Funzionario del Genio Civile di CASERTA passa un mese tra carcere e domiciliari. La storia tra i tribunali per il risarcimento

27 Novembre 2023 - 19:00

Per la terza volta a partire dal 2021 la corte di Appello di Napoli dovrà pronunciarsi sull’istanza

CASERTA – Arriva un importante passo in avanti nella richiesta risarcitoria dell’ex funzionario del Genio Civile di Caserta Michele Testa, che ha passato nove giorni in carcere e circa un mese ai domiciliari, da 28 aprile all’8 giugno del 2009.

Testa era finito coinvolto nell’inchiesta sulla centrale della Biopower, accusato di corruzione e falso relativamente alle attestazioni di conformità rispetto alla normativa antisismica per la realizzazione della centrale termica di Pignataro Maggiore.

Questo procedimento si è poi concluso con un provvedimento di archiviazione per quanto riguarda l’ipotesi di corruzione, mentre Testa è stato assolto per il reato di falso in concorso.

Nove giorni in carcere e un mese tra i domiciliari per i quali Michele Testa ha chiesto un risarcimento alla giustizia italiana.

La Corte di Appello di Napoli in qualità di tribunale che gestisce le istanze di riparazione, però ha rigettato la richiesta del funzionario, ma nel primo caso la Cassazione aveva dato ragione a Testa, annullando la prima decisione della corte partenopea.

La Corte di Appello di Napoli ha però rigettato per la seconda volta la richiesta a distanza e, inevitabilmente, avendo già una prima pronuncia del tribunale della legittimità a suo favore, Testa ha presentato di nuovo ricorso in Cassazione.

È ancora una volta i giudici dell’ultima stanza hanno dato ragione al funzionario del Genio Civile.

Come raccontato nell’articolo dedicato a Raffaele Cilindro, che potete leggere cliccando qui, il risarcimento per induzione giusta detenzione viene bloccato nel momento in cui il protagonista dell’istanza abbia tenuto un comportamento percepibile come indicativo della sua contiguità all’azione criminale.

Michele testa, invece, sarebbe stato al massimo “colpevole” (passateci il termine) di un suggerimento tecnico all’imprenditore che aveva presentato il progetto della centrale termica.

Una circostanza che non sarebbe, però, riconducibile a quel mondo del grave dolo, quella colpa che, nonostante una sentenza di assoluzione, rende impossibile l’istanza di risarcimento.

I giudici della Cassazione, quindi, convengono in buona sostanza con l’idea, portata avanti dai legali del funzionario, che ci sia un’estraneità totale dell’uomo, 62enne, all’ipotesi corruttiva.

Per questo motivo, la terza sezione penale della Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza che respingeva la richiesta di risarcimento, rinviandola alla Corte di Appello di Napoli per un nuovo giudizio, il terzo dal 2021.