LA DOMENICA DI DON GALEONE…
27 Aprile 2025 - 06:03

27 aprile 2025 ✶ Domenica dopo Pasqua (C)
Se non vedo… non credo (Gv 20, 1)

La domenica “della fede e della fiducia”. Che cosa Tommaso non riesce a credere? Che dalla morte possa scaturire la vita, che non è la morte ma la vita ad avere l’ultima parola. L’incredulo Tommaso non riesce ad andare oltre: insiste su “il segno dei chiodi”, il “posto dei chiodi”, il “costato squarciato”.
E perché Tommaso non riesce a credere? Perché non crede alla parola, alla testimonianza degli apostoli. Tommaso cerca delle visioni, delle manifestazioni straordinarie e personali del Risorto: non gli basta la parola, quella parola conservata e tramandata nella Scrittura. Beati quelli che pur non avendo visto crederanno! Credere non è comprendere ma rischiare, abbandonarsi, avere fiducia!
Durante la quaresima abbiamo certamente fatto la “Via della croce”. Dopo Pasqua, però, siamo invitati alla “Via della gioia”. Non esiste niente di simile nelle nostre devozioni! È un male, perché queste “stazioni della gioia” dovrebbero essere altrettanto frequentate e meditate quanto le “stazioni della croce”. La “Via della gioia” la percorreremo insieme, queste domeniche! La prima stazione è quella di Tommaso “l’incredulo”, un autentico uomo di oggi, uno che crede solo a quello che tocca, uno che non vuole più cadere nelle illusioni: “Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi, non crederò”. C’è qualcosa di grande e di puerile insieme in questa rabbia di Tommaso e dell’uomo contemporaneo! Tommaso si mise contro tutti. Il primo protestante della storia è lui! Se fosse stato conformista, sarebbe diventato un mediocre cattolico e mai avrebbe detto: “Mio Signore e mio Dio!”. Diventando un protestante si è preparato ad essere un fervente cattolico. Gli apostoli erano tanto infuriati per la sua ostinazione, che volentieri lo avrebbero preso a pugni per costringerlo a credere. Gesù però si è schierato dalla parte di Tommaso. “Tommaso, ecco il mio corpo. Fa’ quello che vuoi!”. Non c’è stato peggior castigo per Tommaso dell’aver ottenuto quanto aveva chiesto! Adesso non aveva più voglia di verificare; avrebbe dato qualunque cosa pur di non mettere le sue mani nelle piaghe del Gesù, per non sentire quel dolce rimprovero: “Beati quelli che, pur non avendo visto, crederanno!”. Doveva invece toccare, per docilità, per pentimento; non come chi vuole accertarsi, ma come chi compie un pellegrinaggio. Folgorato, è caduto in ginocchio: “Mio Signore e mio Dio!”. È il primo che chiama Gesù “Mio Dio”. Da questo Tommaso dubitante e violento, Gesù ha ricavato il più bell’atto di fede. Questo è il lavoro del Signore: fare di tutte le nostre colpe delle felici colpe!
