Ecco come Giovanni Zannini potrebbe controllare 60 mila voti alle Regionali. Ha arruolato anche l’ex presidente del consiglio di S.MARIA C.V. Feola con l’assunzione della moglie, oggi indagata con Magliocca
28 Ottobre 2024 - 20:52
I voti sono molto facili da fare, partendo dai 21 mila e passa voti raccolti nel 2020. Oggi, di operazioni come quella di Di Patria ne sono state fatte a bizzeffe. È la più potente macchina clientelare che questa provincia ricordi. E sotto a procedure formalmente, nominalmente regolari, si nasconde un magma maleodorante di azioni a dir poco (ma proprio poco poco) borderline rispetto al codice penale
SANTA MARIA CAPUA VETERE – Quando scriviamo che i 20 mila e passa voti, raggiunti da Giovanni Zannini alle elezioni regionali del 2020 sono ormai più che raddoppiati in questi anni, c’è chi si innervosisce e storce il naso.
Ma è grazie a vicende come queste che la posizione del consigliere regionale di Mondragone si è allargata.
Parliamo ovviamente dei concorsi banditi nel 2021 dall’amministrazione provinciale di Caserta e divenuti una specie di refugium
È il caso, ad esempio, della moglie di Danilo Feola, consigliere comunale di Santa Maria Capua Vetere da 400 e passa voti, che è stata assunta grazie al super allargamento delle graduatorie che hanno permesso di raddoppiare i posti dei concorsi e le famiglie da rendere felici.
Danilo Feola, pur non avendo una forza base professionale, sbanca con 445 preferenze, ricevuti soprattutto da ambienti ecclesiastici ai quali il papà era fortemente connesso. Quell’uragano di preferenze gli consente di rivendicare e ottenere la carica di presidente del consiglio comunale che ricopre per tutti i cinque anni della prima consiliatura di Antonio Mirra.
Nel 2021 si ricandida con la lista Mirra 2021, ripetendo la stessa performance di cinque anni prima, raccogliendo 422 preferenze. Ma in questa consiliatura non fa il presidente di assemblea perché Mirra, quando deve chiudere un accordo con Nicola Leone, supera tutte, anche le vicende complesse e non esattamente adamantine della famiglia Sepolvere (parcheggi e dintorni), promette ed attribuisce la poltrona di presidente ad Anna Sepolvere, la quale si consola anche dal problema non certo irrilevante di avere suo marito in carcere per una condanna, non certo irrilevante, del marito per spaccio di droga.
Ma Feola ha trovato la sua dimora politica, iscrivendosi anche lui, come tre quarti della provincia di Caserta, al paese di Bengodi, costituito dal più grande e potente apparato clientelare che la provincia ricordi, ossia il cartello capitanato da Giovanni Zannini e associato al presidente della provincia Giorgio Magliocca
Clara Di Patria, moglie di Feola, figlia di un orgoglioso comunista come c’era una volta, uno che lottò per la tremenda vicenda di Campo Sorbo, è divenuta istruttrice tecnica, funzionaria dell’amministrazione provinciale di Caserta nel settore Viabilità guidato da Gerardo Palmieri.
Una gioia che, ad un anno e mezzo dall’assunzione, forse è diventata un fastidio, visto che insieme al suo dirigente Palmieri, al presidente Magliocca e ad altri è accusata di aver truccato affidamenti a favore degli imprenditori che hanno finanziato le sponsorizzazioni del presidente della provincia di Caserta in cambio dell’affidamento di lavori banditi dall’ente e di Pignataro Maggiore.