LA NOTA. LA LEZIONE DI MATTARELLA. Tra verbi servili e semantica, ecco come il capo dello Stato ha bastonato ieri sera l’arroganza di De Luca che ha saltato la fila

1 Gennaio 2021 - 13:32

Le parole del presidente della Repubblica vanno lette in controluce e valutate con grande attenzione

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CASERTA (gianluigi guarino) – Una digressione in un terreno che di solito non attraversiamo nella giornata del primo gennaio. Non è mai capitato, ad oggi, che il presidente della Repubblica abbia infatti affrontato nel suo rituale discorso di fine anno un tema collegato in qualche modo a Caserta e alla sua provincia. Per cui, siccome noi abbiamo la coscienza di quello che siamo, cioè un nobilissimo quotidiano online di dimensione locale, sicuramente tra i più letti e tra i più influenti d’Italia tra quelli provinciali, ma pur sempre giornale digitale di caratterizzazione locale, non abbiamo fatto solitamente nessun eco ai messaggi presidenziali, di cui i giornali nazionali scrivono e che illustrano ogni anno con un vero e proprio profluvio di parole.

Stavolta, come detto, facciamo un’eccezione perché Mattarella ieri ha pronunciato una frase che va letta bene e in controluce. Siccome noi ci siamo occupati, in un lungo editoriale, dell’ormai famosa e famigerata decisione del presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca di vaccinarsi contro il covid tra i primi, togliendo in pratica la dose ad un medico,

ci piace sottolineare ciò che semanticamente ha detto il presidente della Repubblica: “Io mi vaccinerò appena possibile, dopo le categorie che, essendo a rischio maggiore, devono avere la precedenza“.

Mattarella si sarebbe potuto limitare all’annuncio della ferma intenzione di vaccinarsi quando la turnazione stabilita dal Ministero della Salute avrebbe incrociato la sua categoria di età. E invece ha detto di più, declinando una proposizione subordinata con un gerundio che le dà, da un punto di vista concettuale, una caratterizzazione non casuale, ma al contrario, a nostro avviso, totalmente voluta. Che essendo a rischio maggiore devono avere la precedenza.

Gli infermieri, i medici e il personale sanitario sono il gruppo a rischio maggiore, noi, rappresentanti nelle istituzioni, lo siamo in nome e per conto dei cittadini e lo possiamo essere solo in quanto anche noi siamo cittadini.

Tutti i cittadini, essendo tali, sono uguali davanti alla legge e conseguentemente anche davanti alla legge sui vaccini, in questo caso espressa attraverso un regolamento dello Stato.

Devono avere. Questa l’espressione testuale usata da Mattarella. Qui il verbo dovere viene utilizzato nella sua versione servile. E non è un caso.

Devono avere: dunque, dovere diventa servizio, perché le istituzioni sono al servizio dei cittadini. Il loro esempio consiste nel cercare di essere migliori e per l’appunto chi le rappresenta deve meritare al cospetto di tutto il corpo civile, emanazione di regione, provincia, un comune, l’appellativo di primus inter pares, concentrandosi su inter pares e non sul termine primus.

Nel codice di guerra e nel codice marinaresco, al di là del caso Schettino, avete mai visto un capitano di una nave che l’abbandona in caso di naufragio prima dei passeggeri? No. Per cui, il presidente della Repubblica e ancor di più quello della Regione fanno il vaccino quando gli tocca per legge. Anzi, se sarà necessario, volentieri si sacrificheranno per qualche altro giorno, affinché sia praticato a qualche cittadino più debole, più indifeso, la cui necessità è magari emersa all’ultimo momento, anche al di fuori del regolamento ministeriale. Come si suol dire: prima anziani, donne e bambini.

Questa è la lezione che Mattarella ha impartito ieri sera, a nostro avviso in piena coscienza, al gesto arrogante e sconsiderato del governatore della Campania.