I PASTICCERI D’ORO TARGATI ZAGARIA. Tutto inizia da una denuncia per assegno smarrito, fino al tesoro trovato in una banca….

15 Aprile 2019 - 11:48

CASAPESENNA – Un errore. Di esperienza e di visione, possiamo dire, criminale. L’ha compiuto Rosanna Fontana, moglie di Giuseppe Santoro, arrestato insieme a Pasquale Fontana, qualche giorno fa, a Casapesenna, entrambi pasticcieri e imprenditori, allorquando si è recata, probabilmente su direttiva di suo marito, alla stazione dei carabinieri di San Cipriano d’Aversa, per denunciare lo smarrimento di un assegno emesso dalla Banca Popolare di Vicenza, attraverso la sua filiale di Casalecchio di Reno, località alle porte di Bologna. Non immaginava, evidentemente, la Fontana che la sua non era una famiglia al di sopra di ogni sospetto e che l’attività di suo marito era da tempo controllata, monitorata.

Quell’assegno è stato oggetto di un tentativo di incasso presso lo sportello della filiale di Nola del Monte dei Paschi di Siena. Quell’assegno, dopo essere stato restituito alla Banca del traente, cioè la già citata Popolare di vicenza, è stato sequestrato dai carabinieri.

Da lì è cominciato l’ovvio controllo del percorso finanziario. A muoversi è stata la dia di Bologna, con tanto di delega della direzione distrettuale antimafia del capoluogo emiliano. Lì si è scoperto che quel conto corrente esisteva dal marzo 2014 ed era intestato ad Antonio Napoletano, personaggio di cui abbiamo già scritto amministratore unico di quella “La

Butterfly srls“, costituita in prativa per acquisire un ramo d’azienda dalla società madre di Fontana e Santoro che si chiama “Butterly srl“, senza il prefisso dell’articolo ed srl ordinaria e non semplificata.

Casalecchio di Reno diventa dunque un target investigativo. In quella zona d’Italia, infatti non insiste nessuna delle attività imprenditoriali ascrivibili a Fontana, a Santoro e a Napoletano. Ci sono solo i rapporti bancari. La dia bolognese scopre che Napoletano, Casalecchio di Reno, l’aveva vista solo in cartolina e che mai si era recato personalmente a firmare l’accensione di quel conto a lui intestato. Ci aveva pensato, invece, Pasquale Fontana attraverso Vittorio Regna, dipendente di questa filiale emiliana della Popolare di Vicenza.

Da qui poi la ricerca è diventata semplice e,manco a dirlo, sempre in quella banca sono stati trovati altri conti correnti intestati al già citato Pasquale Fontana, alla moglie di quest’ultimo Genoveffa Fontana, e ad altre società Fontana Group società cooperativa, Edil Casa srl, C.P.R. Service Società cooperativa, in pratica la caccia al tesoro è terminata e da lì si è compreso tutto, a partire dal ruolo meramente finto di Antonio Napoletano.

Al riguardo sono stati registrati movimenti bancari come versamenti di contanti per 37 mila euro e numerosi bonifici da 30 mila euro ciascuno, provenienti da imprese di costruzioni, le già citate Fontana Group, Edil Casa, C.P.R. e Ri.Pa. Group.

 

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