Dibattito a CASERTA su: “Moro: il caso non è chiuso, la verità non detta”. Fioroni: “La verità di via Fani la dobbiamo ai nostri figli”
14 Ottobre 2018 - 10:03
CASERTA – Un nuovo approfondimento, una nuova ricerca per ricucire la verità su uno degli episodi più bui della nostra storia nazionale.
Un’analisi attenta dei fatti che videro vittima il Presidente della Democrazia Cristiana, Aldo Moro, e che da sempre sono stati oggetto di varie versioni, ipotesi, depistaggi, bugie e verità.
Uno studio che cerca di ripercorrere tutti i fatti che dal giorno del rapimento in via Fani, il 16 marzo 1978, portarono poi all’uccisione di Moro, il cui cadavere venne ritrovato il 9 maggio in via Caetani.
Questa è la tematica che tenta di sviluppare il libro scritto a quattro mani dall’On. Giuseppe Fioroni, Presidente della Commissione 2 sull’omicidio Moro, e dalla giornalista, Maria Antonietta Calabrò; un volume che vuole presentare al lettore le nuove rivelazioni sul caso Moro derivate dai lavori della commissione parlamentare. “Moro – Il caso non è chiuso, la verità non detta” è stato presentato ieri pomeriggio presso il Centro dei Servizi Sociali e Culturali “Sant’Agostino” del Comune di Caserta, in via Mazzini. L’evento, promosso dalla nuova realtà associativa
Ad aprire la presentazione, moderata dal Consigliere Comunale di Caserta, Matteo Dionisi, sono stati i saluti del Presidente del Consiglio Comunale di Caserta, Michele De Florio, e del Consigliere della Provincia di Caserta, Raffaella Zagaria. “La buona politica – ha dichiarato la Zagaria – è quella che lavora alla soluzione dei problemi. Il lavoro della ricerca della verità si deve abbinare alla ricerca storica. Con il suo libro, l’on. Fioroni, ci ha fornito uno strumento prezioso per capire il momento delicato nostro paese. Sono rimasta affascinata dal racconto di questa storia”.
Dopo l’intervento della Zagaria, è intervenuto Luca Romano, coordinatore provinciale dell’associazione “Campania Domani”. “E’ fondamentale trattare un argomento del genere perché se le giovani generazioni non hanno consapevolezza di chi ha dato la vita per la nostra democrazia come possiamo esimerci dall’impegno di organizzare un evento del genere”. “Le Brigate Rosse ha poi continuato Romano – non avevano la capacita e l’istruzione militare per organizzare un agguato quasi perfetto”.
In sala erano presenti anche altri importanti personalità: Preside nonchè esponente storica del Pd provinciale Prof.ssa Alfonsina Natale di Sant’angelo d’Alife, Prof.ssa Agnese Ciccolinidi Dragoni, il Preside Prof. Bartolomeo Castrillo, Preside Prof. Vincenzo Italianodi Dragoni, il Prof. Gianfranco Puoti(neruologo) dell’ Università degli studi della Campania “Luigi Vanvitelli”, l’Ing. Mariano Negridi Dragoni, l’imprenditore Dott. Antonino Ciprianodi Caserta, l’imprenditore di Dragoni, Alfonso De Marco (già consigliere comunale), il Sindaco di Gioia Sannitica,Dott. Michelangelo Raccio, il Consigliere Comunale di Alvignano, Avv. Antonello Esposito, l’Assessore del comune di Alvignano, Dott. Diego Pedone, l’Assessore del comune di Casagiove, Mariella Sapone, i Consiglieri Comunali di Casagiove, Francesco Ferraro e Giovanni Russo, il Consigliere Comunale di Villa Literno, Vincenzo Tavoletta, l’ex Sindaco di Dragoni ed ex Presidente della comunità montana del Monte Maggiore, Bruno Pagliaro, il Presidente Regionale della “FISH CAMPANIA”, Dott. Daniele Romano. Il Dott. Enrico Tresca, Segretario Cittadino del Pd di Casera, ha inviato i saluti all’On. Fioroni, scusandosi dell’assenza alla presentazione dovuta a motivi di lavoro.
Dopo Luca Romano, ha preso la parola il Prof. Costantino Leuci, docente di storia e filosofia al Liceo Classico “G. Galilei” di Piedimonte Matese. “Mi si offre l’opportunità di riflettere insieme a voi. In quel 1978 mi ricordo di aver in qualche modo, insieme alla mia generazione perduto un pò di ingenuità. Conosciamo i 5 processi con le condanne poi attenuate nel corso del tempo. Il caso Moro si presenta come un puzzle; le tessere di questo puzzle, scolorite, non erano ancora state accertate. Questo ha fatto la Commissione e lo ha fatto con uno spirito tutt’altro che deduttivo. Molti sono gli spunti di riflessione rinvenuti dalle carte, come la presenza di servizi segreti stranieri sia sul luogo del rapimento che nella palazzina dove venne portato in un primo momento Moro”.
“Le conclusioni della Commissione – ha concluso il professore – sono molto chiare, quella stagione andava chiusa e fu chiusa in nome di una ragione di Stato che richiedeva di mandare in soffitta la questione. Ma quella ragione di Stato non ha mai messo una pietra tombale su tutto il resto. Si tratta della stessa modalità di intervento in tante altre stragi di quella parte di storia d’Italia”.
Dopo l’esposizione del Prof. Leuci, ha voluto portare il suo saluto il Sindaco di Caserta,Carlo Marino: “Moro è un grande esempio di sobrietà politica. Ecco, la crescita dei nostri territori deve passare per questo concetto al di la dei colori politici. Non dobbiamo dimenticare. Possiamo costruire delle verità nuove se costruiamo una politica che parte dal basso”.
Dopo i saluti del sindaco, sono intervenuti il Consigliere Regionale, Gianpiero Zinzi, il Consigliere Comunale di Napoli, David Lebro, ed il Sindaco di Casaluce, Nazzaro Pagano. I tre amministratori si sono soffermati molto sull’esempio della figura di Aldo Moro e su quanto essa sia utile al contemporaneo mondo politico e sociale.
A chiudere l’evento è stato naturalmente l’intervento dell’On. Giuseppe Fioroni. “Chi ha ammazzato Moro – ha spiegato Fioroni – il danno lo ha fatto a noi. Moro è stato assassinato perchè aveva previsto la situazione politica che poi si sarebbe sviluppata. Moro credeva in un Europa sempre più forte che potesse arginare la forza attrattiva dei due blocchi rappresentati dalla Nato e dal Patto di Varsavia”.
“Dietro la morte di Moro – ha concluso Fioroni – ci sono forze e entità che volevano bloccare il suo rinnovamento politico. Le Br furono solo il braccio armato di un progetto che intendeva mantenere la status quo in Europa”.
E’ stata una presentazione che ha attirato un gran numero di spettatori, segno inequivocabile dell’affetto e della stima che ancora oggi, a quarant’anni di distanza, è riposta in Aldo Moro. Al di là di quelle che sono le ragioni del suo rapimento e della sua uccisione, l’elemento più importante è proprio questo: quell’eredità di ideali, di collaborazione, di miglioramento sociale che l’esistenza di Moro ha rappresentato.
Un lascito che dovrebbe essere diffuso sempre di più, soprattutto a quelle nuove generazioni che, nella stragrande maggioranza dei casi, non conosce questo importantissimo uomo di Stato.