IL FOCUS DEL DIRETTORE. TEVEROLA da non credere: il fratello della presidente del consiglio minaccia la comandante dei vigili. Se non è un cretino, è roba da Dda
17 Febbraio 2025 - 21:03
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Qui sotto il post pubblicato qualche giorno orsono e su cui ci siamo assunti il dovere che eroghiamo con sofferenza spartana di ragione, inutilmente, ma caparbiamente sullo stato culturale di un territorio che nel 2025 rischia di essere trasformato in uno zoo. Gennaro Caserta farebbe metà del suo dovere a chiuder questo circo
TEVEROLA (Gianluigi Guarino) – Nel momento in cui siamo chiamati a svolgere la funzione professionale della quotidiana informazione locale fino a che punto, in quale misura, dobbiamo concedere all’umiltà, alla sobrietà e alla rassegnata necessità di scordarci le scuole alte – ma anche quelle basse – che pur abbiamo frequentato con un sufficiente profitto?
Purtroppo, tanto, ma proprio tanto. Per quel che riguarda il punto massimo a cui potremmo arrivare nella decisione di occuparci di fatti e di cose quasi lunari, fantascientifiche, assurde per il tempo in cui viviamo, noi siamo convinti ogni volta che narriamo una di queste storie di aver toccato un fondo oltre al quale il piano inclinato dell’ignoranza, applicata alle funzioni pubbliche e istituzionali, non può farci scivolare ulteriormente in basso. E invece ci sbagliamo perché non c’è limite a questo pozzo senza fondo.
L’ultima cosa al mondo che avremmo immaginato di fare in questi giorni e in queste ore era quella di dover commentare un post pubblicato su Facebook da colui che potevamo ritenere, in partenza, di primo acchito, solamente il tal Armando Pellegrino.
Niente di che, o meglio niente di che in un contesto di assenza assoluta di ogni, or minima, consistenza culturale; di ogni filtro che consente ad una persona qualsiasi di capire anche in maniera elementare che quando si attacca un’altra persona bisogna sempre considerare due piani diversi: se questa persona è un privato cittadino, la medesima potrà rispondere o andare dai carabinieri a querelare l’attaccante o attaccabrighe per il reato di diffamazione o peggio ancora di calunnia; se invece, la persona attaccata ricopre anche un ruolo di rappresentante di una istituzione pubblica bisogna stare ancora più attenti nella esplicitazione del diritto di critica, propaggine fondamentale della libertà di pensiero sancita dall’articolo 21 della Costituzione. Bisogna stare attenti perché un attacco scriteriato, aggressivo, e soprattutto non fondato, finisce per coinvolgere non tanto la persona quanto la pubblica istituzione che questa rappresenta. Ciò, in pratica, rende ancor più grave una possibile chiamata in reità di chi formula questi affondo a testa bassa e senza alcuna logica concettuale, magari utilizzando parole oblique, trasversali e minacciose. In poche parole il “sacro” principio della libertà di espressione trova barriera solo nel momento in cui invade, compulsa e riduce le libertà e i diritti altrui.
E questo vale per un qualsiasi cittadino che parla per se stesso. Quando, poi, il cittadino in questione è legato da un profondo vincolo familiare con un alto esponente delle istituzioni pubbliche la questione si complica e non di poco. Non perché, in automatico, il congiunto della persona che svolge una pubblica funzione impegna anche quest’ultima direttamente con le sue affermazioni. Ma è chiaro come si può vedere e come ci si può rendere conto dalle cronache giornalistiche nazionali e internazionali di ogni giorno che se una stupidaggine, diciamolo pure, una cagata la fa un cittadino senza implicazioni parentali autorevoli e importanti è un discorso, ma se la cagata la fa Andrea Giambruno va da sé che la questione investa la compagna, ossia la Presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni la quale non può regolare solo privatamente il fatto, ma dovrà fare un comunicato così come l’ha fatto in cui annuncia al popolo di aver troncato la relazione di convivenza con il compagno.
Una premessa obbligatoria quanto inutile per questi trogloditi
Mo, pensate che questi qua che fanno la politica (si fa per dire) a Teverola, come Pezzella che fa battute omofobe sul consigliere Gnasso (CLICCA PER VEDERE E ASCOLTARE) possano sortire qualche risultato in termini di comprensione concettuale e conseguentemente di sensibilizzazione ad un’adeguata riflessione? Pensate che possa comprendere cosa significhi questa nostra premessa un soggetto quale Gennaro Caserta, sindaco grazie a 486 voti di origine camorristica che ha cercato ed assorbito nel suo mulino per effetto dell’opera elettorale dell’attualmente recluso ai domiciliari Biagio Lusini e della dottoressa Ellen Di Martino, nipote del super boss Nicola Di Martino che ha schierato il vice boss poi arrestato Salvatore De Santis davanti ai seggi? No, questa premessa, che appartiene ad un minimo sindacale di civiltà, non politica, non giuridica, ma semplicemente di civiltà elementare non servirà a nulla.
Ma noi la premessa l’abbiamo dovuta e anche voluta scrivere lo stesso, in quanto il dovere etico e professionale di un giornalista serio rappresenta una variabile indipendente dal raggiungimento dell’obiettivo di una presa d’atto o di una volontà espressa di confronto da parte di chi è destinatario dei temi appena sviluppati. Pur sapendo bene che non riusciremo a contaminare nessuno a Teverola cercando di inculcare l’idea che se uno conosce l’alfabeto, il complemento oggetto, le tabelline almeno fino a quella del 7 è un cittadino migliore e soprattutto più libero, non ci lasceremo certo contaminare dalla legge della giungla, da gente che farfuglia suoni indistinti che vengono spacciati per parole.
Però, analizzando la questione di erogare una premessa così ampia e impegnativa, riteniamo di poter dire, senza voler fare ironia ma molto seriamente, che il preambolo l’abbiamo scritto in funzione del nostro spirito liberale che ci porta a dar conto di qualsiasi punto di vista espresso da un abitante del pianeta, quand’anche appartenente alla specie dei primati. Dunque, il primo a doversi sentire rispettato da CasertaCe è il già citato gentleman Armando Pellegrino, da cui ci aspettiamo i dovuti ringraziamenti.
Ecco perché se chiamiamo cretino Pellegrino lo salviamo. Gli facciamo un gran favore
Il suo scritto, a cui bisogna dare lo spazio e la visibilità che merita, in puro spirito liberale, campeggia non caso come porta di ingresso di questo articolo. Lo facciamo lo stesso, per nostra coscienza personale, anche se pensiamo che lui, il Pellegrino, non sia in grado di pesare e di apprezzare il segno di questa nostra scelta. Lui, il Pellegrino, non se ne rende conto, ne siamo sicuri, in quanto non è attrezzato per capire qualcosa che vada al di là di un bullismo da strapaese. Lui si sente “gruoss” scrivendo questa cosa e non un cretino come appare a tutti gli effetti. Ora qualcuno dirà: ma che fai insulti? No, semplicemente ripaghiamo con egual moneta chi ha offeso e chi ha minacciato non tanto una persona ma una divisa su cui c’è scritto Repubblica Italiana. E allora andiamo a verificare se l’uso del vocabolo cretino è eccessivo, è diffamatorio o se invece e non è fin troppo indulgente riducendo a cretineria affermazioni che se non fossero classificate in tal modo prefigurerebbero scenari inquietanti e un intervento da parte delle istituzioni preposte. Per cui, ci aspettiamo un secondo ringraziamento dal signor Pellegrino, perché se uno afferma che nel momento in cui ha scritto quelle cose lui non fosse pienamente in grado di intendere e di volere, come ci insegna un principio fondamentale del diritto, non è punibile.
Il post Facebook del fratello della presidente Sara Pellegrino è una minaccia al comandante dei vigili
Ma allora, andiamo per ordine: chi è questo Arnaldo Pellegrino? Ci dicono Armando…vabbè fa lo stesso. Abbiamo scritto che è un congiunto delle presidente del consiglio comunale. Un congiunto di prima schiera e di secondo grado rispetto alle previsioni del codice civile, un parente con una cifra di relazione di sangue inferiore solo a quella di primo grado, padre-figlio o madre-figlio. Armando Pellegrino è il fratello, dunque non il cugino di secondo, terzo grado, ma il fratello della ugualmente già citata dottoressa Sara Pellegrino, presidente del consiglio comunale. Insomma una persona che, di fatto, condivide con il vicesindaco il prestigio di seconda carica della città.
Vediamo i passaggi peculiari del post: a questo punto evochiamo l’anima di Indro Montanelli, turiamoci il naso, prendiamo un plasil preventivo. Insomma, non possiamo evitare, non possiamo divingolarci, percheé il tizio, come già detto, è il fratello della presidente del consiglio comunale di Teverola e purtroppo ci tocca analizzare ciò che scrive. Non sappiamo se dal suo cognato acquisito Biagio Lusini…
Alt, alt: nessuno osi scandalizzarsi men che meno indignarsi per questa nostra battuta. Abbiamo citato, infatti, l’ordinanza sulla lottizzazione Schiavone, quella in cui Biagio Lusini viene narrato come il tessitore di un surreale dialgo con il tergicristallo della sua auto. Scrive la Procura di Aversa con il Gip dello stesso Tribunale che fa suo il concetto: “Pellegrino Sara risulta legata a Lusini Biagio da una lunga relazione sentimentale”. Se dunque abbiamo fatto la battuta sul cognato è perché la circostanza non l’abbiamo conosciuta dalla strada, visto che noi non siamo di Teverola, ma l’abbiamo attinta da un autorevolissima e indiscutibilissima fonte, quella di due pubblici ministeri della procura di Aversa-Napoli Nord, esperti e avveduti quali indubbiamente sono la dott.ssa Patrizia Dongiacomo e dottor Cesare Sirignano, precisamente a pagina 349 della citata ordinanza.
Un attimo prima di entrare nel merito di due-tre righe incredibili e spiazzanti, messe nero su bianco da Armando Pellegrino, vogliamo precisare che, di tutto possiamo essere tacciati, eccetto di essere estimatori della comandante Sabrina Del Prete. Se controllate l’archivio di CasertaCe vedrete che a lei non abbiamo mai distribuito elogi, avendola sempre considerata un prodotto clientelare del consigliere regionale Giovanni Zannini da Mondragone, città da cui la Del Prete proviene.
Però, qui, Del Prete o non Del Prete, la questione al di là delle generalità della comandante dei vigili urbani è maledettamente seria: allora, se un cittadino comune qualsiasi scrivesse cos come ha scritto Pellegrino che la Del Prete è “una pseudo comandante”, saremmo di fronte ad un giudizio severo che implicherebbe il mancato riconoscimento da parte di quel cittadino del ruolo formale svolto dalla comandante in questione. Ma se a dirlo è il fratello della presidente del consiglio comunale, dove sta il post – perché noi non l’abbiamo trovato – della dottoressa Sara Pellegrino con cui questa prende le distanze da suo fratello? Sono trascorsi diversi giorni e la Pellegrino non ha detto se è in linea anche lei con il pensiero del suo variopinto germano e dunque se considera, parimenti, la Del Prete una pseudo comandante, con la conseguenza di delegittimarla, visto che la Pellegrino si esprimerebbe dalla cattedra di una posizione importante, autorevole, quale è quella di guida ufficiale del Consiglio comunale di Teverola. Oppure se invece ha chiesto al fratello di bruciarsi i polpastrelli evitando di scrivere stupidaggini sui social.
Sempre il germano variopinto sostiene pure che la comandante è “ignara del rispetto istituzionale”. E qui dobbiamo correre di nuovo in soccorso dell’ottimo Armando, così come abbiamo fatto quando abbiamo applicato il cerotto marcato “cretino”. Se infatti, dobbiamo giustificarlo in qualche modo non facendo diventare il suo caso una questione troppo seria in un territorio in cui l’intimidazione, la prevaricazione, hanno rappresentato il virus cronico grazie al quale la camorra ha proliferato, frenando pesantemente lo sviluppo socio-culturale, allora occorre asserire che questo signore ha utilizzato la parola “ignara” perché gli piaceva la fonesi ma in realtà non ne conosce il significato. Cioè come suonava, della serie “me piace e ce lo metto”. Non conosce il significato di questa parola perché altrimenti il messaggio sarebbe obliquo, intimidatorio. Della serie, essere ignara del rispetto istituzionale significherebbe, se lei signor Pellegrino conoscesse il significato di questo aggettivo, auspicare la consegna da parte della comandante Del Prete a Gennaro Caserta, alla dottoressa Pellegrino o addirittura a lei, signor Pellegrino, una potestà indipendente che risponde solamente ad altri poteri, a partire da quello della magistratura inquirente connessa all’attività di un vigile urbano quando questi svolge funzioni di polizia giudiziaria. Una potestà indipendente, perché un vigile urbano men che meno un comandante non deve chiedere certo il permesso al sindaco, al presidente del consiglio comunale o addirittura a lei signor Pellegrino quando deve amministrare l’ordine pubblico e le attività di sanzione operata ai danni di chi viola la legge. Perché sta scritto solo nel codice della sua testa, signor Pellegrino, il principio che una comandante dei vigli urbani debba porsi il problema del momento economico e di altre contingenze nel momento in cui, sotto la sua responsabilità e nell’esercizio delle sue funzioni, assume provvedimenti sanzionatori nei confronti di automobilisti, commercianti e di altre espressioni incivili che abbiano violato la legge.
Il nuovo regolamento sull’occupazione del suo pubblico a noi non frega un tubo e vi spieghiamo perché
A noi non interessa un tubo la questione relativa alla pubblicazione o alla non pubblicazione del nuovo regolamento riguardante l’occupazione del suolo pubblico a Teverola. La comandante dei vigili ha una potestà che non è indiscutibile, inoppugnabile, ma che può essere contestata nei modi e nei limiti previsti dalla legge rivolgendosi a poteri superiori quali la prefettura o quali la magistratura. Non è certamente lei, signor Pellegrino, il tribunale del riesame e della coazione minacciosa degli atti amministrativi o di carattere giudiziario che un comandante dei vigili urbani può assumere. Al di là di queste vicende relative l’occupazione di suolo pubblico, di cui per altro lei signor Pellegrino non fa alcuna menzione nel suo spavaldo e un po’ comico post di Facebook, un comandante dei vigili urbani non può operare serenamente se il fratello della presidente del consiglio comunale esplica minacce come quelle espresse da lei, signor Pellegrino.
L’ultima frase. Preoccupazione o una solenne pernacchia
“La maggioranza sistemerà al più presto questo fischietto da parcheggiatore abusivo”. La vogliamo buttare a pasta e fagioli e di conseguenza si va ad erogare una pernacchia labiale oppure, chiamiamo Barbariccia “che del cul fece trombetta” per dirla alla Dante Alighieri? Vogliamo dire per la seconda volta che questo è un “cretino” e lo facciamo dire a Gennaro Caserta e alla dottoressa Pellegrino in modo tale da non prendere sul serio quella che è una minaccia a tutti gli effetti? Ma chi sistema lei signor Pellgrino? Ma chii crede di essere, lo sceriffo? Il padrone del vagone? Stavolta facciamo sul serio: ma come si permette lei di esprimersi in questo modo nei confronti di un’autorità che con la sua divisa non rappresenta solo Teverola ma la Repubblica Italiana? Ma dove ha lei, signor Pellegrino? In quale Suburra? Gennaro Caserta se questi sono i tuoi uomini, se questa è la gente che ti ha messo lì, non si potrà deflettere, arretrare di un centimetro la battaglia che stiamo conducendo e che condurremo ancora con maggior vigore. Esattamente come la stiamo conducendo, al momento invano – ma noi siamo pazienti e perseveranti – sulle evidenti infiltrazioni camorristiche riguardanti anche un altro comune, lo zanniniano Santa Maria a Vico, che comunque non è nulla rispetto a quello che è successo nell’ultimo anno e sta succedendo a Teverola.
“Le buste trasparenti, il prefetto, le palle” ma cosa sta dicendo, signor Pellegrino? Dal suo linguaggio si vede benissimo che il brodo di coltura è quello di Biagio Lusini. E ora si accomodi pure signor Pellegrino. Vediamo se fa il bullo anche con noi che siam gente pacifica e che guarda molto all’insegnamento biblico, eccetto che per una cosa: non porgiamo mai l’altra guancia. Se prendiamo uno schiaffo ne restituiamo due, se ne prendiamo tre ne restituiamo quattro e alla fine vediamo chi resta in piedi. La vergogna è un sentimento che ha che fare con l’esistenza o quantomeno con la percezione dell’esistenza di una coscienza. E questa ha la speranza di esistere, di essere percezione seppur lontana, seppur remota, quando si conosce l’alfabeto e le tabelline fino a quella del 7. Per cui è perfettamente inutile invitare il sindaco Gennaro Caserta, la presidente del consiglio comunale Sara Pellegrino e lo spassoso bullo-energumeno a vergognarsi. Ma questi teverolesi, chi sono? C’è qualcuno in grado di comprendere cosa sia essere veramente un cittadino o un tassello o una maglia del tessuto di una cittadinanza? E’ mai possibile che ci si rassegni ad essere governati da soggetti farfuglianti?
P.S: ma è vero che la comandante Sabrina del prete, nell’ambito dell’attività finalizzata a reprimere e a prevenire i comportamenti che possono arrecare danno all’ambiente in un contesto territoriale bollato ancora una volta di infamia dalla CEDU, ha fatto visita anche all’officina di Pasquale Di Martino, meccanico di professione, fratello del boss che ha dato nome all’omonimo clan e padre della consigliera Ellen Di Martino che grazie allo zio e a questo papà ha portato a Caserta quasi 500 voti, decisivi per la sua elezione?