IL VIDEO E LA FOTO. 118. Cinque ambulanze bloccate davanti al Moscati. Ieri una a Caserta ferma dalle 9:30 alle 23:50. La gente muore, spende un botto con ambulanze private, femori rotti con auto private. Eppure una soluzione ci sarebbe
22 Gennaio 2025 - 13:51
Non si capisce per quale motivo qui non si possa fare così come ha fatto coraggiosamente il dirigente dell’U.O.C. 118 dell’Asl Napoli 1, Giuseppe Galano, che in una lettera ferma, determinata e densa di una personalità, non contaminata da alcuna subalternità ha messo nero su bianco quello che ha intenzione di fare per evitare o quantomeno per distribuire le responsabilità di questo enorme disservizio. Oggi quella lettera vi riproponiamo e vi potete accedere attraverso il link che troverete all’interno de questo articolo. Nel video e nella foto le prove provate della situazione ancora in corso davanti all’ospedale Moscati di Aversa
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AVERSA (g.g.) Dalle otto e mezza di stamattina 5 ambulanze del 118 sono rimaste ferme, sarebbe serio e veritiero dire bloccate, davanti al pronto soccorso dell’ospedale Moscati di Aversa.
Il problema è sempre il solito. I pronti soccorsi non possono che accogliere un certo numero di persone e molto spesso capita che, soprattutto quando si tratta di problematiche geriatriche, le persone rimangono confinate nell’ambulanza ore e ore. Una variabile a ciò è rappresentata dalla modalità che vede le barelle delle ambulanze letteralmente sequestrate nel pronto soccorso di turno che non ha posti in cui sistemare persone che vi arrivano e che hanno bisogno di essere trattate.
La notizia non deve essere considerata un esercizio di ripetitività giornalistica. Se così fosse, questo segnerebbe una resa rispetto ad una carenza gravissima nella erogazione dei servizi sanitari alle persone cioè di quello che dovrebbe essere il fondamento di uno stato sociale in grado di suscitare uno straccio di credibilità.
Qualcuno potrebbe dire: ci si abitua a queste notizie, perché poi, bene o male, con la nostra proverbiale arte di arrangiarci, siamo in grado di risolvere, seppur alla bella e meglio il problema. Questa è solo un‘apparenza, perché il problema è quello che si vede e si distingue sul palcoscenico mediatico.
Dietro alle cinque, a volte anche 10 ambulanze paralizzate davanti a un pronto soccorso, ci sono storie di vita e, purtroppo, anche di morte che al contrario non si conoscono
Non si conoscono perché tante persone, dopo la rabbia iniziale, si rassegnano alla morte di un proprio caro ritenendolo ineluttabile e non addebitandola più, così come in un primo momento, nelle prime ore dall’accaduto a botta e a sangue caldi, ha, invece, fatto oppure, accade che molto raramente vengano rese pubbliche le denunce penali che pur esistono presentate dai congiunti di chi ha perso la vita per il ritardo nel soccorso
Eppure tutto ciò esiste e siamo sicuri che esprime dei numeri sconfortanti. Lo sosteniamo da anni. C’è chi muore per le disfunzioni di un servizio che dovrebbe essere garantito con fluidità in quanto costa milioni e milioni di euro alle tasche dei cittadini che invece soffre di una malasanità divenuta cronica perché questa regione, negli ultimi 30 anni, ha fatto della sanità non uno strumento per garantire il benessere, il doveroso soccorso, le doverose cure ai cittadini-contribuenti, ma una sorta di gallina dalle uova d’oro per realizzare carriere immeritate, per spendere e per spandere in servizi inefficienti al punto da accumulare un debito spaventoso con la conseguenza di dover effettuare tagli lineari, invalidanti che ovviamente sono finiti per gravare sulla pelle dei cittadini e non certo sui tanti centri di potere che hanno parassitariamente assorbito risorse senza fine e conto
C’è una realtà di persone che forse stamattina avevano bisogno di essere soccorse e che non lo sono state o che non lo sono state nei tempi utili per evitare un rischio grave per la loro vita. C’è gente che forse anche stamattina, come succede da anni, ha chiamato un’ambulanza e l’ha vista arrivare dopo un ora quando era già troppo tardi; c’è gente che stamattina è stata costretta a pagare 150 euro per un’ambulanza privata che ha portato un proprio congiunto davanti a un pronto soccorso e lì è stata bloccata pari delle ambulanze dell’emergenza pubblica. E un’ambulanza privata, oltre al costo della prestazione di trasporto, prevede il pagamento di una media di almeno 20 euro ogni ora in caso di impossibilità di completare la sua missione. D’altronde mica può scaricare la barella e il malato davanti al pronto soccorso. Aspetta e il suo tassametro scorre inesorabilmente. Questo è successo anche stamattina com’è successo in centinaia e centinaia di occasioni. Da ieri mattina la situazione è molto peggiorata addirittura c’è sta un’ambulanza rimasta letteralmente imprigionata davanti a un pronto soccorso dalle 9:30 di ieri mattina fino alle 23:50. A proposito, oltre alla gente che muore nell’impercezione generale, oltre al problema di quelli che sono costretti a utilizzare ambulanze private affrontando costi molto alti capitano spesso casi come quello capitato ieri a Marcianise quando una persona caduta e col femore fratturato è stata caricata in un’auto privata perché non c’era verso di far arrivare l’ambulanza. E d’altronde se 5, 6, 8 o 10 veicoli sono bloccati per ore e ore, è chiaro che la conseguenza sia questa.
Scusate se ci ripetiamo ma qui nessuno può sostenere che Caserta soffra degli stessi problemi sofferti dalle altre province. O meglio i problemi sono gli stessi ma esiste una diversa attitudine, una diversa personalità e una diversa capacità dei ruoli dirigenti nell’affrontarli.
CLICCATE QUI PER LEGGERE L’ARTICOLO COMPLETO in cui abbiamo commentato la lettera scritta dal dirigente dell’unità operativa complessa 118 dell’enorme Asl di Napoli 1 il quale ha inviato delle direttive precise ai presidi ospedalieri e anche alle aziende ospedaliere di Napoli stabilendo dei tempi tecnici insuperabili per lo stazionamento delle ambulanze del 118 davanti ai pronto soccorsi. In questa lettera viene contemplata anche la possibilità che una barella possa rimanere all’interno della struttura ospedaliera, rendendo vana la strategia dell’allettamento di scambio del paziente tra la barella dell’ambulanza che quindi può tornare operativa e quella del pronto soccorso.
In questo caso, però, il veicolo del 118 tornerebbe immediatamente, allertando per tempo la struttura logistica dell’Asl di Napoli 1 relativa ai servizi del 118 con l’obiettivo di trovare subito a disposizione una barella pronta per sostituire quella rimasta in ospedale. Un modo per distribuire in maniera più equa, più giusta l’eventuale responsabilità relativa alla riduzione delle ambulanze in grado di intervenire a soccorso dei cittadini che formulano il numero 118. L’intelligenza di quella lettera è rappresentata dal fatto che questa responsabilità e il coinvolgimento nelle attività, il cui fallimento determinerebbero il blocco pericoloso di una o più ambulanze per troppo tempo si spalma su livelli diversi della struttura complessa che sovraintende a questo fondamentale presidio e a questo fondamentale servizio
Una buona idea che presuppone, però, un’autonomia, un’indipendenza, un rapporto senza complessi e senza subalternità della dirigenza del 118 con livelli superiori dell’Asl a cui attiene. Perché a un direttore generale o a un direttore sanitario fa comodo che il disagio, il problema resti perimetrato all’interno delle aree operative del 118 in modo tale da non rischiare di diventare anch’essi responsabili
Eppure Napoli e la Asl Napoli 1 sono vicine a Caserta. Come mai non riusciamo a leggere qui una lettera come quella che potrete leggere utilizzando il link che vi abbiamo messo a disposizione per accedere all’articolo che a quella alzata di scudi del dirigente del 118 della Napoli 1 CasertaCe ha dedicato solo qualche settimana fa?