Dopo 26 anni Francesco Schiavone Sandokan “rompe il silenzio” e si pente. Ascesa e caduta del boss

29 Marzo 2024 - 10:51

E’ detenuto al carcere de L’Aquila. La sua collaborazione potrebbe essere arrivata per potersi assicurare cure migliori a seguito della sua malattia comparsa nel 2018

CASAL DI PRINCIPE – Il suo primo arresto risale a quando aveva appena 18 anni. A 35 anni, invece, fu arrestato a Lione in Francia salvo rifinire in galera a seguito del blitz di Santa Lucia, il 13 dicembre del 1990, sorpreso in casa dell’allora vicesindaco.

L’ultima volta è finito in cella l’11 giugno del 1998, a 36 anni quando da latitante fu scovato nel rifugio in via Salerno a Casale si presentò alle forze dell’ordine con le due figlie piccole in braccio. Da allora Francesco Schiavone detto Sandokan non è più uscito di galera.

Ventisei gli anni trascorsi, fino ad oggi, al 41 bis.

La sua carriera criminale comincia in qualità di autista e guardia spalle di Umberto Ammaturo camorrista napoletano specializzato nel traffico di cocaina.

Tra gli anni ’70 e ’80 Schiavone entra a far parte del gruppo criminale di Antonio Bardellino con il suo ” battesimo” nel 1981 diventando un affiliato al clan. La svolta negli equilibri mafiosi è stata rappresentata dalla morte, nel 1998, di Antonio Bardellino tanto che Francesco Schiavone divenne il capo del clan che da quel momento prese il nome di Casalesi (termine usato per la prima volta da

Luigi Basile, o’ marsigliese, per indicare il clan di camorra).

L’omicidio che segnò la sua svolta nell’ascesa criminale fu quello di Vincenzo De Falco, o’ fuggiasco, massacrato a Casal di Principe il 2 febbraio del 1991 nel quartiere Larina.

Dopo circa tre anni di latitanza, in seguito all’inchiesta Spartacus, del 1995, fu assicurato alla giustizia e condannato all’ergastolo subendo anche altre condanne per vari reati, tra cui diversi omicidi. 

In quegli anni Schiavone dovette fronteggiare un’altra faida di camorra a seguito della scissione interna alla cosca dei Bidognetti. Era il 1997, Salvatore Cantiello, non accettò il ruolo di comando dato a Domenico Bidognetti. Ne nacque una guerra di camorra in cui Cantiello fu appoggiato da Schiavone fino a consentire l’omicidio del fratello di Domenico Bidognetti, Salvatore, cugino di Francesco Bidognetti, Cicciotto e mezzanotte. Fu la riappacificazione con Sandokan a salvare quest’ultimo fino a far battezzare una delle sue figlie da Schiavone come prova della sua fedeltà mafiosa.

Il 15 dicembre del 2005 il primo verdetto per il processo Spartacus, che si celebrò presso l’aula bunker di Santa Maria Capua Vetere, in cui furono condannati i principali esponenti della cosca.

Tra gli omicidi addebitati a Sandokan quello di Antonio Bardellino. Fu, infatti, l’unico ad essere riconosciuto dai giudici colpevoli di quel delitto investe di mandante e istigatore.

Le sue sembrerebbero essere un fiume di rivelazioni. Da circa una settimana gli organi inquirenti lo stanno interrogando sulle dinamiche, i legami, i delitti aprendo nuovi scenari al vaglio della magistratura e dei carabinieri del nucleo investigativo di Caserta che ora indagheranno, cercando i dovuti riscontri, su quella che sembra essere una svolta epocale nel panorama criminale.  Nella giornata di ieri i carabinieri hanno proposto ai familiari di essere inseriti nel programma di protezione.