Il generale Burgio racconta tutto: il posto di lavoro per la figlia, i rapporti con Cervizzi e Pino Fontana, il non rapporto con Martusciello e…

2 Agosto 2018 - 12:02

CASERTA(g.g.) Del coinvolgimento indiretto dell’allora colonnello Burgio, divenuto poi generale nell’ordinanza Medea imperniata illeciti e per di più collegati a quelli del boss Michele Zagaria, è stato scritto tanto, anche e soprattutto da parte nostra.

Oggi per la prima volta abbiamo potuto leggere l’intera testimonianza, resa dal generale Burgio nel corso del processo che poi ha portato alla condanna dei principali imputati. Alcune cose dette si sapevano già in quanto sintetizzate nelle cronache coeve a quella testimonianza. 

Altri fatti, invece, sono inediti. Lo sono alcuni particolari rispetto a storie note, come quella dell’assunzione della figlia dell’allora comandante provinciale dell’Arma dei carabinieri di Caserta nella Pavimental, azienda del gruppo “Società Autostrade”, ma lo sono anche riguardo a certe parole, a certe situazioni collegate anche alle inchieste sui fratelli Cosentino, su Giovanni e Nicola che in qualche modo il brigadiere Cervizzi, autista di Burgio, aveva cercato di bloccare offrendo al maresciallo De Vivo, una delle punte avanzate di quell’indagine, la disponibilità ad un incontro con Nicola Cosentino affinché quest’ultimo potesse risolvere i suoi problemi di concorso, offerta rispedita al mittente.

Burgio contesta tutto ciò che nell’ordinanza scrisse a suo tempo la gip del tribunale di Napoli Egle Pilla. Nega di aver mai chiesto a Fontana, attraverso l’allora assessore regionale alle attività produttive Fulvio Martusciello,

l’intercessione per l’assunzione di sua figlia Federica. Mentre ammette di averne parlato col suo autista, il brigadiere Cervizzi.

Qui rimane una piccola zona d’ombra perché difficile tenere su un piano logico che Cervizzi potesse conoscere lui direttamente qualcuno in grado di aiutare la figlia di Burgio. 

La situazione ebbe una sua evoluzione grazie all’incontro che il comandante provinciale ebbe con un tal Michele Donferri, impegnato al tempo nel cantiere di Santa Maria Capua Vetere, presumibilmente, aggiungiamo noi, in quello che poi produsse l’apertura dello svincolo autostradale della città del foro. Sarebbe stato Donferri a consigliargli di presentare un curriculum alla Società Autostrade.

Successivamente Burgio afferma che si sviluppò un processo nitido, dentro al quale la figlia, fu prima chiamata a sostenere un colloquio, e poi assunta con un piccolo contratto a tempo determinato per 4 mesi, nella sede di Torre Annunziata. 

Dice anche, Burgio che sempre sua figlia, quando abitava negli alloggi di via Laviano, le aveva detto di un’offerta ricevuta per lavorare all’interno di uno staff della Regione Campania. Avance che lei aveva rifiutato in quanto quell’impiego avrebbe comportato una connotazione politica che l’avrebbe imbarazzata.

Questo il riassunto abbastanza completo della testimonianza di Burgio. Ma noi vi offriamo la possibilità di leggere ciò che il tribunale di Aversa-Napoli nord annota nelle motivazioni della sua sentenza, fornendo, in pratica, seppur con un discorso indiretto, l’integrale espressione della citata testimonianza.

 

QUI SOTTO IL DOCUMENTO