EX-MACRICO La preoccupata lettera del Comitato Macrico Verde al vescovo Lagnese per risparmiare dal cemento l’ultima area verde della città
2 Novembre 2025 - 22:47
Caserta (pm) — Il Comitato Macrico Verde, che come si sa prende il nome dall’ampia area già militare di proprietà della curia locale e che da oltre venti anni riunisce le numerose associazioni cittadine che ne reclamano a buona ragione la destinazione a parco verde pubblico, turba non poco i suoi potenziali interlocutori.
Sarà per la sua particolare rappresentatività sia in termini numerici per i tanti casertani che vi aderiscono (oltre 10mila firme raccolte in occasione di una delle sue petizione pubblica promosse nel corso degli anni) sia per le competenze che esprime al suo interno attraverso figure professionali di primissimo piano attinenti ai temi dell’ambientalismo, della riconversione al verde delle città e della vivibilità urbana. Sarà per la sua azione sempre improntata ad una totale indipendenza, scevra da qualsiasi condizionamento o peggio da possibili conflitti di interessi – due derive di questa città e di questa provincia – sta di fatto che nessuno ci vuole parlare per sentire quanto di sensato abbia da dire nell’interesse autentico della città.
Ci riferiamo, per dire, al fatto che una richiesta di incontro di mesi fa con la senatrice Susanna Camusso, nella sua qualità di commissario del PD a Caserta incaricata di rinnovare il partito locale anche con riguardo alle discutibili politiche urbanistiche del capoluogo, è rimasta lettera morta.
Al fatto che pari sorte ha avuto finora una analoga istanza rivolta alla commissione straordinaria del comune di Caserta.
Al fatto ancora che, per quanto soggetto esponenziale di un chiaro interesse collettivo, il Comitato ha subito la sistematica estromissione dai lavori regionali finalizzati alla stipula di un accordo di programma con il comune per interventi decisamente eccentrici sull’area verde. Anzi, peggio. Era accaduto che un bel giorno, l’ex sindaco Marino, a capo dell’amministrazione comunale sciolta per infiltrazioni malavitose, feceva sapere alla città che – bell’e e buono,
Perché quella sua sortita non era stata preceduta da nessuna discussione, da nessun confronto, da nessuna spiegazione e giustificazione, com’è indispensabile che avvenga in una democrazia per un intervento, come quello annunciato d’emblée, di particolare importanza economica (gli uffici diocesani preventivavano un impegno di spesa spropositato di 180 milioni di euro) e sociale per la città.
E potremmo continuare, perché, nei suoi ben 24 anni di attività, il Comitato Macrico Verde ne ha davvero sperimentato di tutti i colori ed è stato solo grazie alla sua azione se il compendio terriero è scampato alla più aperta speculazione edilizia, quella che ha sfigurato e ancora oggi sfigura la città.
Tuttavia, non demorde. Ed in questa ottica che va letta l’ultima sua iniziativa. Con la lettera che pubblichiamo in basso, chiede al vescovo Lagnese di chiarire cosa stia accadendo di tale proprietà, a fronte di alcuni recenti aggiustamenti intervenuti nella veste legale degli organismi diocesani preposti alla sua gestione. Iniziative giuridiche che appaiono chiaramente subordinate – viene detto – allo scopo di intercettare un finanziamento regionale per 15 milioni di euro in favore dell’ex Macrico in quanto asserito luogo di culto da valorizzare in quest’anno giubilare, sebbene l’area non abbia mai avuto tale funzione sacra.
E difatti, in questo limbo circa la sua destinazione, l’area della curia ha avuto e sta avendo gli usi più estemporanei, finanche di natura commerciale, tutti connotati – a nostro giudizio – dall’intento di acquisire surrettiziamente consensi agli imponenti ed ambiziosi progetti diocesani di riassetto dell’area.
Aperta periodicamente con il nome di Campo Laudato Sí, coloro i quali anche con entusiasmo vi vanno, in una città che conosce solo quartieri fortemente cementificati e scarso verde urbano, sono tutte prese dalle manifestazioni, dagli spettacoli, dai momenti di socialità che incontrano. La chiesa, non esclusa quella casertana, in quanto “esperta di umanità sa come trattare certe questioni nella odierna società dello spettacolo e non a caso punta all’intrattenimento.
Ma le persone poco o niente sanno della reale portata dei propositi vescovili, del masterplan dello studio Alvisi-Kirimoto, dell’originario disegno di realizzare sei parchi tematici fortemente strutturati, di articolata, onerosa e complessa gestione, a cui verrebbero preposti appositi organi di direzione di cui poi finanziare le spese per dirigenti, quadri, personale e di funzionamento. Piano poi diminuito, per ostacoli procedurali nell’iter approvativo, con il ripiegamento dei progetti verso una soluzione temporaneamente intermedia e ridotta per intercettare almeno una parte di finanziamenti pubblici al momento disponibili.
Non a caso il braccio operativo episcopale per il compendio terriero, la Fondazione Casa Fratelli Tutti, pone ogni enfasi possibile sulle ritenute finalità sociali, solidaristiche, educative, ecologiche dei progetti ideati, ai quali astrattamente chi potrebbe dire di no. Ma elude il tema capitale per la città, che è quello se essa possa sopportare tale nuovo costo ambientale in termini di ennesimo consumo di suolo e di forte impatto urbanistico per nuove costruzioni destinate ad intensi scopi civili. Se la città abbia bisogno di nuove strutture, per quanto le si voglia far passare come di carattere sociale o se non le occorra con priorità assoluta una conversione al verde integrale. Il capoluogo, come sa ogni casertano, è ridotto ad una piana di cemento ininterrotta, che in estate determina un surriscaldamento solare ed isole di calore abnormi oltre che una mediocre qualità dell’aria. La significativa superficie dell’ex Macrico, solo se destinata a foresta urbana, sarebbe in grado, all’evidenza, di apportare benefici ambientali alla città. Tutto il resto ha un solo nome ed è quello di speculazione.
LA LETTERA DEL COMITATO MACRICO VERDE
