La Domenica di don Galeone: “È nel cuore di tanti un sentimento di paura verso il presente e il futuro…”

13 Agosto 2023 - 11:58

13 agosto 2023✶XIX Domenica t.o. (A)

Se avremo fede, il viaggio avrà un approdo felice!

Ci troviamo davanti a due scene di teofania: al profeta Elia, Dio si manifesta all’imbocco della caverna, sull’Oreb; agli apostoli, Dio si manifesta in Gesù che domina le tempeste. Dalla prima lettura, impariamo che Dio non è nei fenomeni naturali, uragani, fulmini, terremoti, dove volentieri lo ponevano i pagani; non è neppure nel fuoco, dove lo immaginava la tradizione jahvista. Dio creatore non si lascia imprigionare in nessun elemento creato. Egli è assolutamente il Diverso. La narrazione del Vangelo di Matteo, parallela a quella di Marco (6,45), illustra la condizione difficile del discepolo di Gesù: la vittoria è possibile solo nella fede, fede che è rifiuto di ogni facile entusiasmo e di ogni paura. Se la fede viene meno, siamo sconfitti. Fortunati noi se, come Pietro, grideremo: “Signore, salvaci!”.
Immaginiamo un fatto simile narrato da uno scrittore diverso da Matteo. Le parole non sarebbero bastate; invece, l’evangelista Matteo racconta solo ciò che si è svolto sotto i suoi occhi. I commenti e gli sviluppi vengono dopo. Lui, Matteo, ci presenta solo il fatto, come un verbale scritto dai carabinieri. Ma va subito aggiunto che è tutto stupendo! Matteo è davvero scrittore mediocre, ma un angelo gli guida la mano. Poche frasi, ma dense di significato! Ci sono nella letteratura pagine più drammatiche di questa, in cui Matteo racconta come Gesù camminò sulle acque? Mari, fiumi, laghi, tempeste, hanno suggerito tanti racconti, da Omero a Kipling, da Virgilio a Giulio Verne. Personaggi, scenari, gesta … ti fanno fremere o sognare per tutta la vita. Ma sono sempre un po’ prolissi, sensazionali, alla ricerca dell’effetto. Qui, invece, poche righe, ma di grande effetto.

Pietro che cammina, meglio, che non cammina sulle acque, ha ispirato molti pittori, da Caravaggio a De Chirico, e molti miniaturisti. Anche queste opere d’arte possono, devono aiutarci a comprendere quest’episodio. Parlando di Pietro, parliamo di noi: le sue paure, il suo grido, la sua avventura ci riguardano molto da vicino. Proviamo a fare qualche esempio. Il matrimonio, per esempio: quanti sposi, oggi, dopo pochi anni o mesi cominciano ad affondare in un mutismo che sopprime prima il dialogo della parola e poi quello dei gesti; incatenati, ringhiosi sotto il “giogo” matrimoniale, i “coniugi” compiono così quei gesti delicati dell’amore nella violenza o nell’ipocrisia; e se non si ha il coraggio di separarsi, si sopravvive recitando la parte della famiglia per bene. I sentimenti: ecco un altro mare tempestoso: quante volte abbiamo sentito fiorire dolcemente o esplodere come un temporale estivo l’amore; ma si trattava della persona sbagliata, quindi un amore impossibile, difficile, violento, che ti agita la vita in una tensione che ti brucia e ti consuma. La fredda “ragione” calcolante comprende che tutto è sbagliato, che non è giusto, ma il “cuore” ha delle ragioni che la fredda “ragione” non può comprendere. Sono solo alcune espressioni di fragilità esistenziale, ma la vita nella sua totalità è un passaggio verso l’altra sponda.

nel cuore di tanti un sentimento di paura verso il presente e il futuro. La paura non è un’esperienza nuova per il credente; essa è una realtà ben conosciuta dai credenti lungo tutta la storia. Gli uomini e le donne della Bibbia hanno avuto paura. La Bibbia, in contesti diversi tra loro, è perciò piena di inviti a “non avere paura”. Dio ha parlato lungo i secoli a quest’umanità spaventata, Quest’episodio del Vangelo di Matteo ne è una forte testimonianza. Gesù afferra la mano di Pietro e lo salva: “Uomo di poca fede, perché hai dubitato?”. Dio non ha paura del peccato dell’uomo, non teme le tempeste della storia umana. Gli uomini e le donne hanno paura, la paura manifesta la debolezza della condizione umana. Anche Gesù, durante la sua passione, “cominciò a sentire paura e angoscia” (Mc 14,33). Perciò nelle Scritture ricorre l’invito a essere forti. “Comportatevi da uomini, siate forti!” (1 Cor 16,13). C’è una forza del Vangelo comunicata a uomini che non sono forti; è una forza debole, ma è una forza: “Imparate da me che sono mite! Metti la spada nel fodero!”, dice Gesù nel Vangelo, e Paolo commenta: “Tutto posso in colui che mi incoraggia. Quando sono debole, è allora che mi sento forte!”. Noi cristiani oggi, malgrado tutta la nostra debolezza, siamo chiamati a prendere coscienza di questa “forza umile”. BUONA VITA!