Dissequestrati beni per 50 milioni di euro all’imprenditore Michele Sagliocchi. E sulla sorveglianza speciale…

4 Gennaio 2019 - 16:04

VILLA LITERNO (g.g.) – La storia dell’imprenditore di Villa Literno Michele Patrizio Sagliocchi è lunga e variegata. Si muove su un crinale sottilissimo che separa l’area del camorrismo militante dentro il clan dei Casalesi e quello, molto più verosimile, che delimita la cosiddetta area grigia, abitata da tantissimi imprenditori, alcuni dalle ambizioni normali ma costretti a fare i conti e a trovare dei compromessi con la criminalità organizzata, pena la impossibilità materiale di continuare a svolgere il proprio lavoro, altri dalle ambizioni smodate che sono riusciti finanche a utilizzare la camorra per costruire imperi stratosferici. Sono quelli di cui ha parlato l’ex boss, ora collaboratore di giustizia, Antonio Iovine. Una generazione di voraci sterminatori delle pubbliche risorse in grado di corrompere tutto e tutti, forti dell’alleanza con il Clan dei casalesi che sostentavano come si fa con una medaglia. Non siamo riusciti a stabilire, nonostante le centinaia di pagine di atti giudiziari letti su di lui, a quale categoria sia appartenuto Sagliocchi, mentre è certo che il giudice delle Misure di prevenzione del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere ha ritenuto non sufficienti gli elementi presentati dalla Dda di Napoli per ottenere la confisca di circa 50 milioni di euro da tempo sequestrati. Insufficienti anche gli elementi per sostenere l’esigenza di una necessità di limitazione della libertà personale, con applicazione della sorveglianza speciale.

Dunque, accogliendo sostanzialmente anche le tesi degli avvocati difensori Alfonso Maria Stile e Giovanni Cantelli che rappresentano Michele Patrizio Sagliocchi e dell’avvocato Nando Letizia che rappresenta la moglie dell’imprenditore, terza intestataria di alcuni beni sequestrati, il tribunale di Santa Maria Capua Vetere ha dissequestrato i beni e ha respinto la proposta della già citata della sorveglianza speciale.