IL DUPLICE OMICIDIO. Il presunto killer dei fratelli Marrandino sotto torchio: “Non sono stato io. Mi hanno rubato l’auto, per questo ero a piedi in quella zona”

16 Giugno 2024 - 11:10

Il 53enne fermato ieri sera interrogato nella notte dal pm Vergara del tribunale di Aversa-Napoli Nord: nella sua abitazione trovato un fucile con matricola abrasa.

CESA. Una comunità colpita nel profondo, attonita davanti alla tragedia inaspettata. Cesa si è risvegliata, in questa domenica di giugno, stravolta dal barbaro assassinio avvenuto nel primo pomeriggio di ieri.

Marco e Claudio Marrandino sono morti sotto i colpi che sarebbero stati esplosi dal 53enne, anch’egli di Cesa, ma residente a San Cipriano d’Aversa, Antonio Mangiacapre, fermato ieri sera dai carabinieri.

Nella tarda serata di ieri i militari dell’Arma hanno effettuato una perquisizione nello studio dell’avvocato Marco Marrandino, alla ricerca di documenti e fascicoli che, in qualche modo, avrebbero potuto svelare un legame
professionale tra il civilista ed il presunto killer. Legame che, a quanto pare, non è stato trovato.

Mangiacapre, la cui difesa è stata assunta dall’avvocato Paolo Caterino, è stato interrogato per due ore, la scorsa notte, dal pm del tribunale di Aversa-Napoli Nord, Antonio Vergara.

L’arrestato ha negato di avere ucciso i due fratelli (ha anche detto di non conoscerli affatto), e spiegato che ieri pomeriggio, mentre era in auto sulla Nola-Villa Literno, due banditi lo avrebbero costretto a fermarsi e gli avrebbero rubato l’automobile. Stando al raccolto fatto al pm Vergara, Mangiacapra, proprio perché vittima del furto dell’auto, si sarebbe sentito male e per questo si sarebbe fatto poi accompagnare alla Clinica Pineta Grande di
Castel Volturno, dove è stato fermato dai carabinieri.

Insomma, il presunto killer dei due fratelli Marrandino nega ogni accusa e, nel rispondere alle domande del pm, sembra voler suggerire agli inquirenti che i veri autori del duplice omicidio, siano proprio i due rapinatori, fuggiti a bordo della sua  auto. Nel corso della perquisizione effettuata nell’abitazione di Mangiacapre, è stato trovato un fucile con matricola abrasa, sequestrato. Il fucile, illegalmente detenuto dal 53enne non è, in ogni caso, l’arma del delitto, che sarebbe, invece, una pistola.

Al vaglio degli investigatori sono ora i cellulari delle vittime e del presunto killer. Se ci fosse stato un contatto telefonico tra i tre, verrebbe a cadere l’intero racconto di Mangiacapre. 

E’ proprio sul movente che lavorano i carabinieri di Marcianise e quelli del comando provinciale di Caserta, guidati dal colonnello Manuel Scarso. Si è parlato di questioni economiche connesse a una vendita in un’asta giudiziaria, ad un possibile appuntamento che i fratelli Marrandino avrebbero avuto con Mangiacapre (i due tornavano dall’aeroporto di Capodichino) , ma al momento, restano molti dubbi. 

Marco e Claudio Marrandino, di 40 e 29 anni, entrambi incensurati, erano molto noti a Cesa, di dove erano originari. Marco Marrandino, avvocato, era stato in passato anche presidente del consiglio comunale, eletto con una lista civica, mentre il fratello era un imprenditore del settore edile.
Allo stato delle indagini, dunque, non c’è certezza sulle ragioni che avrebbero spinto il presunto assassino a sparargli con una pistola e ad ucciderli.

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