GUARDA VIDEO E FOTO. Il fuoco fa esplodere una bomba della Seconda Guerra Mondiale. IN DIRETTA dal Monte Maggiore ecco le condizioni dei due feriti
21 Agosto 2019 - 19:24
GIANO VETUSTO (g.g.) – Quando capitano fatti del genere, riesci a capire cose su cui, abitualmente, non ti soffermi. Esistono paesi, anche nella provincia di Caserta, in cui un malore è molto più malore di quello che può avvertire un residente degli altri 100, 102 o 103 comuni della provincia. L’approdo alla piazzetta di Giano Vetusto risulta ancora oggi, nell’anno 2019, complicato, lento, anche per veicoli di buona qualità e dotati di una trazione in grado di domare quegli autentici muri di 50 o 100 metri che interrompono la salita ordinaria, divenendo delle vere e proprie erte in cui rischi di fondere il motore dell’auto che ti sta portando.
In compenso, tutto è estremamente slow e quindi, anche se ti fermi in piazzetta a chiedere a due persone che abitano in questo paese di 650 anime lontano, molto lontano dalle aree più popolate della provincia di Caserta, incroci una tranquillità anche di fronte a domande particolari
“Dove si trova il luogo della bomba esplosa che ha ferito gravemente due operai della Comunità Montana del Monte Maggiore?“. Slow, per l’appunto. “Salite per questa strada, poi c’è l’altra strada…“. E poi, effettivamente, quello che è complicato, topograficamente complicato diventa possibile, accessibile. Per una stradina stretta che conduce all’impervia zona di Razzano nei pressi del Monte Maggiore, incrociamo due ambulanze anticipate da un’auto dei carabinieri che apre la strada, perché lì non ci passa nessuno, ma se capita poi è difficile farcele entrare due auto nei 3 metri della carreggiata.
Una di queste ambulanze trasporta un ferito, dopo essere stato intubato dagli uomini del 118, verso l’ospedale civile di Caserta. La seconda è vuota, anche se l’altra vittima versa in condizioni ugualmente gravi e l’elicottero dell’elisoccorso, arrivato fin lì, lo ha caricato e l’ha trasportato al Trauma Center del Cardarelli di Napoli.
“Respirava ancora, ma era incosciente“. Così si racconta una persona sul posto. Dal momento in cui bisogna lasciare l’auto e proseguire a piedi, fino al luogo in cui si è consumato il dramma, ci sono 300/400 metri di pendenza impervia, arbusti e sentieri non battuti. Fin lì sono dovuti salire i vigili del fuoco e anche gli infermieri del 118, portando con loro qualche attrezzatura per la rianimazione.
Uno dei pochissimi residenti di quest’area che si trova ben al di sopra dei 600 metri sul livello del mare ci dice di aver sentito un botto, un’esplosione. Probabilmente non sarebbe bastato per allertare i soccorritori. Quell’ordigno, quasi certamente di origine bellica, testimonianza ancora maligna di una delle battaglie più importanti della seconda guerra mondiale, quella ingaggiata tra gli eserciti Alleati, la loro aeronautica e le divisioni della Wehrmacht, l’esercito tedesco, che proprio tra il Monte Lungo e il Monte Maggiore, sfruttando proprio l’orografia complessa insediarono l’ultima linea di resistenza per impedire e rallentare la salita verso Roma. Di solito le bombe inesplose restano tali, vengono allertati gli artificieri che mettono in sicurezza la zona e poi spostano e disinnescano il pericolo. Stavolta ci si è messa la jella perché, manco a dirlo, proprio in quel punto di un’area vastissima, sterminata nei suoi spazzi, si è innescato l’incendio che ha provocato l’esplosione dell’ordigno che, a 76 anni anni di distanza (quasi) da quella battaglia, era in grado ancora di uccidere.
Non sarebbe bastato l’allarme di quel’esplosione se non ci fossero stati altre persone nella squadra della Protezione Civile per l’incendio in località Razzano sul Monte Maggiore. Un po’ di fortuna ha aiutato forse la sfortuna a non terminare il suo sporco lavoro. Proprio nel luogo dell’esplosione, infatti, si apre la vista nella valle dell’Agro Caleno e c’è un po’ di segnale telefonico. E’ stato possibile comporre quindi il
Una storia incredibile in cui la causalità, quel dettaglio, quel centimetro in più, in meno, quel decimo di secondo che attraverso cui il tempo si mescola allo spazio, determinando un attimo irripetibile, quello di un’esplosione che magari per un centimetro in meno non ci sarebbe mai stata.
Nei prossimi minuti cercheremo di dare informazioni ulteriori dei feriti. Sul posto va sottolineata la valorosa presenza dei carabinieri della compagnia di Capua, di diverse unità dei vigili del fuoco di Teano, coordinati dal loro capo squadra, altri componenti dei corpi della Protezione Civile e anche diversi addetti della Comunità montana che prende il suo nome da quel Monte Maggiore, cima più alta del Massiccio dei Trebulani.
Una menzione speciale merita anche il nsotro collega Giancarlo Izzo di PaeseNews, a cui ci lega un rapporto maturato in cui il sottoscritto era direttore del Corriere di Caserta e lui era corrispondente per diversi comuni dell’alto casertano, il quale è riuscito a salire con la sua grintosissima figliola sulla cima per riprendere immagini che tra poco riteniamo saranno pubblicate sul sito di cui Giancarlo è proprietario e direttore.