Gaetano e Tullio Iorio da Zagaria a Nicola Schiavone nel 2005, poi la cascata di appalti in Provincia. Chissà che Cosentino sia stato l’unico fesso a pagare

29 Giugno 2020 - 15:38

La sensazione è che Nicola Ferraro in quelle elezioni, oltre ad essere determinante per la vittoria del centrosinistra e di De Franciscis, diventò lui stesso un fulcro, un punto di riferimento politico per il clan dei casalesi. E d’altronde, ciò che è scritto nell’ordinanza di Sandrino Diana, di Raffaele Pezzella e dello stesso Iorio, lo dimostra

 

SAN CIPRIANO D’AVERSA(g.g.) Di tutto quello che racconta il collaboratore di giustizia Massimiliano Caterino, meglio noto come il suo soprannome ‘o mastrone, la cosa più interessante almeno ai nostri occhi, che hanno letto un libro intero sulle dichiarazioni di questo pentito, risiede in un dettaglio. Precisamente, in un dettaglio temporale: il passaggio di Gaetano e Tullio Iorio dal gruppo di Michele Zagaria a quello di Nicola Schiavone avvenne in linea di massima verso il 2005.

Il sodalizio con Nicola Schiavone che ormai cominciava ad assumere le redini del clan, ancora formalmente nelle mani di Nicola Panaro, era stato “santificato” anche da incontri diretti, come quello avvenuto davanti al bar di rione Braccio di San Cipriano dove l’erede di Francesco Schiavone Sandokan fu visto parlare con Tullio Iorio, il quale poco tempo prima, insieme al padre Gaetano, era andato al cospetto per la seconda volta di Michele Zagaria per giustificarsi di un atto di scortesia che Tullio aveva effettuato nei confronti di Massimiliano Caterino.

In quella circostanza, al giovane imprenditore il boss disse che anche se ora faceva lo schizzinoso, affermando di non volersi far vedere in pubblico con o’ mastrone, lo aveva invece cercato, Iorio jr, per parlare con lui, relativamente ad una fornitura di calcestruzzo.

Tullio Iorio non ebbe invece difficoltà a farsi vedere pubblicamente con Nicola Schiavone. Iorio non fu estraneo alle vicende politiche di quelle elezioni provinciali. Si schierò come aveva fatto un pezzo di 90 dell’imprenditoria legato alla fazione Schiavone del clan dei casalesi, cioè Nicola Ferraro, con il centrosinistra capeggiato dal candidato Sandro De Franciscis che anche grazie a quei voti di Ferraro, sconfisse il centrodestra che aveva candidato Nicola Cosentino.

Tullio Iorio, negli anni successivi, non solo diventa l’uomo di fiducia di Nicola Schiavone per gli appalti all’amministrazione provinciale che lo stesso clan concordava direttamente con il dirigente Sandro Diana, ma la sua presenza diventò stabile, ve lo dice il sottoscritto che l’ha avvistato decine di volte, in ogni manifestazione che coinvolgeva componenti di quella giunta provinciale e lo stesso presidente.

Tutto ciò per dire che cosa? Che quel 2005, come ammette lo stesso Nicola Schiavone, fu un anno importante e la decisione di Nicola Cosentino di non concedere a Nicola Ferraro ciò che questi evidentemente chiedeva, provocandone il passaggio verso Mastella e il centrosinistra, non è stato sufficientemente approfondito e non ha prodotto le conseguenze che l’evidenza di quei fatti, che oggi ritornano grazie all’ordinanza su Tullio Iorio, Raffaele Pezzella e Sandro Diana, avrebbe dovuto, a nostro avviso, produrre, parimenti a ciò che invece è successo dall’altra parte, cioè dalla parte di Nicola Cosentino, il quale, come abbiamo scritto più volte, se ha fatto qualcosa di male, non l’ha fatto a quelle elezioni, nelle quali i soggetti a rischio, i borderline, gli imprenditori di camorra erano schierati chiaramente dall’altra parte.

Tullio Iorio è un protagonista degli appalti della Provincia dal 2005 in poi. Tullio Iorio lascia Michele Zagaria e in quel periodo si associa a Nicola Schiavone che lo sponsorizza presso Sandro Diana e naturalmente presso Nicola Ferraro.

Le indagini, tutte, quelle giudiziarie e quelle giornalistiche, hanno un senso, hanno una dignità ed un onore quando sono compiute senza pregiudizi, liberando la testa da ogni idea precostituita. Se uno è in grado di vivere questa condizione psicologica, può svolgere validamente il proprio lavoro, altrimenti al massimo può recuperare mezza eredità o il 50% della verità, che il più delle volte è ancora peggio dell’approdare allo 0 per cento delle stesse.

 

QUI SOTTO LO STRALCIO DELL’ORDINANZA CON LE DICHIARAZIONI DI MASSIMILIANO CATERINO