IL FOCUS. MD, “il piacere di fare la spesa”. Ma quella fatta per l’hotel Houston a CASAGIOVE rischia di essere avariata e piena di ombre

8 Aprile 2025 - 21:01

Primo punto: vi dimostriamo, leggi alla mano e con un documento del 1973 del commendatore Luigi Cirillo, che la rimozione del vincolo fatta dalla Regione non è legale. Secondo punto: la classificazione dell’area in questione all’interno del Puc adottato il 30 dicembre scorso, che prende atto del Prg vigente, è falsa perché il permesso di costruire dichiarato è stato attribuito solo il 2 aprile scorso. Terzo punto: quel comparto è, nel Prg ancora vigente, classificato come D3, ossia solo commerciale, e se il Comune di Casagiove utilizza lo stesso Prg per eludere le norme di salvaguardia, allora non può scorporare 11mila metri quadrati destinandoli a verde. IN CALCE ALL’ARTICOLO LA LETTERA DEL 1973, IL DECRETO DELLA REGIONE CAMPANIA CONTENENTE LA DICHIARAZIONE NON VERITIERA DI PODINI, LA RISPOSTA DEL DIRIGENTE DI RIENZO ALL’ACCESSO AGLI ATTI CHIESTO DAI CONSIGLIERI DI OPPOSIZIONE, IL PERMESSO DI COSTRUIRE DEL 2 APRILE SCORSO

CASAGIOVE (G.G.) – In principio fu l’Hotel Houston, un’opera realizzata da Luigi Cirillo, papà di Giuseppe Cirillo, meglio conosciuto come Dottor Seduction.

Quasi sicuramente, il commendator Cirillo costruì quell’albergo attingendo in piena legittimità ai fondi che in quegli anni venivano erogati soprattutto all’Italia Meridionale, a maggior ragione per le strutture ricettive, che beneficiavano di una normativa molto più favorevole che agevolava anche le procedure burocratiche.

Ma quando la Regione Campania si è dovuta pronunciare sulla richiesta di rimozione del vincolo di destinazione alberghiera dell’area su cui insiste l’Hotel Houston, che, come è noto a tanti che ci passano spesso davanti, è completamente fatiscente, è avvenuto un fatto molto interessante. Il nuovo proprietario, ossia la Md Spa, i grandi supermercati italiani, ha dichiarato, attraverso il suo legale rappresentante, il famoso cavaliere Patrizio Podini (85enne nato a Bolzano, ma che ha trovato la sua “America” nel Sud Italia, dove ha insediato le sue sedi legali e operative prima a Napoli, nel Centro Direzionale, poi a Caserta, infine nella zona ASI di Gricignano d’Aversa, capannone 18), ha dichiarato – così è scritto testualmente nella delibera della giunta regionale dello scorso 26 febbraio 2024, il cui testo pubblichiamo in calce – “di non avere ottenuto contributi pubblici ai sensi del comma 1 dell’art. 5 della legge regionale 28/11/2000 n. 16”.

Ora, Podini un po’ ci ha marciato, con ogni probabilità, nel senso che lui è troppo avveduto, esperto e scaltro per non aver letto il passo letterale del comma 1 dell’articolo 5 dell’appena citata legge regionale n. 16 del 2000. Ci ha provato e gli è andata bene.

Si fa fatica a pensare che gli uffici della Regione Campania, così ampiamente popolati da gente di esperienza, abbiano potuto accontentarsi della dichiarazione spedita da Podini e, stiamo attenti, esposta ai sensi del comma 1 succitato.

Se Md ha detto il vero, cioè se ha propalato la dichiarazione in base a questo comma, significa che ha svolto un’indagine storica su possibili finanziamenti erogati a favore dell’Hotel Houston e che, a conclusione di questa indagine, ha potuto dichiarare in scienza e coscienza che l’albergo non aveva mai ricevuto una lira in provvigioni pubbliche.

Ma Podini non ha dichiarato questo. Ha scritto che lui, Md, non ha ricevuto finanziamenti. I signori della Regione avrebbero dovuto dire a questo punto: “Alt, lei Podini non ha avuto soldi pubblici, ma ricordi di averlo dichiarato ai sensi di un articolo di legge che assorbe nella sua dichiarazione la storia dell’immobile eventualmente legata, a prescindere dalla sua proprietà, a pubblici finanziamenti. Prendiamo atto della sua dichiarazione ma il dettato dell’articolo 5, comma 1, impone a noi, Regione Campania, di metterci subito in contatto con il Comune di Casagiove, nel cui perimetro insiste l’Hotel Houston, affinché insieme agli uffici del governo nazionale e ai nostri archivi regionali possiamo compiere una ricognizione che possa soddisfare ciò (lo ripetiamo, non a caso, per l’ennesima volta) che l’articolo 5, comma 1, afferma”. E allora leggiamolo questo articolo:

  1. Il vincolo di destinazione può essere rimosso su richiesta del proprietario, solo se viene comprovata la non convenienza economica-produttiva della struttura ricettiva e previa restituzione di contributi ed agevolazioni pubbliche eventualmente percepite ai fini della costruzione o ristrutturazione dell’immobile su cui grava il vincolo.

Contributi e agevolazioni pubbliche ricevuti per la ristrutturazione, ma soprattutto per la costruzione dell’albergo. Non c’è dubbio, quindi, che bisogna stabilire se al tempo in cui l’Hotel Houston fu costruito il commendator Cirillo ricevette o meno finanziamenti pubblici.

Erano i tempi della Cassa del Mezzogiorno. Ci sembra difficile che questa bellissima struttura, poi finita male, che sorge di fronte al casello di Caserta Nord, sia stata eretta senza finanziamenti dallo Stato o da altri enti pubblici.

E invece la Regione se ne è fregata, dimostrando di non conoscere, o facendo finta di non conoscere, il testo letterale dell’articolo 5, comma 1, della legge regionale 16, dando il via libera alla giunta per l’eliminazione del vincolo.

Podini e Md c’entrano, perché oggi i proprietari sono loro, avendo acquistato la struttura per quattro soldi all’asta fallimentare del Tribunale di S. Maria C.V., sotto la cui egida l’Hotel Houston è tornato dopo il crack clamoroso subito dal signor Damiano da Orta di Atella, titolare della defunta Eldo, che l’aveva acquistato sempre all’asta qualche anno fa.

Ed è il proprietario pro tempore che eredita tutto, ossia l’immobile ma anche tutte le obbligazioni ad esso connesse. Ritornando al dettato dell’articolo, si fa obbligo a chi chiede la rimozione del vincolo alberghiero di restituire tutti gli importi di pregressi finanziamenti acquisiti dalla struttura di cui si è proprietari. Ovviamente, aggiungiamo noi, attualizzando eventualmente attraverso l’applicazione dei parametri riguardanti l’impatto svalutativo dell’inflazione, in modo da contemporaneizzare, con un calcolo veloce di matematica finanziaria, le somme di 20, 30, 40 anni fa al valore odierno. Questo non è stato fatto e, a nostro avviso, rappresenta un grave vulnus che comporterebbe, sempre secondo Casertace, l’annullamento della delibera di giunta con la quale Md e Podini si sono visti riconoscere la rimozione del vincolo alberghiero, dato che al posto dell’Hotel Houston vogliono costruire un grande supermercato e vendere, ma a quanto se ne sa lo stanno già facendo, diversi altri lotti ad aziende che attorno a un Md ci possono stare bene, come un McDonald’s o un grande store di elettrodomestici, di pc, di telefonia mobile, ecc.

…ma la prova l’abbiamo noi

Scusate la parola grossa, ma la Regione Campania e il Comune di Casagiove dovrebbero vergognarsi. Hanno chiuso gli occhi davanti alla autocertificazione di Md a differenza nostra, che non siamo contrari alla nascita di questo supermercato lungo l’Appia, ma siamo contrari al fatto che questo avvenga in maniera poco chiara, discutibile dal punto di vista del rispetto della legge.

La ricerca, allora, l’ha fatta Casertace. Ecco la prova provata che Luigi Cirillo i finanziamenti li ha ottenuti eccome per la costruzione dell’Hotel Houston. Il primo documento in calce a questo articolo è la lettera scritta in nome e per conto della Regione Campania dall’ente provonciaele per il Turismo datata 1973.

Le Regioni erano state attivate solo da tre anni, ma la Cassa del Mezzogiorno elargiva soldi a palate già da 6 anni, ossia dal 1967, quando l’allora presidente della Repubblica Saragat firmò un decreto con il quale metteva rafforzava la celeberrima Cassa per il Mezzogiorno, la più grande occasione persa dal Sud Italia a causa della voracità criminale e corruttiva dei suoi politici e burocrati.

Luigi Cirillo aveva fatto richiesta per un finanziamento per la costruzione dell’albergo e l’Ept, dunque la Regione, dava il suo parere positivo.

Nell’ambito del corpaccione della Cassa del Mezzogiorno, le strutture ricettive e più in particolare quelle alberghiere avevano una corsia preferenziale. Questa lettera fu scritta ai sensi dell’articolo 125 del Dpr 1523, del Testo Unico delle leggi sulla Cassa del Mezzogiorno. Questo articolo disciplinava, infatti, le agevolazioni per le iniziative alberghiere dell’Italia Meridionale, prevedendo la concessione di contributi per la costruzione di alloggi “commisurati all’effettiva spesa riconosciuta dalla Cassa per il Mezzogiorno. Inoltre questa è autorizzata – così recitava il 125 – a finanziare al 100% (avete letto bene, 100%) le opere di urbanizzazione primaria e secondaria necessarie per la realizzazione degli alloggi, in collaborazione con i comuni interessati”.

Va anche sottolineato, aggiungiamo noi, che successivamente, ossia tre anni dopo, la legge del 2 maggio 1976 n.183 ha trasferito alle Regioni meridionali la competenza per la concessione delle agevolazioni previste dall’articolo 125 del Testo Unico, comprese le domande presentate alla Cassa del Mezzogiorno prima dell’entrata in vigore della legge stessa.

Insomma, una vera e propria autostrada per costruire strutture ricettive e alberghi. Lo Houston si trovava e ancora si trova a 1 km dalla Reggia ed è questo che induce l’Ept a dare il suo parere positivo. La Regione Campania ci avrebbe messo un attimo a trovare, magari insieme agli uffici del governo nazionale, le delibere di concessione dei finanziamenti per la costruzione dello Houston e per la realizzazione, con 100% di copertura finanziaria, di tutte le opere di infrastrutturazione primaria e secondaria. Podini ed Md devono pagare il corrispettivo, attualizzato dal calcolo svalutativo, prima di ottenere la rimozione del vincolo. Non è stato così e questo, a nostro avviso, rende illegale questa operazione amministrativa della Regione Campania, che va a violare una legge da essa stessa approvata.

La sinistra commerciale e il sospetto di falso nel nuovo PUC Redatto

Uno che sente gli slogan sciorinati dai partiti politici nei pastoni dei telegiornali, potrebbe essere portato a ritenere che un’amministrazione comunale di centrosinistra, molto spostata a sinistra, come quella di Casagiove, sia particolarmente attenta e intransigente nella valutazione di tutti gli elementi di una procedura amministrativa che deve portare all’apertura di un’attività di imprenditoria privata.

Oddio, questo dovrebbe accadere sempre, a prescindere dal colore dell’amministrazione. Però è chiaro che fa sicuramente più impressione, anzi fa senso, quando il colore dei tappeti stesi davanti alle necessità dell’imprenditore è rosso fuoco o verde, che è il colore di riferimento ideologico del sindaco di Casagiove, Peppe Vozza.

Il 30 dicembre scorso la giunta comunale ha adottato il nuovo PUC, il che significa molto poco, essendo l’adozione solo uno dei passaggi preliminari della procedura, costituita da ben dieci momenti, come abbiamo più volte spiegato ai nostri lettori, che conduce all’approvazione finale e alla pubblicazione del PUC di un Comune nel bollettino ufficiale della Regione Campania, ossia al momento preciso in cui un Piano Urbanistico Comunale entra in vigore.

Ma l’adozione è comunque l’antefatto delle clausole di salvaguardia di quel momento in cui si sviluppa una sorta di neutralizzazione della possibilità di intervento nel territorio comunale. Ovviamente, questo vale per le procedure a venire, non per quelle già realizzate. Nel PUC di Casagiove si è disegnata una zona che comprende la struttura dell’Hotel Houston.

La redattrice del Puc non è un personaggio sconosciuto, ma trattasi dell’architetta Stefania Caiazzo, di cui spesso questo giornale si è occupato quando era assessore all’Urbanistica del Comune di Caserta e quando, di recente, ha deciso di dimettersi polemicamente dalla fondazione del Macrico, monopolizzata e governata dal vescovo Lagnese e da don Antonello Giannotti (i cui componenti contano meno di zero)

La Caiazzo ha disegnato tre zone: la prima è quella in cui insiste l’Hotel Houston; la seconda è quella dove c’era lo showroom del mobilificio Giannetti, dove nascerà un altro supermercato (il Lidl, di cui ci occuperemo nei prossimi giorni); la terza, sempre in zona autostrada, riguarda l’imprenditore di Marcianise, con qualche vicissitudine alle spalle e in corso, Raffaele Tartaglione.

Per una di queste tre zone (proprio quella dello Houston), fa notare il documento dell’opposizione consiliare di Casagiove, presentato durante il consiglio comunale del 13 febbraio scorso, che probabilmente ha inserito la questione in un esposto presentato alla magistratura inquirente, viene dichiarato nel PUC adottato dalla giunta comunale che l’Hotel Houston è stato trasformato a seguito di permesso a costruire.

Ma al momento in cui il PUC è stato adottato, ossia il 30 dicembre scorso, non aveva ricevuto alcun permesso di costruire. Questo rappresenta un dato indiscutibile e incontrovertibile.

Ed è difficile, quindi, trovare un punto di contestazione o di confutazione alla tesi della minoranza che, in maniera molto seria e molto grave, taccia del reato di falso questa formale dichiarazione, oggetto di una delibera.

Questa appare in tutta evidenza una notizia di reato rispetto alla quale, se ci trovassimo di fronte a un paese in grado di non violare costantemente la sua Costituzione, dovrebbe svilupparsi l’azione penale, che magari potrebbe risolversi anche in un nulla di fatto, ma dovrebbe comunque partire.

Le tappe successive

Ecco la vera richiesta di permesso a costruire: Md l’aveva presentata il 29 marzo 2024 al SUED di Casagiove con il seguente oggetto: “Intervento di ristrutturazione edilizia e riqualificazione urbana per la realizzazione di un parco commerciale e standard pubblici alla via Nazionale Appia, Casagiove”.

Successivamente, il 3 aprile 2024 è stata presentata al SUAP del Comune di Casagiove una istanza ai fini del rilascio del Provvedimento Unico per la realizzazione del parco commerciale, che prevedeva anche la realizzazione e cessione in favore del Comune degli standard previsti dall’articolo 5, comma 2, del D.M. 1444/68.

L’8 agosto 2024, il dirigente ha espresso parere favorevole sul progetto della società Md.

È opportuno porre la barra giuridica nella posizione corretta: in base alla normativa vigente, una volta demoliti gli edifici esistenti, si deve applicare la disciplina del PRG e non quella del Decreto Ministeriale 1444/1968, che viene impropriamente richiamato nella delibera per giustificare l’intervento. Ciò perché il decreto ministeriale, che è genitore dei piani regolatori in relazione alle densità edilizie e ai cosiddetti indici, non disciplina gli standard urbanistici e non può essere utilizzato per giustificare un intervento che non rispetti le previsioni del PRG.

Ma il punto cruciale, quello di discrimine rispetto a un eventuale falso compiuto nella definizione di un Puc relativamente alle tre zone, compresa quella dello Houston, che viene utilizzata in pratica per aggirare le clausole di salvaguardia nel momento in cui si va a sovrapporre al Prg, riguarda un solo aspetto: era stato rilasciato o meno un permesso di costruire nell’area dello Houston quando nel Puc è stato affermato e certificato che questo fosse accaduto?

No. E al di là della polemica politica che conta fino a un certo punto, ci sono i documenti ad attestare quello che noi sosteniamo.

Lo scorso 19 marzo il responsabile dello Sportello Unico dell’Edilia del Comune di Casagiove, Nicola Di Rienzo, ha attestato dal documento che alleghiamo in calce, che nessun permesso di costruire era stato rilasciato a quella data alla società Md Spa. Ciò Di Rienzo dichiarava in riscontro a un verbale dei consiglieri comunali di minoranza di accesso agli atti.

Ed eccolo il permesso a costruire: è stato dato il 2 aprile scorso, una settimana fa, com’è dimostrabile da un ulteriore documento probatorio che pubblichiamo in calce

“Città di Casagiove: è stato rilasciato alla società Md Spa il permesso di costruire n.8 per intervento di ristrutturazione edilizia con mutamento della destinazione d’uso”.

Gioco, partita e incontro, direbbero nel tennis: la giunta comunale di Casagiove ha adottato, il 30 dicembre scorso, un Puc falso. Se qualcuno vuole replicare all’evidenza dei fatti, si può anche accomodare.

Non solo Houston e parco commerciale, lì ci sono 39mila metri quadri resi irregolari

Questo giochino realizzato dal Comune di Casagiove non deve deconcentrare chi legge dai punti focali della storia. Il Puc è stato adottato, il che significa che scatteranno le cosiddette clausole di salvaguardia. Ma il Puc non è stato approvato, non è in vigore per quel che riguarda il suo portato legato all’utilizzo già possibile delle aree classificate al suo interno. In poche parole è pienamente in vigore il Prg.

Ciò perché il Prg è vigente e, a differenza del Puc, è stato a suo tempo definitivamente approvato.

E allora la destinazione d’uso dell’area che accoglie anche lo Houston, ma non solo l’albergo, trattandosi di una distesa molto più ampia, pari a 39.740 metri quadri, non può che non essere la D3, cioè zona commerciale e servizi.

E allora dobbiamo ritornare di nuovo alle magagne del 30 dicembre, cioè al giorno in cui la giunta approva l’adozione, ripetiamo l’adozione, fase ancora intermedia e interlocutoria, del nuovo Puc.

La zona commerciale del Prg viene confermata per le esigenze di Md. Ma all’interno della stessa vengono estrapolate alcune aree, che diventano verdi, al confine con lo Houston, per intenderci dove si trova il noto negozio di strumenti musicali Barone.

Naturalmente questo crea un contrasto pesante tra quel Prg che tu Comune assumi come strumento per non far scattare le clausole di salvaguardia, e il Puc che modifica e stravolge, riclassificandole profondamente, alcune zone dell’area D3.

A voler essere precisi, in questo comparto D3 del Prg, doveva costruita una rampa di accesso utilizzando un’area di 5.065 mq, che partiva dalla zona all’altezza del negozio Coscia per sfogare in via Recalone. C’era poi un’area verde di rispetto per circa 5.160 mq, poi una zona adibita a parcheggio per 3.120 metri quadrati. Il tutto stabilito e santificato all’interno delle norme tecniche di attuazione del piano regolatore.

Questo Prg non prevedeva spezzettamenti di sorta ma un intervento organico, unitario, sull’intero comparto, con un piano volumetrico approvato dal consiglio comunale. In poche parole dal comparto non si potevano estrapolare aree con destinazione d’uso differenti.

Ripetiamo: se tu Comune hai sovrapposto al Puc quella zona disegnandola per intero nella sua destinazione d’uso commerciale pro Md, non puoi nello stesso Puc adottato estrapolarne dei pezzi avviandoli a tutt’altra destinazione.

Insomma, ritorniamo al giochino: la norma di salvaguardia si elude nel momento in cui viene confermata la destinazione d’uso del Puc. Ma la stessa norma di salvaguardia la si va ad eludere anche – e questo non si può fare – nel momento in cui il Comune va a riclassificare la destinazione d’uso della stessa area (art. 38 delle citate norme tecniche), facendo scomparire opere che nel Prg vigente del 2011 sono vincolanti, ossia le già citate rampa d’accesso, verde e area parcheggio.

E quindi ci ritroviamo Md che presenta un progetto non su 39.740 mq ma su 28.587 mq. E altri 11mila diventano tutt’altra cosa, ossia area verde.

Sapete questa come si chiama? Si chiama variante al piano regolatore. Di fatto è illegale, in quanto non approvata dal consiglio comunale.

La conclusione ci porta alla figura abile di un tal ingegnere Folco in grado di assemblare il tutto. Ma questa è una storia che stralciamo invitandovi invece a prestare attenzione, nelle prossime settimane, a una vicenda che si presta a un racconto un po’ più breve di questo: si chiama Lidl, altro polo commerciale che nascerà, tra tante ombre, al posto del pignorato mobilificio Giannetti.

LA LETTERA DEL 1973:

IL DECRETO DELLA REGIONE PRO MD:

LA RISPOSTA DEL DIRIGENTE SUL PERMESSO A MD:

IL PERMESSO A COSTRUIRE DEL 2 APRILE: