Cure sbagliate al pronto soccorso di CASERTA. Medico e l’OSPEDALE condannati a pagare risarcimento danni

3 Agosto 2025 - 10:24

CASERTA – L’Azienda Ospedaliera Sant’Anna e San Sebastiano di Caserta ha formalizzato un ricorso alla Corte Suprema di Cassazione contro una sentenza della Corte d’Appello di Napoli che la condannava al risarcimento di un minore per danni subiti in Pronto Soccorso nel 2013. La vicenda, che si protrae da oltre un decennio, ha visto l’ospedale soccombente in primo grado e in appello, con una condanna iniziale a pagare 14.481,08 euro più interessi e spese legali.

Il fatto risale al 4 gennaio 2013, quando il minore C.G. fu visitato nel Pronto Soccorso dell’ospedale casertano. I genitori, ritenendo che le cure fossero state inadeguate, avviarono una causa civile nel 2013, ottenendo ragione in primo grado nel 2022. L’ospedale, insieme al dottor P.F. (coinvolto in via solidale), fu condannato al risarcimento.

Nel 2025, la Corte d’Appello di Napoli ha confermato sostanzialmente la decisione, rigettando però la richiesta di rivalsa avanzata dall’ospedale verso il medico. Una sentenza che ha spinto la struttura sanitaria a rivolgersi alla Cassazione, affidandosi ancora all’avvocato Giuseppe Merola, già difensore nei precedenti gradi di giudizio.

L’Azienda Ospedaliera contesta le violazioni procedurali e sostanziali rilevate nell’iter giudiziario, ritenendo che la sentenza d’appello abbia errato nell’interpretazione delle norme. L’avvocato Merola, incaricato per garantire continuità difensiva, ha presentato un parere tecnico che individua i motivi per un eventuale ribaltamento della decisione.

L’ospedale ha stanziato 2.798,68 euro per coprire le spese legali, tra cui: 1.541,00 euro per l’avvocato (già ridotti del 50% rispetto alle tariffe standard); 474,00 euro per il contributo unificato alla Cassazione e ulteriori costi per marche a bollo, notifiche e spese accessorie. Se la Cassazione accoglierà il ricorso, il caso potrebbe essere riesaminato. Intanto, l’ospedale ha nominato anche un team di consulenti tecnici, tra cui il direttore della Medicina Legale e altri specialisti, per supportare la propria posizione.