Il massacro di via dei Romani. Tre condanne tombali per l’agguato a Caterino “l’Evraiuolo” e al nipote

16 Febbraio 2025 - 08:51

CASERTA – La prima sezione penale della Suprema Corte, guidata dal giudice Giacomo Rocchi, ha respinto il ricorso presentato dagli avvocati di Enrico Martinelli, Pasquale Spierto e Giuseppe Caterino, accusati dell’omicidio di stampo camorristico di Sebastiano Caterino “l’Evraiuolo” e di suo nipote Umberto De Falco, avvenuto il 31 ottobre 2003 in via dei Romani, a Santa Maria Capua Vetere.

Con questa decisione, è stata confermata la sentenza della Corte d’Assise d’Appello di Napoli, che aveva già stabilito l’ergastolo per i tre.

I giudici hanno ritenuto valide le testimonianze raccolte durante il processo, tra cui quelle di Bruno Lanza e Massimo Vitolo, direttamente coinvolti nell’omicidio.

Anche Francesco Zagaria, noto come “Ciccio e’ brezza”, ha ammesso il suo ruolo come vedetta nel delitto, ammettendo la propria colpevolezza. Gli avvocati degli imputati avevano contestato la sentenza, sostenendo che le prove a carico fossero state valutate in modo illogico e che non fosse stata data sufficiente considerazione alle prove a discarico.

Tuttavia, la Cassazione ha giudicato i ricorsi inammissibili, ribadendo che le testimonianze erano già state ritenute affidabili in precedenti fasi del processo.

Tra le dichiarazioni ritenute attendibili ci sono anche quelle di Antonio Iovine, Nicola Panaro e Salvatore Laiso, oltre alla confessione di Francesco Schiavone, alias “Cicciariello”, che ha ammesso di aver ordinato l’omicidio di Sebastiano Caterino. L’azione ha causato indirettamente anche la morte di Umberto De Falco, estraneo alla faida.