ELEZIONI EUROPEE. Patriciello verso Fratelli d’Italia. Le manovre della Cirielli-Schiano-Caldoro band per una possibile accoppiata tra Gambino e Massimo Grimaldi

22 Agosto 2023 - 09:20

Già a settembre il parlamentare molisano di origine campana potrebbe sciogliere la riserva, anche alla luce dell’inaffidabilità di Calenda e Renzi. Per quanto riguarda Grimaldi, il suo destino appare legato ad un super pieno dei voti del partito della Meloni, con conseguente raggiungimento di una cifra di 6 seggi nella circoscrizione Sud.

A proposito, ma dopo il caso clamoroso di Marco Nonno, presentatosi alle Regionali nonostante una condanna a 8 anni e mezzo di reclusione, i certificati del casellario giudiziale e dei carichi pendenti, azzerati dall’allora commissario provinciale di Napoli, Andrea Delmastro, oggi sottosegretario alla Giustizia, sono ancora obbligatori?

CASERTA (gianluigi guarino). Alle elezioni europee c’è lo sbarramento secco del 4%, al di sotto del quale non si conquista neanche un seggio, che rende complicati i ragionamenti di diversi candidati o aspiranti tali.

Ora, è vero che la politica italiana è una barzelletta e può essere pure che a febbraio o marzo, Carlo Calenda e Matteo Renzi, dopo essersi insultati un giorno sì e l’altro pure, negli ultimi sei mesi, facciano pace e si presentino di nuovo con i due simboli di Azione e Italia Viva unificati. E’ vero che gli italiani hanno memoria corta, ma il rischio che questo cartello elettorale non ripeta il risultato delle elezioni politiche, mettendo in pericolo la possibilità di concorrere al riparto dei seggi, non riuscendo a raggiungere la soglia del 4 per centro, è assolutamente reale.

E allora, Aldo Patriciello, decisamente un pezzo da novanta, fa bene a essere più che incerto rispetto ad un’opzione renzian-calendiana, che pur aveva considerato fino a qualche mese fa e fa bene anche a non fidarsi più di Forza Italia e di Fulvio Martusciello, che già la volta scorsa voleva farlo fuori dalla lista, non riuscendovi per un intervento in extremis dall’alto che tenne dentro il parlamentare molisano.

Stavolta, dopo la morte di Silvio Berlusconi, c’è il rischio concreto che Forza Italia raccolga, non più due, come è successo nel 2019, bensì un solo eletto. E siccome Martusciello sa bene di non essere in grado di raggiungere i 100mila e passa voti personali, su cui può contare Patriciello e che questi ha messo insieme, uno per uno, 4 anni fa, non avrà nessuna remora a tenerlo fuori dai giochi, visto che stavolta ha il partito in mano, in quanto ne è diventato coordinatore regionale in una condizione ulteriormente rafforzata dal rapporto personale che intrattiene con il neo segretario nazionale Antonio Tajani.

Per cui, siccome gli altri due partiti in grado di superare lo sbarramento del 4 per cento, sono il Pd e Fratelli d’Italia, è molto probabile che il politico molisano di origini campane, si candidi proprio con il partito di Giorgia Meloni, mentre Martusciello correrà con una serie di gregari, ai quali prometterà candidature assortite alle prossime elezioni regionali o alle prossime elezioni politiche.

Con un partito con il vento in poppa, quale è Fratelli d’Italia, le 100mila preferenze di Aldo Patriciello potrebbero diventare anche 120mila o 130mila. Un bottino assolutamente fuori dalla portata del cartello formato da Edmondo Cirielli, il quale si è autocandidato alle elezioni regionali della Campania, dalla sua controfigura Antonio Iannone, che di Fdi è coordinatore regionale, da Michele Schiano, forse dalla Schifone e anche dai due casertani Marco Cerreto e Gimmi Cangiano. Tutte persone che dovrebbero votare per l’ex sindaco di Scafati, Alberico Gambino, con l’obiettivo di contarsi e di portare poi i voti presi sulla scrivania di Giorgia Meloni, che è esattamente quello che è sbagliato fare, stando al metodo usato dalla leader di Fratelli d’Italia, nonché presidente del Consiglio dei ministri per la scelta del governatore del Lazio. Gettare i voti raccolti con le preferenze territoriali davanti alla Meloni, considerando l’unico discrimine per la scelta di chi dovrà rappresentare il centrodestra alle prossime elezioni regionali, significa farsi del male da soli, significa comportarsi con scarsa lucidità nel perseguimento di un obiettivo diventato ormai un chiodo fisso di Cirielli che lo vive anche come una sorta di rivincita personale nei confronti del suo conterraneo Vincenzo De Luca che lo ha sempre relegato in una condizione di estrema subalternità nello scacchiere della politica salernitarna.

Con i sondaggi attuali, Fratelli d’Italia eleggerebbe 5, o addirittura, 6 parlamentari europei nella circoscrizione meridionale. Patriciello, Gambino, seguito probabilmene da Denis Nesci, calabrese, parlamentare europeo uscente in quanto primo dei non eletti nel 2019 proprio nella lista di Fratelli d’Italia, subito alle spalle di Raffaele Fitto, dimessosi successivamente.

Poi potrebbe entrare il già citato Gambino, sicuramente un candidato o una candidata pugliesi espressi dall’attuale ministro per le Politiche europee e per gli Affari regionali, Raffaele Fitto.
Sull’eventuale – in quanto non scontato – sesto eletto punta, dunque, il casertano Massimo Grimaldi, il quale da un lato ritiene di poter contare sui voti, che onestamente non riusciamo a stimare nella loro consistenza aritmetica, dell’ex governatore ed attualmente consigliere regionale Stefano Caldoro. Dall’altra parte punta ad associarsi alla triade con Alberico Gambino, cioè col candidato di Cirielli e compagnia.

Grimaldi entrerebbe in lista nella quota dei moderati, anche se al momento non è che tutte le componenti di quest’area siano convinte di assumersene l’onere, visto che uno come Lorenzo Cesa, ad esempio, avrebbe difficoltà a giocare una partita sua personale, a puntare su se stesso o su un candidato o una candidata a lui fedeli.

Che Grimaldi conti di stare dentro al circuito di Cirielli, Schiano, Iannone e compagnia, è dimostrato dall’inopinato post, pubblicato qualche tempo fa dalla sorella di Stefano Caldoro, Alessandra Caldoro (e che vi riproponiamo in alto, in testa a questo articolo), la quale ha rappresentato per noi una novità assoluta, visto e considerato che non sapevamo né che Caldoro avesse una sorella, ma soprattutto che avesse una sorella che scendesse in campo a difendere, così come ha fatto, la posizione indifendibile di quel Marco Nonno, di cui ci siamo occupati tantissimo tra maggio e luglio, il quale, nonostante una condanna definitiva per danneggiamento e resistenza a pubblico ufficiale, ha insistito, ha resistito, al di là di ogni logica e al di là di ogni contegno istituzionale, per rimanere in consiglio regionale, forte del sostegno di tutto il gruppetto formato da Iannone, Cirielli, Grimaldi e, a questo punto, anche Caldoro, ma senza poter avere l’appoggio di due consiglieri regionali su tre, cioè quello del casertano Alfonso Piscitelli e naturalmente quello di Cosimo Amente di Melito che avrebbe dovuto uscire dal parlamentino napoletano per far posto proprio a Marco Nonno.

Al contrario e a dimostrazione che esisteva una cordata anche trasversale, in grado di avere l’appoggio dei consiglieri più vicini al governatore Vincenzo De Luca, pronta a difendere Marco Nonno, si è registrato l’atteggiamento del terzo consigliere regionale di Fdi, del salernitano Nunzio Carpentieri, anche lui a disposizione di Cirielli e compagnia, nonostante che il partito nazionale avesse dato disposizioni chiarissime di non sostenere la posizione indifendibile di Nonno. Carpentieri ha, invece, nicchiato fino alla fine, con l’obiettivo, condiviso con Cirielli, Schiano, Iannone e, come ha dimostrato il post di Alessandra Caldoro, anche con l’ex governatore e con Grimaldi, di favorire in qualche modo il salvataggio del Nonno il quale, tra le altre cose, dovrà adesso affrontare un nuovo processo in Corte di Appello, dove è stato rispedito dalla Cassazione, in accoglimento del ricorso del procuratore generale della stessa Corte di Appello di Napoli, per difendersi dall’accusa di devastazione in concorso, per la quale ha rimediato una condanna a otto anni e mezzo, in primo grado.

POST SCRIPTUM: sulla carta, in Fratelli d’Italia, soprattutto in Fratelli d’Italia, ci dovrebbe essere il problema del vincolo rappresentato dai certificati del casellario giudiziale e di quello dei carichi pendenti. Ma, dopo aver visto (e scritto) quello che l’attuale sottosegretario alla Giustizia, Andrea Delmastro ha consentito al tempo in cui era commissario provinciale del partito a Napoli, per le candidature alle regionali del 2020, quando il già citato Marco Nonno è entrato, per volontà di Michele Schiano, nella lista di Fdi, nonostante la summenzionata condanna a 8 anni e mezzo per i reati di devastazione, danneggiamento e resistenza a pubblico ufficiale in concorso, al tempo già rimediata in primo grado, può darsi che questa regola la Meloni l’abbia modificata e noi ci siamo distratti, non recependo questa importante novità.