EX CANAPIFICIO. Che gran casino: un dirigente regionale di nome Uccello racconta una storia degna di Stanlio e Ollio

24 Maggio 2019 - 18:00

CASERTA – Ci facciamo una puntura anti-cazzeggio, perché qui se ne potrebbe erogare a profusione. Ma per non dilungarci più di tanto vi diciamo che finalmente, grazie all’interrogazione presentata dal consigliere regionale Gianpiero Zinzi, abbiamo capito finalmente qualcosa su questa vicenda dell’ex canapificio, intricata e ingarbugliata ancora di più dei fili di canapa che un tempo vi trovavano albergo.

Vi invitiamo a leggere il testo integrale, perché da questo si capisce bene (vabbè, non esageriamo, si capisce qualcosa).

In sintesi, questo qualcosa, per noi, consiste nella rivelazione, quasi divina, del titolo grazie al quale il centro sociale ha occupato questa struttura fino ad oggi. O meglio, il titolo con cui l’ha occupata fino al 2014, perché tutto quello che viene dopo è stato abusivo e letteralmente illegale.

Il titolo è quello di un ancor non meglio precisato comodato.

Questo scrive, nella risposta a Zinzi, il dirigente al Patrimonio della Regione Campania Silvio “the bird” Uccello.

Accontentiamoci. Deduciamo che il comodato concesso dalla Regione Campania in anni precedenti, quindi presumibilmente durante i governi di Antonio Bassolino, sia stato gratuito.

Anche perché, se gratuito non è stato, fa lo stesso, perché tanto il centro sociale, in nome di una funzione fisica e metafisica messa a disposizione della città, si sarebbe autoscontato il canone.

Dal 2014 “the bird” conferma quello che la Regione aveva già messo nero su bianco qualche mese fa, e cioè che da questo anno in poi l’ex canapificio è stato occupato abusivamente.

Scrive l’Uccello di Vincenzo De Luca: “L’amministrazione dal 2014 chiede la liberazione dell’immobile, essendo scaduto il comodato ma soprattutto per motivi di sicurezza, tenendo informato chi di competenza e avendo attivato ogni competente procedura presso l’avvocatura regionale”.

Il burocratese è complicato ma sempre italiano è: questo passo significa che alla scadenza la Regione Campania ha avviato le procedure per lo sgombero, avvertendo “chi di competenza” di questo e anche delle carenze strutturali che di quell’immobile minavano la sicurezza.

Ci prenotiamo già per chiedere che un qualsiasi consigliere regionale si rechi nel nido dell’Uccello per fargli una domanda da profani. Scusa, Uccello, ma chi è il signor “chi di competenza”?

Il Comune di Caserta? La Procura della Repubblica? Se la Regione Campania ha informato “chi di competenza”, lei, Uccello, deve avere nei suoi cassetti le comunicazioni formali che vanno assolutamente rese note ai cittadini, che, bene o male, sono proprietari di quell’immobile.

Scrive ancora l’Uccello di Vincenzo De Luca: “Atteso che il bene doveva essere immesso nella procedura di Valorizzazione, quindi affidato a privati, per la sua risistemazione e futura messa a reddito si sarebbe finalizzata la procedura di sgombero per sine titulo. Procedura avviata da questa Direzione con propri provvedimenti e che non si è concretizzata, in quanto è avvenuto lo sgombero di che trattasi”.

Calma, sennò Uccello alle 17:30 di pomeriggio ci mette KO. Dunque, nel 2014 chi di dovere viene avvertito e questo, secondo la Regione Campania, è sufficiente per autoassolversi rispetto al mancato sgombero dell’ex canapificio. E invece non è così: la Regione Campania, rispetto a quelle autorità, che stando a quanto si deduce da ciò che scrive “the bird”, sono inadempienti, è ancora più colpevole, a nostro avviso, perché avrebbe dovuto intervenire di nuovo dopo aver capito, in tre massimo quattro mesi, che lo sgombero non era avvenuto.

E ciò ancor di più, pendendo sui giovani e meno giovani del centro sociale, quel “pericolo per la sicurezza” già esplicitato nelle famose comunicazioni spedite a “chi di dovere”.

Scusi, Uccello, ma se il canapificio cascava giù e qualcuno si faceva male, ritiene che la responsabilità sarebbe stata solo del signor “chi di dovere” o anche sua e della Regione Campania?

Straordinario il finale del passo che stiamo esaminando.

Cosa dice questo Uccello burlone…dice che siccome la Regione Campania aveva inserito l’ex canapificio tra i beni da affidare a privati attraverso una gara con tanto di avviso pubblico, applicando l’istituto della “concessione di Valorizzazione” e siccome nel 2016 la Regione Campania ha assorbito la legge nazionale che riattiva la coltura della canapa, allora stavolta ci avrebbe pensato lui, da vero e proprio pettirosso trasformato in falco, a cacciar via quelli del centro sociale.

Ma perdindirindina quei guastafeste della Procura della Repubblica hanno sgomberato loro, venendo a conoscenza, dopo ben cinque anni, a proposito di “chi di dovere”, che quell’immobile era afflitto da gravi problemi strutturali che ne minavano la sicurezza.

Dunque, Uccello, finalmente chi di dovere ha letto quello che lei o un suo collega gli ha spedito cinque anni fa e, seppur a scoppio ritardato, ha agito.

A noi non risulta affatto che le cose siano andate così, come poi scriveremo in seguito.

Ma la storia del blitz dei funzionari regionali pronti a cacciare il centro sociale, vanificato dallo sgombero ordinato dalla magistratura, è una pagina di comicità come non si vedeva dal tempo degli asini che volavano nel cielo della canzone di Stanlio e Ollio, reinterpretata da Alberto Sordi.

E ci fermiamo qui. Il resto lo leggete in questa autentica opera d’arte firmata Uccello: interrogazione1291.1.risposta.allegato