IL SUPER PIZZO CASALESE di via Giotto ad Aversa. Ecco chi è il mediatore titolare di un caseificio a Cancello e Arnone. Le sue ragioni e tutte le cifre

6 Agosto 2023 - 19:14

In attesa della convalida degli arresti del genero del deceduto Carmine Schiavone e del cugino di Francesco Schiavone Sandokan, proviamo a mettere in ordine le poche cose emerse dal decreto di fermo in cui ai tre viene contestato il reato…

Domani mattina, il Gip del Tribunale di Aversa-Napoli Nord, deciderà se convalidare o meno l’arresto (a questo punto il sì è pressoché scontato), di Nicola Pezzella, 60 anni di Casal di Principe, Giuseppe Diana, 59 anni di San Cipriano, e di Antonio Barbato, 49enne nato a Caserta.
Il decreto di fermo, firmato dal Pm della Dda di Napoli Maurizio Giordano, è frutto di un’indagine svolta con grande rapidità ed efficacia nelle ultime settimane e frutto della capacità dei componenti della polizia giudiziaria i quali hanno sfruttato a loro volta notizie acquisite dai loro informatori la cui identità, ai sensi dell’articolo 203 del Codice di Procedura Penale, espressamente citato nel decreto di fermo, potrà essere tutelata.
Rispetto a quanto già scritto stamattina, va modificata l’informazione sull’ubicazione del caseificio di proprietà dell’imprenditore che ha ammesso di aver svolto anche un’attività di mediazione tra i tre esponenti del clan dei Casalesi e l’imprenditore C.C., impegnato in un cantiere in via Giotto ad Aversa e avvicinato, sin dal maggio scorso da Nicola Pezzella, Diana e Barbato.
Naturalmente

un decreto di fermo non può essere per ovvie ragioni esaustivo e dunque non si può stabilire che i tre soggetti che si recavano fisicamente nel cantiere aversano e definiti “non identificati” fossero i tre fermati o altre persone.

Quello che si sa sicuramente è che Ciervo Anthony Jean, titolare del caseificio C. localizzato a Cancello Arnone, intervenne in quanto gli fu chiesto aiuto esplicitamente dall’imprenditore di Quarto, il quale ha dichiarato al Pm e agli uomini della Squadra Mobile di Caserta che hanno operato nelle ultime settimane, l’unico suo amico nella città normanna.


Da parte sua Ciervo ha dichiarato di aver sempre consigliato al costruttore di denunciare i fatti alle forze dell’ordine e di aver cercato un contatto diretto a Casal di Principe solo quando C.C. gli avrebbe detto di aver paura delle conseguenze nel momento in cui i suoi estorsori avessero appurato la denuncia.
L’imprenditore estorto ha raccontato che la prima richiesta formulatagli fu di 15/20mila euro e solo dopo aver spiegato a Pezzella e Diana che lui di quei lavori in via Giotto era solo un appaltatori, non l’appaltatore, il pizzico estorsivo fu abbassato fino a 8mila euro, da corrispondere in due rate da 4mila, entrambe versate.
All’appuntamento del cimitero di Casal di Principe era presenta anche Antonio Barbato il quale, a differenza di Pezzella e Diana non avrebbe proferito parola.

È chiaro che si tratta di personaggi che, come si suol dire, hanno mangiato pane e camorra nella loro vita, essendo stati ed essendo ancora imparentati con i capi veri dei casalesi.
Nicola Pezzella è stato il genero di Carmine Schiavone, il primo super pentito, quello che ha raccontato per anni le trame delle ecomafie e che è morto nel 2015, dopo aver rilasciato una serie di interviste televisive che 8 anni fa fecero scalpore.
Giuseppe Diana, invece, è cugino di Francesco Schiavone Sandokan, capo assoluto del clan dei Casalesi.
Vedremo, sin da domani, se a seguito della decisione del giudice sulla convalida degli arresti emergerà qualcosa di nuovo su queste trame criminali sviluppatesi fino al 26 luglio scorso e che forse, proprio perché ancora in atto, hanno reso necessario il ricorso all’istituto del fermo.