ESCLUSIVA CASERTACE. Ora basta: ve la raccontiamo noi la verità sulle intenzioni (non intenzioni) di De Laurentiis sul centro sportivo. L’unica manifestazione di interesse formale …

18 Aprile 2025 - 12:16

Dopo aver letto il millesimo articolo sulla millesima fumata nera relativa ad un fantomatico sopralluogo in quel di Qualiano è il momento di raccontarvi che il presidente del Napoli fa solo l’imprenditore per se stesso, non è lungimirante. L’unico capitale di rischio lo impegna sulla squadra e che in realtà, sia sullo stadio che sul centro sportivo, non vuol fare nulla di grande o di importante

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CASTEL VOLTURNO – (Gianluigi Guarino) Aurelio De Laurentiis è un uomo di rara intelligenza. L’ha sviluppata soprattutto nel sottocomparto costitutivo della scaltrezza, della furbizia e, purtroppo, in qualche occasione, della furberia.

In pratica, possiede il Dna dell’imprenditore. Attenzione, però: lo status di ottimo imprenditore costruito attraverso le attitudini appena descritte, gli permettono di avere successo in una dimensione delimitata, perimetrata. De Laurentiis non sarà mai, a nostro avviso, quel che si definisce un grande imprenditore. Ma questo problema trova compensazione nel fatto che, avendo comprato il Napoli

Calcio da più di 20 anni ed essendo il Napoli Calcio non solo un’impresa ma una malattia sociale che affligge peraltro, anche chi scrive, il divario tra essere un imprenditore capace, furbo ed essere un imprenditore in grado di passare alla storia viene, almeno in parte, colmato dal portato, dal retroterra, dal know biologico, dall’importanza del peso specifico dell’azienda che De Laurentiis guida, la quale non è solo impresa ma soprattutto passione, fede laica, pensieri, preoccupazioni, felicità, infelicità, notti serene trascorse col sorriso sulle labbra che scioglie l’adrenalina di una partita vinta la sera prima o notti inquiete e malmostose per una sconfitta che ti ha rosicato il fegato.

De Laurentiis è un imprenditore che ha strutturato negli anni un’idea molto chiara: con il Napoli non ci deve perdere soldi ma, possibilmente, li deve fare d’altronde, gli assegni che ogni anno vengono staccati dalla società sportiva Calcio Napoli a sua moglie Jacqueline Baudit e ai suoi figli in quanto componenti del consiglio di amministrazione, si rappresentano come una modalità plastica dell’intenzione strutturale appena enunciata.

Il buon “Auro” ha capito una cosa: il giocattolo funziona per le sue tasche solo se la squadra è molto competitiva e può lottare per grossi traguardi. Qualcuno pensa che De Laurentiis sia un programmatore di futuro. Noi non lo pensiamo affatto. E qui subentra un’altra caratteristica tipica dei buoni imprenditori che però non saranno mai dei grandi capitani d’industria: la differenza abissale che c’è tra quello che De Laurentiis dice e quello che De Laurentiis pensa e in parte fa. Se ci ragionate un attimo vi accorgerete che in un certo tempo, durante questi 20 anni e più, il presidente del Napoli ha capito di avere esaurito la rendita di posizione del salvatore della patria, della società guarita dal fallimento, dalla minaccia di un oblio definitivo, del condottiero della romantica scalata dalla serie C festeggiata da 60mila tifosi allo stadio che al tempo si chiamava ancora San Paolo.

Per durare e per continuare a fare impresa, la sua impresa, con il Napoli, De Laurentiis ha capito che l’unico rischio economico da correre fosse costituito dalla necessità di mettere in piedi ogni anno una squadra ambiziosa, in grado di lottare con le compagini-santuario del nord. Non poteva esimersi da ciò altrimenti il fattore produttivo essenziale costituito dai tifosi e da tutto quello che in questo tempo si può incassare dai medesimi al botteghino dello stadio ma soprattutto con i diritti televisivi che sono alti fino a quando lo sono anche gli abbonamenti, col merchandising etc sarebbe venuto meno. Conseguentemente, quest’ uomo, mai entrato epidermicamente nel cuore dei napoletani, sarebbe stato costretto a battere in ritirata.

E così, sono arrivati Rafa Benitez, un Mazzarri che al tempo era un allenatore tra i più desiderati d’Italia e poi Ancelotti e ancora Spalletti e in fine la ciliegina sulla torta a forma del parrucchino di Antonio Conte.

LE VERE INTENZIONI ANZI NON INTENZIONI SULLO STADIO E SOPRATTUTTO SUL CENTRO SPORTIVO

Tutto il resto – e questa parte dell’articolo ci consente di essere più veloci se non addirittura spicciativi – sono solo chiacchiere. Sono il profluvio di articoli, di mezzi annunci, di stop and go ,di apparenti “marce avanti” e di immancabili marce indietro. Su altre questioni che sono fondamentali, come ha ricordato più volte lo stesso Antonio Conte, per diventare un vero top club, in grado di trattenere ad esempio lo stesso allenatore per 4 o 5 anni occorrono, uno stadio di proprietà o comunque assicurato da una convenzione, di fatto, semi proprietaria, ma soprattutto un centro sportivo all’altezza di quelli delle grandi squadre europee o italiane tipo Real Madrid, Barcellona, Manchester United, Chelsea, Juventus, Inter, Milan e finanche Roma e tra poco pure Fiorentina

Ecco perché diciamo che De Laurentiis non è un programmatore, ma vive la sua esperienza anno per anno con la caratteristica del buon imprenditore che non sarà però mai un grande imprenditore, attivo nella sua lungimiranza, in quanto un buon imprenditore si accontenta dei suoi guadagni a breve e a medio termine e tutto sommato non considera fondamentale, a causa di un coefficiente di rischio di investimento che non vuole fronteggiare, neppure la chiusura di un cerchio costituito dalla vendita della società, perché se tu vendi il Napoli solo come capitale sportivo relativo alla squadra, alla sua indubbia crescita nei rainking internazionali ed europei, puoi incassare 400 ma proprio al massimo 500 milioni di euro tenendo conto anche del grande capitale rappresentato dai tanti tifosi che il Napoli può annoverare in Italia e nel resto del mondo. Ma se tu vendi una società titolare di un centro sportivo all’ avanguardia in cui esistono strutture modernissime in cui c’è una foresteria che va ad ospitare “la cantera” allora i 500 milioni possono diventare 700. Poi se tu hai uno stadio con una convenzione che ti permette, a certe condizioni di eliminare la pista di atletica leggera, di costruire qualche ulteriore struttura interna di accoglienza usufruibile dai tifosi anche al di fuori dalle feste comandate della partita, i milioni possono diventare 800. Se tu poi hai costruito un nuovo stadio di proprietà in un’area diversa da quella dell’attuale Maradona dove effettivamente sei in grado di mettere in piedi una cittadella azzurra con centri commerciali, cinema un vero museo storico insomma tutto quello che fanno i grandi club, allora gli 800 milioni possono diventare un miliardo, anche un miliardo e duecento milioni, forse anche più se lo stadio è nuovo, che poi è, milione in più milione in meno, il prezzo, scucito, ad esempio dal super Fondo americano per acquistare il Milan dalla famiglia Berlusconi. De Laurentiis campa alla giornata perché, se qualcuno si fosse preso lo sfizio di raccogliere tutti gli articoli pubblicati sulla trattativa per gli acquisti di terreni per la costruzione di un nuovo stadio, per la costruzione di un nuovo centro sportivo, occorrerebbe un server preso direttamente dalla stazione spaziale di Houston

Castel Volturno sì, Castel Volturno no, Afragola, Bagnoli, Acerra, anni fa, con quel fessacchiotto di Del Gaudio fu anche Caserta, negli ultimi giorni Qualiano, non c’è stato un articolo, che sia stato uno, di questo genere che abbia poi trovato un riscontro reale. Nell’ultimo anno De Laurentiis ha però un problema: Antonio Conte quando si è accordato con lui gli ha parlato anche del proprio desiderio di stare dentro ad un progetto di sviluppo che porti il Napoli a raggiungere il livello dei top club anche per la quantità e la qualità delle strutture. Ovviamente, De Laurentiis, che è un affabulatore, lo ha convinto fornendogli ampie rassicurazioni. Anche per questo, allo scopo di dimostrare diremmo noi di fingere un effettivo impegno da parte del presidente del Napoli, negli ultimi mesi, le cazzate si sono moltiplicate in maniera esponenziale.

Per cui stamattina abbiamo rotto gli indugi decidendo di intervenire, emendando la nostra decisione, presa sin dall”inizio della vita di CasertaCe, di non occuparci della questione – Napoli pur essendo questa dentro alle cose della provincia di Caserta in considerazione della location di Castel Volturno per la quale, mettetevelo ben in testa, la famiglia Coppola ci ha perso, durante gli ultimi 5 lustri, una barca di soldi. Quando oggi da Il Mattino abbiamo appreso (si fa per dire) che Qualiano non avrebbe avere l’onore di ospitare il Napoli calcio in quanto i terreni messi a disposizione dall’amministrazione comunale, avrebbero un’ ampiezza limitata” rispetto alla prateria sterminata di cento ettari di cui – scrive ancora Il Mattino – “De Laurentiis ha bisogno“, ci siamo rotti le scatole e, siccome noi la verità la conosciamo e non da ora ma da molto, molto tempo, è il momento di sviscerarla. Diciamocela tutta, al di la delle chiacchiere: De Laurentiis ha dimostrato negli anni di non voler spendere nemmeno un euro per lo stadio e per il centro sportivo. E ancora, in questo periodo, nonostante la scadenza degli anni contrattuali, avvenuta già da tempo, la squadra si allena in un posto decente solo perchè la famiglia Coppola gli mette a disposizione l’area dell’attuale centro sportivo, i cui manufatti, sono stati costruiti, per la maggior parte dalla famiglia Coppola e n on De Laurentiis. E schiaffatevelo bene in testa – e almeno per quel che riguarda Castel Volturno ci rivolgiamo al sindaco Pasquale Marrandino da noi tenuto ancora in fase di stretto controllo para zanniniano e a qualche sgangherato immobiliarista sempre a caccia di visibilità – che l’unica manifestazione di interesse – leggete bene – il Napoli l’ha fatta formalmente per 5 ettari. Letto bene? 5 ettari in località La Piana. 5 ettari sono in pratica quello che oggi è il centro sportivo dove si allena il Napoli. In 5 ettari ci fai tre campi, massimo 4 qualche casupola per ospitare un ristorante. In pratica non cambierebbe nulla. Ci sarebbe poi un’opzione per qualche altro ettaro supplementare, pare una decina, ma siamo lontani anni luce dai 100 ettari vendibili in località La Piana e che corrisponde a quella ampiezza che De Laurentiis sbandiera e soprattutto fa sbandierare dai giornali appecoronati. Un’estensione su cui realmente si potrebbe costruire un grande centro sportivo.

Sapete cosa pensiamo, stando anche a qualche articolo uscito negli ultimi giorni sempre sull’appena citato quotidiano napoletano? Che De Laurentiis stia giocando perché vuole rimanere dove sta anche dopo la scadenza ultimativa del prossimo 31 dicembre entro quando dovrebbe lasciare al legittimo e filantropico proprietario definitivamente l’attuale centro sportivo. Noi siamo gente di equità e analizziamo fatti e numeri: il rapporto tra De Laurentiis e le strutture legate all’attività sportiva del Napoli calcio non è quello di un imprenditore intelligente con attitudine intellettiva sviluppata nella sezione della furbizia. Le sue sono furberie. Ritiene forse di essere un nuovo re Ferdinando che avendo dato al popolo la farina del divertimento, della soddisfazione emotiva possa consentirsi di giocare le sue partite sulla pelle dei diritti, e ribadiamo dei diritti, che appartengono alla sfera del riconoscimento costituzionale da un lato e alla sfera della sacralità della res publica dall’altro lato

Non è detto che questo articolo sia una toccata e fuga, non è detto che a questo articolo non ne seguano altri.