LA CASSAZIONE ANNULLA. E, a qualche anno di distanza, CasertaCe conferma la sua tesi: “Cagnazzo è un cretino, ma non un assassino”
10 Maggio 2025 - 19:06

I giudici della legittimità avanzano dubbi significativi soprattutto sulle dichiarazioni di Romolo Ridosso, accogliendo un motivo di ordine procedurale legato all’utilizzabilità delle dichiarazioni di D’Atri. La conseguenza è l’annullamento dell’ordinanza di custodia cautelare e con rinvio ad una sezione diversa da quella che respinse il ricorso a suo tempo del Tribunale del Riesame di Salerno. IN CALCE ALL’ARTICOLO IL TESTO INTEGRALE DELLA SENTENZA DELLA CASSAZIONE
AVERSA – Non abbiamo il tempo per scrivere un articolo approfondito sulle ragioni per le quali la Corte di Cassazione ha annullato con rinvio al Tribunale del Riesame di Salerno l’ordinanza di arresto in carcere per il colonnello dei carabinieri Fabio Cagnazzo.
Sia detto in maniera molto concreta: questo giornale sin dal giorno in cui la trasmissione di Italia Uno “Le
Alla fine di questa nostra attività, con rispetto parlando per l’arma dei carabinieri, esprimemmo la nostra opinione in questi termini: “LE IENE E LO SMARGIASSO. Non scherziamo: il colonnello Fabio Cagnazzo non ha ammazzato il sindaco Vassallo. Ma il carabiniere non lo può fare perché uno che porta in cielo Lazzaro Cioffi, genero del boss Mimì D’Albenzio o’ Faraone…” (CLICCA E LEGGI). Quel mix di spavalderia , quella tendenza alla mitomania, “al gradassismo”, allo spacco qua e spacco là, chiacchiere e distintivo, il flirt con la figlia di Vassallo, l’arrivo fulmineo sul luogo del delitto anche per spararsi una posa con la donna o la ragazza che portava con sé, erano atteggiamenti tipici del colonnello Cagnazzo durante le sue lunghe residenze in quel di Pollica e Acciaroli. E scadeva nella cretineria totale, perché solo così lo possiamo salvare, la sua scelta di continuare a tenersi vicino un soggetto come il brigadiere Lazzaro Cioffi di Maddaloni, genero del fratello del boss Clemente D’Albenzio. Tutto ciò ci indusse in quelle giornate del novembre 2022 ad affermare che quel suo carattere e quei suoi comportamenti erano del tutto incompatibili con la funzione di ufficiale dell’Arma.
Detto ciò, però, sin da allora, non ci sembrò che ci fossero elementi concreti, approfonditi e corredati da riscontri seri che andassero già ad incrociare quella colpevolezza al di là di ogni ragionevole dubbio che avevano indotto la procura di Salerno, Sezione Dda, a riaprire un’indagine già archiviata sulla base delle dichiarazioni di Eugenio D’Atri.
A distanza di un paio d’anni, quando è stato arrestato, abbiamo letto l’ordinanza e ci siamo ancora più convinti che Cagnazzo si sia comportato da cretino, con forte sospetto che lo sia tout court, con assoluta incompatibilità conseguente di indossare la divisa che ha indossato fino a qualche tempo fa.
Ma siccome qualche esperienza l’abbiamo maturata nella lettura degli atti giudiziari, ci siamo anche accorti che quell’ordinanza era piena di deduzioni logiche, basate su una considerazione di attendibilità totale delle dichiarazioni largamente a scoppio ritardato rese da Romolo Ridosso, e rinfocolate da quelle di Eugenio D’Atri e Francesco Casillo.
Qui sotto mettiamo a disposizione il testo integrale della sentenza di annullamento della custodia cautelare a carico di Cagnazzo, con rinvio della documentazione ad una sezione diversa del Tribunale del Riesame di Salerno, rispetto a quella che a suo tempo respinse il ricorso dagli avvocati difensori. Leggerete prima di tutto di un errore piuttosto marchiano nella procedura adottata dai pubblici ministeri e validata sia dal Gip che ha firmato l’ordinanza che dal Tribunale del Riesame: se le dichiarazioni di D’Atri – obietta la Cassazione – possono rappresentare un motivo valido per riaprire le indagini, le stesse non sono utilizzabili in quanto rese prima della suddetta riapertura. In poche parole, i pubblici ministeri, avrebbero dovuto richiamare il testimone e reinterrogarlo a fascicolo di indagine riaperto.
Ma il ragionamento più importante riguarda l’attendibilità delle dichiarazioni di Romolo Ridosso. E qui, deduzione logica per deduzione logica, la Cassazione deduce molto diversamente da quanto abbiano dedotto i pm della Dda di Salerno, il Gip che ha firmato l’ordinanza e il Tribunale del Riesame che ha respinto il ricorso degli avvocati. In poche parole i Giudici Supremi si pongono molti interrogativi su quelle che potevano essere le ragioni per le quali, nel 2022, Ridosso aveva chiamato in causa, pur senza accusarlo direttamente, Fabio Cagnazzo, collegandolo al traffico di stupefacenti che il sindaco Vassallo aveva scoperto, con la conseguenza di porre le condizioni per il suo omicidio.
La valutazione sulle dichiarazioni di Ridosso potrebbe condizionare anche il dibattimento, il processo a carico di Cagnazzo e degli altri imputati perché va minare la credibilità di un testimone che nel 2016 non tira in ballo il colonnello mentre lo fa nel 2022. Diverso è il discorso per ciò che afferma D’Atri, in questo caso il problema è di ordine procedurale. Per cui quando questo testimone sarà chiamato a confermare le dichiarazioni rese, e lo dovrà fare durante il dibattimento con rito ordinario, queste avranno un valore quando i giudici togati e popolari della Corte di Assise di Salerno saranno chiamati ad emettere la loro sentenza.
Il resto lo vedremo prossimamente.
QUI SOTTO IL TESTO INTEGRALE DELLA SENTENZA DELLA CASSAZIONE