LA DOMENICA DI DON GALEONE…
3 Agosto 2025 - 15:34

3 agosto 2025 – XVIII Domenica tempo ordinario (C)
Quello che hai preparato, di chi sarà? (Lc 12, 13)

* La domenica “dell’uomo ricco ma stolto”. Si tratta di una pagina inquietante, come tante altre. Una pagina non facile ma che può renderci felici; ci può togliere il sonno, ma ci farà vivere meglio. Siamo davanti a una lezione di morale, di buon senso, che in tutte le culture e religioni ha trovato molti commentatori. Una sola citazione, quella di Virgilio, contenuta nell’Eneide: “Quid non mortalia pectora cogis, auri sacra fames” (III, 57). L’autore sacro così ragiona: noi non possediamo niente, infatti tutto passa da una mano all’altra; nessuno di noi è padrone; abbiamo le cose solo in
prestito. Ecco allora la prima conclusione di Qoelet: “Tutto è vanità”. Però l’autore sacro non si accontenta di questa prima verità, e si chiede: “Possibile che la vita umana non abbia scopo?”. È la stessa inquietudine di Francesco di Assisi, che, disgustato dalle ricchezze, si chiedeva : “Possibile che non esista qualcosa di meglio?”.
* Gesù chiede all’uomo la povertà, perché solo con uomini liberi dalla seduzione delle ricchezze è possibile risolvere il problema della giustizia nel mondo. Oggi muoiono ogni minuto 40 bambini per fame, mentre ogni minuto si spende un miliardo per gli armamenti. Oggi la cartina del mondo si divide in due grandi aree: opulenza e fame, persone che hanno problemi di linea e persone che hanno problemi di sopravvivenza! È giusto tutto questo? La risposta che verrà data a questo immenso problema potrebbe determinare l’avvenire del cristianesimo.
* Oggi molti, moltissimi, tutti tranne i santi, scelgono come pietra angolare il denaro. Il denaro è tutto, si dice; il denaro è potere, anzi è il potere; senza denaro non hai, non sei nulla. Per avere denaro non c’è parentela che tenga: la divisione dell’eredità segna anche la divisione delle famiglie! Ciò che più colpisce di questo ricco stolto è la sua solitudine; più che contare, lui parla con le ricchezze. Un uomo senza nome, senza volto, senza moglie, senza figli, senza amici. Solo tanta ricchezza, che invece di restare un mezzo, è diventata il fine di tutto, ma che diventa anche la sua fine, perché la ricchezza lo ha ingabbiato e intrappolato come nel celebre racconto La
* “Stolto! Quello che hai preparato di chi sarà?”. Del figlio, naturalmente: il figlio, stupido come il padre, si trova coperto dall’oro dell’eredità, ed è pronto a dilapidare ciò che non gli è costato nulla. Al padre è toccata la fatica di seminare, al figlio la frenesia di sciupare; al padre il sudore della fatica, al figlio la follia di bruciare. Solo per denaro, tutto per denaro! Da sempre il denaro ha tiranneggiato l’uomo, ma oggi questo “sterco del diavolo” (M. Lutero) ha assunto un significato assoluto. Non tanto il denaro per migliorare la propria condizione economica e sociale, ma il denaro per il denaro, l’avere per l’avere. “Per la prima volta nella storia il denaro è padrone senza limiti e senza misura. Per la prima volta nella storia del mondo il denaro è solo davanti a Dio. Da qui è venuta l’immensa prostituzione del mondo moderno” (C. Péguy). C’è dietro alla ricchezza l’illusione di onnipotenza e di eternità. E poi il contrappasso. Delitto e castigo! Non siamo mai stati così soli e impotenti dinanzi alla vita e alla morte, così vulnerabili e insicuri, pur difesi da corazze d’oro! BUONA VITA!
