I LADRONI DELL’OSPEDALE DI CASERTA. I risultati delle analisi su tumori dettati al telefono imprecisi e alla carlona. Ecco TUTTI I NOMI dei vip intercettati

26 Luglio 2019 - 14:40

CASERTA(g.g.) Chiariamo subito un fatto: gli indagati nell’indagine sulle ruberie (le ennesime), consumate all’interno dell’ospedale di Caserta, erano, ormai a conoscenza della indagine che li riguardava. Già nel 2017, precisamente il 21 novembre, i Nas dei carabinieri avevano perquisito, all’ingresso del laboratorio, diverse persone, per lo più infermieri più un medico, del quale poi vi diremo in un prossimo articolo, tutti sorpresi con provette contenenti sangue, urine ed altre sostanze da analizzare.

Nessuna di queste provette era in regola, secondo le norme che regolano il funzionamento del laboratorio ospedaliero. E qui arriviamo al secondo fatto che porta i protagonisti della storia, alla conoscenza dell’esistenza di un’inchiesta a loro carico: il giorno 11 gennaio 2018, i carabinieri dei Nas ascoltano, come persona informata dei fatti, Maddalena Schioppa, responsabile facente funzioni dell’Unità Operativa Complessa Patologia Clinica. In pratica, la nuova guida di quest’area dell’ospedale, che forse sostituiva il Costanzo, il quale, conscio di ciò che stava accadendo aveva fatto probabilmente un passo indietro.

Ed è proprio la Schioppa a fornire agli inquirenti, tutte le indicazioni sui criteri e sulle norme che regolano l’accettazione delle provette dai vari mittenti possibili: i reparti interni dell’ospedale, gli enti pubblici convenzionati, i prenotati al CUP eccetera. Naturalmente, ognuno di quegli involucri, per legge, avrebbe dovuto sempre contenere un codice a barre e sequenza numerica attraverso la quale acquisire tutte le informazioni, dalla provenienza fino all’anagrafe del paziente.

Tutto ciò che le provette delle persone controllate dai Nas non contenevano.

La struttura di questa indagine si basa su due presunte associazioni a delinquere. La prima imperniata sulle figure del primario Angelo Costanzo e della moglie Vincenza Scotti, coadiuvati dai dipendenti della struttura privata Sanatrix di Caivano Vincenzo Angelino e Andrea Morello. Questa struttura si occupa solo dei meccanismi attraverso cui il laboratorio ospedaliero funge, diciamo così.,, anche da laboratorio privato della famiglia Costanzo-Scotti.

La seconda struttura associativa è formata, sempre dal primario Angelo Costanzo e dall’ormai nota infermiera marcianisana Angelina Grillo. Su questo versante vengono affrontate tutte le questioni riguardanti i prelievi gratuiti, realizzati a vantaggio di personaggi più o meno noti, a titolo, così è scritto nell’ordinanza, “di piacere”. Costanzo e la Grillo si muovono attraverso le azioni materiali di tutti o quasi tutti i componenti del laboratorio dell’ospedale: Giuseppe Canzano, Enrico D’Agostino, Luigi De Angelis, Milena Di Lorenzo, Luigi Diomaiuto, Rita Greco, Annalisa Leardi, Pasquale Manna, Domenico Napolitano, Vittorio Panetta, la già citata Maddalena Schioppa, Vincenzo Telesco e Giuseppina Tucci.

A corredo di questo articolo, pubblichiamo la prima intercettazione, contenuta nell’ordinanza. In auto parlano il primario Angelo Costanzo e sua moglie Vincenza Scotti. Da questo dialogo emerge, secondo il gip del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, Ivana Salvatore, che ha firmato le misure cautelari che hanno colpito 6 dei 41 indagati, anche un altro aspetto inquietante, che in questi primi giorni di analisi del documento giudiziario, non avevamo ancora affrontato: “I risultati delle analisi venivano spesso comunicati telefonicamente e sotto dettatura del COSTANZO, ma ciò che colpiva era la superficialità e l’approssimazione con la quale i valori delle analisi venivano trascritti senza alcun senso di responsabilità verso i pazienti che si sottoponevano ad esami molto delicati (cfr. conversazioni su spermiogramma e markers tumorali). Sul punto si evidenzia fin d’ora un corposo numero di conversazioni, attraverso le quali è stato possibile captare le circostanze in cui SCOTTI Vincenza, dialogando con il marito COSTANZO Angelo, riceveva da questi, sotto dettatura, i risultati di analisi effettuate su materiale biologico, con tutta evidenza presso il laboratorio ospedaliero. In qualche occasione emergeva, altresì, che alcuni parametri analitici erano stati “concordati a tavolino”, in modo da far emergere un quadro clinico artefatto rispetto a quello effettivo.

Il gip non si riferisce, evidentemente solo a questa conversazione intercettata. Ma questo documento rappresenta un punto di snodo importante per far capire quanto fossero rilevanti, per i coniugi Costanzo-Scotti, le ragioni, i diritti, le necessità dei pazienti. Vi invitiamo a leggerlo con molta attenzione.

L’indagine, nata da un’altra inchiesta, stavolta di matrice dda e svolta dal nucleo investigativo del gruppo dei carabinieri di Castello di Cisterna sull’utenza di Vincenza Scotti, intercettata in relazione alla necessità di arrestare, come poi avvenne, il fratello Pasquale Scotti, si è avvalsa anche del contributo rilevante, ma non certo esclusivo, di attività di captazione di conversazioni telefoniche o dirette, in questo caso intercettate attraverso l’uso delle cosiddette cimici.

Sono stati messi sotto controllo i telefoni di molti degli indagati, ma anche di persone che non sono state indagate. Una per tutte, l’attuale direttore amministrativo Gaetano Gubitosa, sul quale, evidentemente, nulla è emerso, visto che in questa inchiesta, in pratica, non compare. Naturalmente, sotto controllo tutte le utenze fisse e mobili di abitazioni, luoghi di lavoro, ospedale civile e Sanatrix in primis, di Angelo Costanzo e Vincenza Scotti. E ancora tutti i numeri di Angelina Grillo, dell’agente di commercio e presunto corruttore della società Diasorin Giovanni Baglivi. E ancor, Annalisa Leardi, biologa di San Potito Sannitico e moglie dell’ex sindaco e attuale consigliere provinciale Gianluigi Santillo. Si prosegue con Vincenzo Telesco e l’altro biologo Andrea Morello.

 

 

QUI SOTTO LO STRALCIO DELL’ORDINANZA

OSSERVA

Premessa

L’ipotesi investigativa posta a fondamento della richiesta cautelare è quella dell’esistenza di due distinte associazioni criminose, dedite alla commissione di una pluralità di delitti (essenzialmente ascrivibili al falso, al peculato e alla truffa) avvalendosi delle risorse umane e strumentali presenti presso l’Azienda Ospedaliera Sant’Anna e San Sebastiano. La prima associazione, orbitante intorno al laboratorio privato “Sanatrix”, vedrebbe le sue figure apicali nei coniugi COSTANZO Angelo e SCOTTI Angelina – rispettivamente direttore del Reparto di Patologia Clinica della menzionata azienda ospedaliera e titolare del laboratorio di analisi cliniche “Sanatrix” – coadiuvati da due dipendenti dell’indicata struttura privata (ANGELINO Vincenzo e MORELLO Andrea.)

La seconda associazione, invece, coinvolgerebbe buona parte dei dipendenti inseriti presso l’U.O.C. di Patologia Clinica di Caserta, tra i quali COSTANZO Angelo e GRILLO Angelina (quest’ultima tecnico di laboratorio in servizio presso la predetta U.O.C.) con il ruolo di organizzatori e molti altri soggetti con il ruolo di materiali esecutori degli esami di laboratorio (trattasi di CANZANO Giuseppe, D’AGOSTINO Enrico, DE ANGELIS Luigi, DI LORENZO Milena, DIOMAIUTO Luigi, GRECO Rita, LEARDI Annalisa, MANNA Pasquale, NAPOLITANO Domenico, PANETTA Vittorio, SCHIOPPA Maddalena, TELESCO Vincenzo e TUCCI Giuseppina).

Secondo l’impostazione accusatoria, le delineate organizzazioni criminali assicurerebbero a soggetti privati, estranei al contesto ospedaliero, l’effettuazione di analisi di laboratorio ed esami clinici utilizzando il personale, i macchinari e i beni strumentali assegnati all’U.O.C. di Patologia Clinica, in assoluta e palese violazione dei protocolli di settore, secondo un sistema di scambio reciproco di vantaggi e “piaceri” (così come più volte definiti dagli stessi indagati) ai danni del servizio sanitario nazionale.

Nel caso della prima associazione gli indagati, mediante il costante asservimento del laboratorio ospedaliero agli interesse economici della “Sanatrix”, garantirebbero alla struttura privata l’effettuazione delle analisi alla stessa commissionate dai propri clienti, con evidente risparmio di costi per il laboratorio privato e correlativo danno per il sistema sanitario nazionale.

Nel caso della seconda associazione gli indagati, piegando la qualità di pubblico ufficiale o incaricato di pubblico servizio nonché la funzione pubblica in concreto esercitata agli interessi del sodalizio, consentirebbero a terzi l’esecuzione di analisi presso il laboratorio ospedaliero, senza la corresponsione di ticket ma sotto forma di “piaceri” assicurati a parenti ed amici, sottraendo i farmaci e i reagenti a tal fine necessari ovvero sottoscrivendo indebiti ordini di acquisto dei beni strumentali indispensabili per l’effettuazione delle analisi.

Oltre ai due reati associativi, sono contestati dal P.M. numerosi episodi di peculato e di truffa aggravata (commessi in esecuzione del programma criminoso dei sodalizi), nonché ulteriori episodi di corruzione relativi all’acquisto di materiale per il laboratorio ospedaliero da parte della società “Diasorin S.p.a.”, effettuati in assenza di reali esigenze di approvvigionamento e in cambio di denaro o altre utilità erogati a COSTANZO Angelo e GRILLO Angelina dalla società acquirente.

Alla sola GRILLO sono, infine, ascritti episodi di “assenteismo”, commessi mediante la falsa attestazione della propria presenza in servizio ovvero mediante la presentazione di falsa certificazione medica giustificativa delle assenze.

Tanto premesso, nel prosieguo della trattazione si procederà all’illustrazione del compendio indiziario e alla valutazione della richiesta complessivamente avanzata dal P.M.

A tal fine, per un’esigenza di chiarezza espositiva si ritiene opportuno operare una suddivisione della motivazione in capitoli separati, soffermandosi dapprima sulla genesi delle indagini, poi sulla presentazione del materiale probatorio acquisito (con particolare riferimento ai profili di utilizzabilità delle intercettazioni e alla identificazione degli indagati), quindi sulla sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza relativi a ciascuno dei reati contestati e, infine, sulle esigenze cautelari e sulla scelta della misura da applicare.

1. La genesi delle indagini

L’indagine trae origine dallo stralcio della nota informativa nr. 187/31-2013 datata 15/09/2014, con la quale il Nucleo Investigativo del Gruppo CC di Castello di Cisterna, nello sviluppo di un’articolata indagine condotta sul conto di alcuni esponenti di organizzazioni camorristiche legati da vincoli di parentela agli indagati, accertava condotte meritevoli di approfondimento, legate a fatti aventi rilevanza penale rientranti nella specifica competenza del N.A.S. di Caserta (SCOTTI Vincenza era intercettata, in quanto sorella dell’allora super latitante SCOTTI Pasquale). L’attività investigativa susseguente consentiva di corroborare le ipotesi investigative già accertate dal Nucleo Investigativo di Castello di Cisterna, acclarandone i caratteri di continuità nel tempo, atteso che veniva accertata la permanenza delle condotte criminose sebbene fosse decorso quasi un anno di tempo tra gli eventi constatati dal Nucleo Investigativo e quelli circostanziati, accertati dal NAS di Caserta

Nello specifico, le indagini condotte dalla P.G. procedente permettevano di acclarare che COSTANZO Angelo, in qualità di Direttore dell’U.O.C. (Unità Operativa Complessa) di Patologia Clinica dell’Azienda Ospedaliera “Sant’Anna e San Sebastiano” di Caserta (incarico ricoperto sino alla data del 30 maggio 2017), effettuava esami di laboratorio su campioni prelevati da clienti del laboratorio privato “Laboratorio Sanatrix Centro di Analisi Chimico Cliniche e Microbiologiche di Scotti Vincenza & C. S.n.c.”, con sede in Caivano (NA) alla via Faraone n. 2, diretto dalla moglie SCOTTI Vincenza. I risultati delle analisi venivano spesso comunicati telefonicamente e sotto dettatura del COSTANZO, ma ciò che colpiva era la superficialità e l’approssimazione con la quale i valori delle analisi venivano trascritti senza alcun senso di responsabilità verso i pazienti che si sottoponevano ad esami molto delicati (cfr. conversazioni su spermiogramma e markers tumorali).

Sul punto si evidenzia fin d’ora un corposo numero di conversazioni, attraverso le quali è stato possibile captare le circostanze in cui SCOTTI Vincenza, dialogando con il marito COSTANZO Angelo, riceveva da questi, sotto dettatura, i risultati di analisi effettuate su materiale biologico, con tutta evidenza presso il laboratorio ospedaliero.

In qualche occasione emergeva, altresì, che alcuni parametri analitici erano stati “concordati a tavolino”, in modo da far emergere un quadro clinico artefatto rispetto a quello effettivo.

La continuità e costanza con le quali tali conversazioni si susseguivano nel tempo faceva intuire l’esistenza di una prassi ormai consolidata e ordinaria, consistente nell’incarico da parte della SCOTTI al marito di svolgere le analisi, consegnando materiale biologico, che, per converso, era destinato per le analisi al suo laboratorio privato. Nel contempo, appariva evidente che il COSTANZO aveva piena libertà di azione all’interno del laboratorio ospedaliero, potendo procedere ad analisi su materiale biologico proveniente dall’esterno senza doversi giustificare con gli altri dipendenti del nosocomio.

Eloquenti sul punto apparivano le fonti di prova captate nel corso delle conversazioni tra presenti effettuate sull’autovettura Ford Kuga targata DN197KF in uso a COSTANZO Angelo, in cui i due coniugi, ritenendo sicuro il contesto ambientale ove si trovavano in quel momento, finivano per rivelare le proprie illecite modalità operative.

In particolare nella conversazione tra presenti n. 272 registrata in data 30.9.2013 alle ore 17.21.15 si evidenzia una condizione di urgenza lamentata da SCOTTI Vincenza nei riguardi del marito allorquando appena entra all’interno dell’abitacolo della vettura monitorata, immediatamente chiede i referti analitici “dove stanno le tiroidi?… dove tieni le tiroidi?”  riferendosi evidentemente a risultati di analisi eseguiti dal COSTANZO presso il laboratorio ospedaliero. Infatti, una volta ottenuti i dati, sempre dall’abitacolo della vettura contatta il suo collaboratore Enzo, dettandogli i valori indicati nei referti appena ricevuti (la conversazione è riportata dell’informativa redatta dai Carabinieri di Castello di Cisterna il 15.9.2014, all. 1 all’informativa conclusiva; sull’utilizzabilità delle conversazioni ivi riportate cfr. par. 2).

Nella successiva conversazione n. 2675 dell’8.1.2014, inoltre, la SCOTTI fa esplicito riferimento alle sue difficoltà nel fare regolari ordinativi ai fornitori, in quanto evidentemente il laboratorio non dispone delle necessarie liquidità: “devo ordinarli… eh.. ma il discorso è questo, che se non arrivano i soldi non mi manda la roba. Eeeh e non si può fare il laboratorio a darti tutti i giorni la roba a te, perché mo tengo un mare di roba”. La donna mostra imbarazzo al pensiero di rivolgersi nuovamente al laboratorio ospedaliero (“dai non ti  vergogni?”), ma il COSTANZO la tranquillizza: “per quanto riguarda i markers sia dell’epatite che per quanto riguarda i tumorali, quelli la me li puoi dare a me”, sottolineando che alcune specificità non vengono nemmeno registrate e che si sente garantito di fare quanto sinora accertato perché creditore a sua volta di cortesie e piaceri fatti a colleghi nel suo ambito lavorativo “ha tanti di quei piaceri, tanto non li registrano neanche. Tutti i markers tumorali e tutti i markers dell’epatite compresi tutti il torc…” (cfr. cit. informativa dei C.C. di Castello di Cisterna, all. 1 all’informativa conclusiva).