Imprese vicine alla camorra al comune di CASERTA? La commissione d’accesso indaga

10 Novembre 2024 - 19:25

Si tratta di uno degli aspetti sul quale la triade ministeriale, recentemente rinnovata per altri tre mesi, ha acceso una luce. Una tesi che potrebbe essere anche smentita nelle prossime settimane, ma il rischio di una concreta presenza della criminalità organizzata, in maniera diretta o indiretta, nelle procedure d’appalto del comune capoluogo a nostro avviso era sotto gli occhi di tutti

CASERTA – Com’è già noto, la commissione d’accesso per il controllo sul rischio di infiltrazione camorristica, attiva al comune di Caserta, è stata prorogata per altri tre mesi.

La triade è stata mandata a palazzo Castropignano dal ministero degli Interni a seguito della vicenda che portò agli arresti domiciliari (poi scarcerati) di Franco Biondi e Giovanni Natale, dirigenti comunali, Massimiliano Marzo ed altri, e all’iscrizione nel registro delle notizie di reato dell’ex vicesindaco Emiliano Casale per i reati di corruzione elettorale e per il presunto supporto ai due politici delle famiglie Capone e Rondinone, da sempre legate al clan Belforte.

L’attività della commissione d’accesso si è sviluppata in questi mesi nel settore delle aggiudicazioni, degli appalti, mettendo una luce anche sul parcheggio Pollio, gestito ormai da decenni dalla famiglia Dresia, grandi elettori del sindaco Carlo Marino e imparentati a membri della famiglia Mazzara del clan dei Casalesi.

In queste ore, invece, la commissione starebbe analizzando tante aggiudicazioni e affidamenti del comune capoluogo, avendo ravvisato la possibilità che alcuni appalti siano finiti a società ritenute di prestanomi di imprenditori con connessioni con la camorra.

Da diversi anni sottolineiamo su CasertaCe la presenza di un imponente numero di società dell’agro Aversano, luogo dove, piaccia o meno, gli imprenditori hanno maggior contatto, maggiori rapporti con il clan dei Casalesi, tra l’elenco delle ditte che forniscono il loro lavoro al comune capoluogo.

Il nostro non è una sorta di razzismo intraneo alla provincia. Sono tantissimi i casi che abbiamo riportato in questi anni di sequestri preventivi, conservative o addirittura confische arrivati a colpire il patrimonio di imprenditori della zona che comprende Aversa, San Cipriano, Casal di Principe, Casapesenna e altri ancora, perché soggetti ritenuti connessi economicamente alle consorterie criminali.

Azioni che non portano queste persone ad essere definibili come membri del clan dei Casalesi, essere camorristi, ma le loro attività hanno in qualche modo, secondo l’autorità giudiziaria, favorito l’economia criminale.

E il caso più eclatante è forse quello legato all’inchiesta che ha colpito Dante Apicella, il “ministro degli appalti pubblici” del clan dei Casalesi, uomo di estrema, totale fiducia di Nicola Schiavone e di tutti coloro i quali hanno assunto lo scettro del comando mano mano che i boss venivano arrestati.

In quell’ordinanza, che CasertaCe ha analizzato pagina per pagina, emersero decine e decine di imprenditori che, pur non avendo un rapporto di parternship con la camorra, erano a disposizione, ad esempio, per cambiare gli assegni, dando così denaro contante ad Apicella e, di riflesso, al clan dei Casalesi.

Ripetiamo, si tratta di un’ipotesi, di un lavoro investigativo, quindi il tutto potrebbe sgonfiarsi, ma non si tratta di una tesi campata in aria se è vero che i commissari del ministero, che da mesi lavorano sui verbali di gara e le determine di aggiudicazione, stanno seguendo con enorme attenzione questa pista.