LA DOMENICA DI DON GALEONE…

6 Ottobre 2024 - 07:11

6 ottobre 2024 ✶ 27^ Domenica del TO (B)
Mistero di comunione: i due saranno uno! (Mc 10,2)

Il Vangelo di oggi è il primo quadro di un trittico destinato a richiamare l’attenzione dei fedeli per tre domeniche, sulle tre tentazioni più comuni: la sessualità, la ricchezza, il potere. Il
primo richiamo riguarda la “fedeltà matrimoniale”, parole impopolari, se pensiamo alle mille situazioni drammatiche, nelle quali si trovano le persone, e alcune senza nessuna
colpa! Sostenere l’indissolubilità del matrimonio, oggi, è un paradosso, una sfida, quasi un’offesa al buon senso.
Premesso

che ogni persona va rispettata, va anche detto che queste parole del Signore non possono essere annullate, ma proclamate, anche a costo di essere “una voce nel deserto”. Ci
sono situazioni in cui due sposi si chiedono, con ragione: vale ancora la pena insistere? Non ci si ama più! Può Dio esigere una convivenza che è un supplizio,pericoloso anche per i figli, come dimostrano i tragici fatti di questi giorni? La logica umana risponde subito che è meglio il divorzio, la convivenza… Cerchiamo di approfondire, a partire dalla Bibbia.

Prima lettura Finita la creazione, Dio “contemplò quanto aveva fatto, ed ecco, era molto buona” (Gn 1,31). In realtà non tutto era buono, perché l’uomo non era felice. Dio ne intuì la ragione: “Non è bene che l’uomo sia solo” (Gn 2,28). Adamo era nel paradiso, ma questo non gli bastava. La solitudine dell’uomo era una sconfitta per Dio. Dio si rimette all’opera e crea la donna: l’uomo era stato formato dalla terra ma la donna è formata dall’uomo! Obiettivo del racconto biblico non è insegnare da dove viene la donna, ma rispondere a problemi esistenziali: chi è la donna? perché esiste la bipolarità sessuale? perché uomo e donna sentono l’attrattiva fisica? la donna è inferiore all’uomo? Quali possono essere i messaggi?
> Il primo messaggio è la demitizzazione della sessualità; questa non ha nulla di sacrale e
numinoso; è una “pulsione” naturale, positiva, voluta da Dio, per spingere l’uomo e la donna ad
uscire da se stessi; uomo/donna esistono (in latino ex-sistere=stare fuori).
> La donna, ‘simile’ all’uomo, è data come ‘aiuto’; simile e aiuto sono i due termini più significativi di tutto il brano e per la loro comprensione dobbiamo ricorrere al testo originale ebraico: ‎עֵ֖זֶר כְּנֶגְדּֽו …aiuto simile a lui; simile, in realtà va tradotto come… di fronte a lui. La donna è stata posta da Dio di fronte all’uomo, non per essere dominata ma per avere con lui un dialogo, anche duro, perché l’amore comporta anche tensioni. Donna e uomo diventano, in questa prospettiva, aiuto l’uno per l’altra. Senza l’uomo o senza la donna non c’è piena realizzazione e completezza.
> Non è bene che l’uomo sia solo … לֹא־ט֛וֹב הֱי֥וֹת הָֽאָדָ֖ם לְבַדּ֑וֹ: Dio non ci crea come isole, ma come canali che sanno ricevere e donare acqua. Il simbolismo della “costola”, l’esclamazione gioiosa di Adam, sottolineano l’uguaglianza, la diversità, la complementarità tra i due esseri umani. Essere coppia non significa essere in due, ma essere una realtà nuova.
> Si riteneva che lo scopo primario dell’incontro sessuale era la procreazione. L’enciclica Casti
connubii (1930) sosteneva la tradizionale tesi che il fine primario del matrimonio era la
procreazione e l’educazione dei figli; oggi è venuta a cadere la gerarchia dei fini matrimoniali: il
can. 1055 §1 del Nuovo Codice equipara il bonum coniugum e la generatio et educatio prolis. Ci si sposa per fare figli, certo, ma anche per realizzare insieme il proprio progetto d vita.

Indissolubilità L’indissolubilità è ben più che una legge; essa indica il cammino della felicità. Spesso l’indissolubilità è compresa e vissuta come un obbligo, imposto dal di fuori, che limita la libertà degli sposi. Domandate cosa essa significa, e vi sentirete dare una definizione negativa: “Indissolubilità è impossibilità di separarsi”. Ma no! Indissolubilità significa che non si finisce mai di conoscersi e di amarsi. Sposarsi significa vivere insieme questo sviluppo, è aiutarsi a inventarsi continuamente.
Non sono le liti, la povertà, neppure le infedeltà che uccidono un matrimonio: è l’abitudine! Gli
uomini vivono di “invenzioni” che presto diventano “convenzioni”. La morte del corpo scioglie gli sposi, ma la morte dell’amore, debitamente documentata, scioglie ugualmente gli sposi. “L’uomo non separi ciò che Dio ha unito”. Ma siamo sicuri che Dio li ha uniti? E Dio unisce gli sposi senza amore? Di quante coppie si potrebbe dire: “Padre, perdona loro, non sanno quello che fanno!” (Lc 23,34). La fedeltà a un amore, a una persona, è una bella qualità umana; la fedeltà a un errore si chiama ostinazione.

BUONA VITA!