbiamo racconti, narrazioni che riescono ancora, a distanza di molti anni, a stupirci.

Qui è esistita e probabilmente esiste ancora una relazione criminale tra camorra e politica, tra i colletti bianchi che il clan dei Casalesi ha allevato al suo interno e le potestà amministrative, sia di produzione elettiva che di produzione burocratica.

Esiste una letteratura che ci permette di affermare come, fino a prova contraria, a Peppe Mastrominico è stato aggiudicato un appalto attraverso una procedura equa e regolare, ma che ci permette pure di affermare che quel cognome che porta, quelle sue relazioni, il fatto di aver costituito anche lui a San Cipriano la struttura d’impresa che guida e gestisce, il fatto che da San Cipriano lui partecipi a gare di evidenza pubblica, quello stesso tipo di gare a cui per anni hanno partecipato i suoi cugini condannati, che tutte queste cose rendono assolutamente innocenti (anche alla luce di tutto ciò che stiamo scrivendo sugli appalti dell’amministrazione provinciale, del comune di Caserta, di quello di San Nicola) queste associazioni, segnalando le stesse come un po’ dubbie.

Almeno questo riteniamo di potercelo consentire. Poi, come sempre, rimaniamo a disposizione qualora il signor Peppe Mastrominico voglia replicare o esprimere la sua opinione in merito agli argomenti riportati in questo articolo.