Imprenditore casertano condannato per aver fatto “scomparire” 30 mila euro per comprare mascherine: TUTTO RIBALTATO
7 Maggio 2025 - 12:55

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CASERTA – La Corte di Cassazione ha annullato la sentenza della Corte d’appello di Napoli del 12 settembre 2024, che confermava la condanna di N.D.A. per il reato di appropriazione indebita ai danni di un’imprenditrice. In particolare, la Corte ha ritenuto che il fatto non sussista, revocando anche le statuizioni civili.
L’uomo, ex rappresentante legale della società “Effeggi S.r.l.” di Apice, era stato condannato per aver trattenuto indebitamente una somma di 100.000 euro ricevuta come anticipo alla titolare della ditta “R&S Medical” di Carinola.
Il denaro doveva essere utilizzato per l’acquisto di dispositivi di protezione individuale (DPI), ma, a causa di un cambiamento di prezzo, l’acquisto non avvenne. Sebbene N.D.A. avesse restituito 69.000 euro, la restante somma di 100.000 euro non venne restituita, portando alla denuncia per appropriazione indebita.
N.D.A. ha impugnato la sentenza della Corte d’appello, sollevando cinque motivi di ricorso e il suo difensore ha sostenuto che non vi fosse un vincolo di destinazione specifico sul denaro versato, e che pertanto non si configurava l’appropriazione indebita, ma al massimo un inadempimento contrattuale.
La Corte di Cassazione ha accolto il terzo motivo del ricorso, ritenendo che non sussistesse il reato di appropriazione indebita. Secondo la Corte, la somma versata dall’imprenditrice al “collega” non era soggetta a un vincolo di destinazione che potesse giustificare la condanna per appropriazione indebita. Infatti, la somma di denaro era diventata di proprietà di N.D.A. , che l’aveva ricevuta come anticipo senza alcuna limitazione sull’uso.
Pertanto, la Corte ha escluso che l’imputato avesse commesso appropriazione indebita, ritenendo che potesse trattarsi, al massimo, di un illecito civile per inadempimento contrattuale. Inoltre, la Corte ha chiarito che, in base alla giurisprudenza consolidata, il reato di appropriazione indebita può configurarsi solo quando il denaro ricevuto sia stato destinato a uno scopo specifico, cosa che non era avvenuta in questo caso.
La sentenza della Corte d’appello è stata annullata senza rinvio, in quanto il fatto non sussiste, e le statuizioni civili sono state revocate. Pertanto, N.D.A. è stato prosciolto dalle accuse di appropriazione indebita.