IL FOCUS. Il congresso provinciale di FDI rischia di essere vinto da Zannini e Magliocca. Marco Cerreto ha reso questo partito subalterno ai cacicchi di De Luca

17 Novembre 2023 - 11:56

Al riguardo, il tentativo attuato da Gimmi Cangiano, di arrivare alla elezione unitaria di un terzo nome, che superi al contrapposizione tra lo stesso Cerreto ed Enzo Pagano, appoggiato dal consigliere regionale Alfonso Piscitelli e dalla senatrice Petrenga, è interessante, ma solo a condizione che sia accompagnato da uno sviluppo della linea politica che va immediatamente allineata ai valori e alla serietà di quella sviluppata da Giorgia Meloni negli anni in cui è stata all’opposizione

CASERTA (Gianluigi Guarino) Il congresso provinciale di Fratelli d’Italia che si svolgerà, se non andiamo errati, venerdì 24 e sabato 25 novembre, si trova a dipanare un nodo molto importante. Non è un mistero che questo giornale abbia assunto della posizioni doverosamente dure nei confronti di chi ha ricoperto, negli ultimi anni, il ruolo di guida politica del partito di Giorgia Meloni. Questo è accaduto non perchè Marco Cerreto, da un anno e qualche mese anche deputato della Repubblica, ci stia antipatico, tutt’altro. E’ successo, invece, perchè Marco Cerreto ha costituito, nella sua veste di massima autorità politica, la posizione del partito rendendola totalmente subalterna a pezzi del centro sinistra e ad altri pezzi, travisati dalle improbabili insegne di una cavalleria di ritorno all’interno dei berlusconiani di Forza Italia quando in realtà operano e fanno politica in stretta simbiosi con chi rappresenta, più di tutti, nella provincia di terra dio lavoro, gli interessi politici ed elettorali del governatore Vincenzo De Luca.

E ciò, come abbiamo scritto più volte, ha offeso e offende la dignità di un partito diventato il primo d’Italia proprio grazie ad una posizione chiara, in grado credibilmente di rifuggire da ogni tratto di ambiguità, attenta a scacciare dalle proprie insegne ogni ombra dell’antico morbo della politica italiana e meridionale in particolare: quel trasformismo che sviluppa come sua subordinata complementare, come sua derivata una funzione storicamente troppo attiva nella variabile individualista.

Il consociativismo, quale effetto della tara trasformistica, è, troppo spesso, il pane fresco e quotidiano di tutti quelli, purtroppo tantissimi, che, di giorno fanno finta di litigare e di notte, alla maniera dei ladri di Pisa, spartiscono il bottino e che hanno cavalcato, in Campania e soprattutto in provincia di Caserta la subordinata consociativa che alimenta la valutazione dell’opinione pubblica che si sente autorizzata a scivolare lungo il crinale demagogico, facendo di tutta l’ erba un fascio, condannando tutti i partiti alla stessa maniera, e attivando, in definitiva, un processo disgregativo della funzione di elettorato attivo, attraverso la scelta astensionista.
Nè Giorgia Meloni, sia al tempo in cui era solamente presidente del partito, ancor di più oggi in quanto impegnata a ricoprire la funzione di Presidente del Consiglio, nè la sorella Arianna Meloni, a cui da qualche mese è stata affidata molta parte della gestione politica di Fratelli D’Italia, nè il deputato toscano Giovanni Donzelli, che ancora oggi opera nelle stanze storiche di via della Scrofa hanno mai avuto una precisa percezione del modo con cui Fratelli d’Italia è stato rappresentato in provincia di Caserta.

Se l’avessero saputo, non ascoltando solo ciò che gli riportava Marco Cerreto, avrebbero avuto qualche dubbio nel momento in cui hanno deciso di strutturare le liste in maniera tale da garantire, già in partenza, la pressoché certa elezione a Montecitorio dello stesso Cerreto.

Il caso di Gabriella Santillo, la trasformista, emblema della gestione di Marco Cerreto

Allungheremmo troppo il brodo se ci mettessimo ora a rivangare la storiaccia della capriola, prima consociativa e poi , a tutti gli effetti trasformista, rozzamente realizzata, con la copertura politica ufficiale di Marco Cerreto, da Gabriella Santillo, eletta nel 2021 nella lista di Fratelli d’Italia, dentro ad una coalizione di centro destra che sosteneva il candidato presidente Stefano Giaquinto, designato da tutti e tre i partiti cioè da Fratelli d’Italia, da Forza Italia e dalla Lega e, genuflessasi già dal giorno dopo, già dall’atto d’insediamento del nuovo consiglio provinciale al cospetto di Giorgio Magliocca e di Giovanni Zannini, due politici totalmente allegati al sistema di potere del governatore del centro sinistra Vincenzo De Luca. Un atteggiamento culminato con l’assegnazione di una delega che ha segnato il passaggio della Santillo e di Fratelli d’ Italia dalla minoranza in cui avrebbe dovuto stare per delega dei consiglieri comunali della provincia che hanno votato alle elezioni del dicembre di due anni fa, alla maggioranza monopolizzata da uomini di De Luca.

Marco Cerreto, ovvero il contrario esatto di ciò che la Meloni ha fatto e per cui ha vinto

Se tutto ciò, se la vicenda di Gabriella Santillo, poteva rappresentare una normale e per niente inconsueta vicenda di cambio di casacca, operata da un peon o da una peon, è successo, ed è questo il fatto grave, che il commissario provinciale Cerreto abbia fatto prevalere al tempo i rapporti personali strettissimi, familiari, che ha con Giorgio Magliocca, al punto di avergli anche battezzato o cresimato i figli – stabilire il fatto preciso non è essenziale – rispetto alla difesa della dignità di un partito che le elezioni politiche del settembre 2022 le ha vinte proprio adottando un comportamento esattamente contrario, geometricamente antitetico rispetto a quello adottato da Fratelli d’Italia in provincia di Caserta. Perchè non ha ceduto mai alle avances, alle profferte arrivate da ogni dove affinchè partecipasse a governi della legislatura precedente, precisamente da quello Conte – Salvini e a quello presieduto da Mario Draghi.

E’ del tutto evidente allora, che a Roma non sono venuti a conoscenza di queste cose capitate a Caserta visto e considerato che questo giornale non è che poi sia, aggiungiamo noi comprensibilmente, in cima alle rassegne stampa preparate per le Meloni e per Donzelli.

Ma siccome oggi stiamo parlando del congresso provinciale e della fortissima volontà di Marco Cerreto di essere confermato alla guida del partito, con grandi possibilità, numeri del tesseramento alla mano di veder realizzato questo suo disegno, insomma, alla luce del probabilissimo esito del congresso, rimarrà irrisolto e non dipanato il nodo politico così come lo abbiamo declinato nella prima parte di questo articolo, del posizionamento reale, che è altra cosa rispetto al posizionamento del partito, delle parole e dei comunicati stampa. E questa realtà che negli ultimi due o tre anni tutti hanno potuto toccare con mano, non può essere ignorata in quanto, dalla probabilissima elezione di Cerreto a presidente provinciale, discenderà il consolidamento e rafforzamento del controllo nella linea politica da parte di una persona che frequenta abitualmente da amico del cuore, da padrino dei figli, la casa, all’interno della quale esiste un’alta probabilità di incontrare, sia di sera che di giorno, Giovanni Zannini altro amico del cuore presidente della provincia, Giorgio Magliocca, avamposto, subito dietro al consigliere regionale, del potere di Vincenzo de Luca in provincia di Caserta.

Della stato sempre più solido di questo nodo il tema di questa linea politica effettiva non può essere definito e risolto coprendosi gli occhi con le fette di prosciutto e dicendo che, tutto sommato, Giorgio Magliocca è tornato in Forza Italia rendendo finalmente commestibile la posizione della Santillo e di Cerreto.

Quelli che masticano bene le strutture lessicali del vocabolario della politica parlerebbero di ambiguità. Noi, che siamo chiamati, invece, a raccontare la carne viva e pulsante della verace e purtroppo vorace politica locale, possiamo affermare, non correndo il rischio di essere tacciati di mistificazione o di inseguire vanitosamente la narrazione del politically (s) correct, che Giorgio Magliocca è, oggi più che mai, un politico associato al governatore della Campania Vincenzo de Luca. Si tratta di un dato di fatto e se interroghiamo mille persone che abitano in questa provincia e che si interessano, anche minimamente, dei fatti della molto sedicente politica locale, il 100% o quasi il 100% di esse non potrà non confermare questa tesi.

E ciò, per un motivo tanto semplice tanto evidente, di cui nessuno, probabilmente neppure Marco Cerreto, può negare una palmare identificazione: Giorgio Magliocca, come è risultato chiaro dall’ormai famoso video, registrato nel luglio scorso in quel di Pignataro, è totalmente subalterno a Giovanni Zannini, cioè ad una punta di lancia di De Luca, ma forse ancor di più del deluchismo, di un peculiare modo di far politica di questo governatore, che davanti alle telecamere vuole accreditare, e ci riesce largamente, l’immagine di essere un simpatico e carismatico sfasciacarrozze , un politico anomalo, di quelli pana al pame e vino al vino, mentre dietro alle telecamere ha messo in piedi, conformisticamente, un grande, mastodontico, sistema di potere clientelare, che i suoi cacicchi territoriali, primo fra tutti Zannini, tengono in piedi attraverso la promozione di meccanismi fondati su gare d’appalto a dir poco opache, su una miriade di concorsi il cui esito è largamente segnato da molto prima della pubblicazione dei bandi.

FDI, ovvero un destino di subalternità a Caserta e provincia

La quasi certa rielezione di Marco Cerreto significherebbe la conferma di un posizionamento subalterno del partito di Giorgia Meloni al sistema di potere di De Luca e di Zannini.

C’è poco da fare. Non bastano le semplici dichiarazioni d’intenti. I fatti hanno dimostrato, anche ultimamente, che Fratelli d’Italia primo partito italiano, primo partito della provincia di Caserta alle ultime elezioni politiche di è avvassallato nei feudi di Giovanni Zannini e Giorgio Magliocca.

E se questa struttura relazionale ha retto negli ultimi due anni, il rischio è che proprio in considerazione della forza, del peso specifico, della leadership della Meloni, il patto scellerato, foriero di derive consociative e trasformiste si vada a consolidare al di la dei posizionamenti politici visto e considerato che Magliocca ha trovato una finta collocazione nel centro destra in Forza Italia e lo Zannini è sempre pronto a muoversi, a ricollocarsi, a ricollocare il suo inquietante metodo di gestione, anche nel centro destra, anche in Fratelli d’Italia, dove ha tentato di entrare prima della pandemia, quando tutti i sondaggi davano De Luca sconfitto utilizzando il suo amicone di sempre, l’affine in tante cose Michele Schiano.

Il terzo nome di Gimmi Cangiano, è un’ ipotesi, che se vera gli darebbe una dimensione di leadership

Di questo deve parlare il congresso di Fratelli D’Italia. E allora nel momento in cui, come si profila in queste ore, l’altro deputato Gimmi Cangiano sembra lavorare per un’ipotesi alternativa a quella di Cerreto, a quella dello schiacciamento dannoso del partito su Magliocca, Zannini e De Luca, il suo sforzo va quantomeno valutato con un certo interesse. Gimmi Cangiano si muove lungo una corda sottilissima. La ricerca dell’unità, l’associazione a questa eventuale terza via, diversa da quella costituita dall’antagonista Enzo Pagano, sostenuto dal consigliere regionale Alfonso Piscitelli, ma pure differente dalla conferma di Marco Cerreto, ancor di più, però, dalla conferma di quella politica subalterna alle posizioni di Zannini e di Magliocca, che con scarsa qualità e scarsa dignità ha zavorrato quella che dovrebbe essere una fase di crescita e di affermazione delle proposte di un partito biologicamente, naturalmente alternativo al sistema di potere di Vincenzo de Luca, dovrebbe rappresentarsi come una modalità attraverso cui si vada ad evitare una spaccatura interna fra le 3mila tessere sottoscritte sotto la spinta dello stesso Cangiano e di Cerreto e le circa 1200 frutto del lavoro di Alfonso Piscitelli.

La ricerca di un nome unitario avrebbe, però, un senso se ciò riuscisse a sviluppare, a Caserta, una linea politica doverosamente speculare a quella che ha dato struttura e soprattutto prospettiva a Fratelli d’Italia nei lunghi anni trascorsi a dare, a Roma, forma e sostanza ad un’opposizione chiara e mai inquinata da inciuci con chi ricopriva gli incarichi del potere.