GIRO VORTICOSO DI FATTURE. Azienda casertana chiede un rimborso IVA da quasi mezzo milione di euro. Ma non ha neanche la sede e la Cassazione la stanga

22 Luglio 2023 - 11:12

Nei giorni scorsi è stato reso noto il dispositivo di una sentenza che chiude una storia iniziata ben 17 anni fa e che ha visto l’Agenzia delle Entrate e la Guardia di Finanza costantemente in azione negli accertamenti e in un’indagine penale

CASERTA – La società, precisamente una srl, si chiama o si chiamva Marica che, per carità, non è assolutamente Marican, ovvero l’impresa degli imprenditori di Frattamaggiore divenuti veri e propri mattatori di uno sviluppo, non industriale a nostro avviso ma propriamente, ma molto propriamente immobiliare all’Asi di Caserta, soprattutto nell’area aversana, anche se ci hanno raccontato di acquisiti sull’area ex Olivetti di Marcianise.

Questa si chiama Marica. Ne esiste una nel casertano, ma visto che non siamo certi sia la stessa citata dalla Cassazione, non ci permettiamo di pubblicare sede e ragione sociale.

Si tratta di un’azienda che comunque operava nella nostra provincia e che nel giugno 2006 presentava una ricchissima richiesta di rimborso IVA da 400 mila euro.

In pratica, tra le fatture incassate e quelle pagate o da pagare, le seconde erano nettamente preponderanti, superiori alle prime, al punto di estrarre un calcolo di saldo IVA di quasi mezzo milioni di euro a favore di questa Marica.

L’Agenzia delle Entrate di Caserta

non credette assolutamente a questa cristallizzazione a quella che nei mastrini dei vecchi manuali di ragioneria si chiamava IVA NS. CREDITO e IVA NS. DEBITO che in rapporto tra di loro rappresentavano una permutazione numeraria.

Per questo motivo, l’Agenzia non solo non riconobbe quella richiesta di rimborso, ma passo tutti gli atti alla Guardia di Finanza, affinché aggiungesse il proprio accertamento di diritto penale a quello a cui aveva proceduto l’Agenzia stessa.

Ne seguì un tourbillon di ricorsi. Prima alla Commissione tributaria regionale che, sorprendentemente, diede ragione a Marica, poi, a seguito di un intervento dell’Agenzia delle Entrate, alla Commissione provinciale di Caserta che ribaltò la decisione dei colleghi napoletani. Passo passo, poi, si è arrivati alla corte di Cassazione che a 17 anni di distanza dalla richiesta di rimborso ha sancito definitivamente come la Marica non debba avere un solo euro, anzi, dovrà pagare anche le spese del giudizio nel quale è intervenuta l’Agenzia delle Entrate con un controricorso.

Due i punti contestati dall’Agenzia e riconosciuti dalla Commissione tributaria regionale quando, in un primo intervento della Cassazione avvenuto qualche anno fa, questa aveva annullato la decisione favorevole alla Marica, imprimendo una traccia a cui i giudici tributari napoletani si erano dovuto necessariamente attenere.

Il primo punto è di tipo procedurale. La richiesta di rimborso IVA per 400 mila euro riguardava presunte operazioni commerciali avvenute nell’anno 2002. Per cui, la Cassazione dà pienamente ragione all’Agenzia e alla seconda decisione della Commissione regionale, le quali affermano che la richiesta si sarebbero dovute formalizzare e concretizzare non oltre l’anno 2003 e non nel 2006 come poi avvenne.

Ancor più serio il secondo motivo che, invece, attiene al merito, al contenuto della rivendicata validità di questo diritto al rimborso.

Quando, infatti, la Guardia di Finanza si mosse scoprì cose molto interessanti e anche imbarazzanti, visto che mancava addirittura la sede e un apparto logistico che giustificasse un giro di denaro da milioni di euro.

Non sappiamo come sia finita la vicenda penale che profilava un reato di falso, ma per la Cassazione civile quello che è stato raccolto e inserito nel controricorso dell’Agenzia delle Entrate è sufficiente come motivo per respingere il ricorso presentato da Marica.

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