In carcere accusato di aver aiutato il clan dei Casalesi nell’affare del mega villaggio. Definitivo risarcimento all’ex consigliere comunale

19 Agosto 2022 - 19:02

CASTEL VOLTURNO – Dal 22 febbraio al 6 marzo del 2012, cioè dieci anni fa, l’ex consigliere comunale di di Castel Volturno, Giuseppe Gravante, ha vissuto questi giorni in carcere, con la grave accusa di concorso esterno nell’associazione di stampo camorristico facente capo al clan dei Casalesi.

Ed essendo Castel Volturno, si tratta della fazione capeggiata da Raffaele Bidognetti, Luigi Guida, Francesco Di Maio e Vincenzo Zagaria.

L’indagine degli inquirenti si basava sulla realizzazione dell’imponente complesso turistico alberghiero, con annesse piscine ed impianto sportivo, di proprietà della Domitia Village s.r.l., nella zona di Lago Patria, mediante autorizzazioni rilasciate in violazione della normativa da amministratori e funzionari del comune di Castel Volturno per effetto dell’intervento di Guida, Bidognetti, Zagaria e Di Maio, referenti dei Casalesi per la zona.

Secondo l’accusa, leggiamo dalla sentenza della Cassazione che trovate in calce all’articolo, in cambio di questi servigi i proprietari della società, gli imprenditori Raffaele Giuliani e Angelo Simeoli si impegnavano a versare la somma di 6mila euro per ogni appartamento realizzato.

Secondo poi quanto emerso dai documenti portati dinanzi al Gip, l’accordo con il clan era figlio di un’operazione del solo Simeoli, essendosi Giuliani fatto da parte, vendendo società e progetto all’imprenditore napoletano.

Per Gravante si aprirono le porte del carcere, ma dopo pochi giorni il gip del tribunale di Napoli revocava la misura cautelare emessa nei confronti dell’ex consigliere per carenza

dei gravi indizi di colpevolezza.

Libero e poi, all’esito dell’udienza preliminare del 6 marzo 2015, estraneo e assolto dalla vicenda, così come sentenziato dal giudice dell’udienza preliminare: non luogo a procedere nei confronti del Gravante in relazione ai reati ascrittigli con la formula perché il fatto non sussiste.

Gravante per quei quindici giorni aveva ricevuto un risarcimento di 10 mila euro, decisione della corte di Appello su cui il Ministero dell’Economia e delle Finanze aveva fatto ricorso in Cassazione

I giudici della legittimità hanno però rigettato il ricorso del Ministero e condannato lo Stato al pagamento delle spese processuali, confermando quindi il risarcimento per l’ex consigliere.

QUI SOTTO LA SENTENZA