I MARIUOLI DELL’ASL. E il dirigente del Dipartimento ordinò: “Brucia le carte delle due residenze.” Salta fuori ancora una volta il ruolo del sindacato di Salvatore Stabile nei discorsi intercettati

20 Aprile 2021 - 13:34

Pubblichiamo la prima parte di un’intercettazione ambientale piuttosto lunga tra Luigi Carizzone e quella che gli inquirenti definiscono la sua amante, Patrizia Rampone

 

AVERSA – Nel febbraio del 2019 gli inquirenti, cioè il pm della procura della repubblica presso il tribunale di Aversa-Napoli nord, Giovanni Corona e i Nas dei carabinieri hanno dovuto indagare sui documenti carpendo le ultime intercettazioni ambientali in quanto l’allora dirigente del Dipartimento di Salute Mentale dell’Asl di Caserta Luigi Carizzone era convinto di non essere lui il bersaglio dell’indagine di cui però conosceva, l’esistenza.

Questa sicurezza non lo portò immediatamente a moderare il linguaggio e a non affrontare più certi argomenti con la sua interlocutrice di sempre, cioè Patrizia Rampone che il pm e gli inquirenti definiscono l’amante del dirigente. Però da questa intercettazione, piuttosto lunga, in verità che cominciamo a pubblicare oggi, si capiscono un pò di cose. Ad esempio, Carizzone dà una chiave di lettura, rivelatasi poi stravagante, sulla ragion d’essere dell’inchiesta attivata dalla procura della repubblica.

Secondo lui, infatti, i target sono rappresentati dal medico Nicola Bonacci, direttore dell’unità operativa del distretto di Teano e Salvatore Stabile. Estrapoliamo, al riguardo, dal testo di questa prima parte dell’intercettazione, da noi pubblicata integralmente in calce, il seguente passaggio: “Stanno

due configurazioni che non piacciono“, spiega Carizzone alla Rampone. Quando lui dice non piacciono, significa che non piacciono ad altri. Chiaro dunque il riferimento alla motivazione che muoverebbe le azioni degli inquirenti, orientate verso queste due direzioni che poi, di rimbalzo, portano i carabinieri anche a chiedere conto a lui stesso, cioè a Carizzone, di alcune procedure amministrative sospette. Le due configurazioni, dice Carizzone, “Antonio come sindacato, capisc a me e Bonacci.” si tratta di un’ulteriore conferma di un fatto che ai nostri occhi è stato sempre evidente: Antonio Stabile, figlio di Salvatore Stabile, dominus del sindacato sanitario Fials in Campania non è stato assunto come co.co.co. perchè ha bisogno di lavorare.

Non a caso è stato impiegato proprio dentro alla stanza del capufficio di Carizzone. Sta lì per rappresentare quel sindacato, così come afferma lo stesso dirigente, negli affari loschi che poi nel caso specifico sono la gestione di fatto, in una società di cui fanno parte Carizzone, Antonio Stabile e Antonio Scarpa, commercialista, in nome e per conto del suocero Nicola Bonacci, nelle residenze di Gricignano Rosso Rubino e Verde Smeraldo che accolgono i cosiddetti i pazienti oggetto delle cosiddette “dimissioni protette”. Che poi rappresenta secondo Carizzone, lo schermo protettivo della sua attività, l’argomento forte da opporre eventualmente alle domande che gli potrebbero fare i carabinieri, ai quali avrebbe detto: “Sto applicando un sistema di grande consistenza sociale, visto che il revolving door, cioè il trasferimento protetto, consente l’inserimento in una comunità di recupero di pazienti reduci dalle strutture più rigide degli SPDC“. “Io mi sono cautelato – dice ancora Carizzone – perchè ognuno di questi trasferimenti è frutto di una richiesta specifica fatta dalle famiglie dei pazienti.”

Piccolo particolare tecnico, aggiungiamo noi, Carizzone non sapeva di essere intercettato quel giorno e neppure in tutti i mesi precedenti, per cui la sua diventa una sorta di confessione che ha inciso sicuramente nel momento in cui il tribunale del Riesame ha respinto la sua istanza finalizzata ad ottenere la libertà dai domiciliari in cui continua a trovarsi, ma potrebbe contare non poco anche in fase dibattimentale, cioè durante il processo in cui l’ineffabile dirigente che si dilettava da batterista, rischia seriamente di essere condannato.

Il resto dell’intercettazione è costituito dai soliti apprezzamenti (si fa per dire) nei confronti degli altri attori della storia, a partire da Nicola Bonacci, al quale augura allegramente un futuro dietro le sbarre (“che se lo portassero“), ripromettendosi poi di andare a parlare con il padre del commercialista Antonio Scarpa affinchè lo tolga dalle grinfie di Bonacci, che è suo suocero, e secondo Carizzone è la persona che lo ha coinvolto nelle operazioni pericolosissime relative alle due residenze di Gricignano.

A dimostrazione che non sospetta di essere intercettato, c’è un’altra frase, anch’essa destinata a pesare come un macigno sulle prospettive giudiziaria del Carizzone. E’ un invito formulato alla sua amante Patrizia Rampone, parla delle “carte”, cioè dei documenti relativi a Rosso Rubino e a Verde Smeraldo, gestite come abbiamo già scritto più volte da prestanome puri e semplici che non sono stati neppure avvertiti al punto che Carizzone parla con la sua interlocutrice, della necessità di tenerli al corrente sulla evoluzione pericolosa delle vicende giudiziarie: “O le bruci o le butti“.

La Rampone dice che non serve bruciarle e che lei ha un posto sicuro. Del tutto evidente, dunque, che Carizzone considerasse quei documenti compromettenti per lui al punto da volerli far sparire.

QUI SOTTO LO STRALCIO DELL’ORDINANZA