La Domenica di Don Galeone: “La Chiesa, realtà umana e divina, fisica e metafisica, presenta luci ed ombre: le luci sono per grazia di Dio, le ombre sono per colpa nostra”

27 Agosto 2023 - 15:00

27 agosto 2023 ✶ XXI Domenica del Tempo Ordinario (A)

Il “Tu” di Dio ci unisce a Lui, per diventare un “Noi”

In questo testo del vangelo di Matteo, le parole dette da Gesù a Pietro e sui suoi poteri (Mt 16, 18-19) sono state (e continuano ad essere) motivo di analisi e di discussioni tra gli specialisti, per due motivi: a) è strano che parole così importanti non appaiano negli altri vangeli che riportano lo stesso passo (Mc 8, 27-30; Lc 9, 18-21); b) la parola greca pétros non esisteva come nome prima del cristianesimo (U. Luz).

Nel sec. V papa Gelasio distingueva tra autorità e potestà. L’«autorità» riguardava i pontefici, la «potestà» era propria degli imperatori (Y. Congar, cf. Thiel, Epist. Rom. Pont., 350-351). Secoli più tardi, a partire da Gregorio VII (sec. XI) il papa si appropria del concetto e dell’esercizio della potestà. Nel senso di una monarchia totale (nihil ab eius potestate substraxit  “nulla sfugge alla sua potestà”) (Reg. IV,2; Thiel, 445 e 562). È evidente che Gesù non ha potuto pensare ed ancor meno concedere una simile potestà. La «potestà piena, universale ed immediata», della quale parlano i Concili Vaticano I e II (LG 22), si dovrebbe chiarire e precisare. Per il bene della Chiesa intera ed a garanzia dell’autorità e della credibilità del papato. Si tratta di un “primato” non di onore e di potenza, ma di servizio e di carità!

Siamo al famoso testo del “primato di Pietro”. A Cesarea di Filippo, Gesù fonda il suo “impero”. Oggi Cesarea di Filippo non esiste più; la località dove essa sorgeva, presso le sorgenti del fiume Giordano, è ora chiamata Banyas, un nome che richiama Pan, il dio delle acque, dei boschi, della fertilità. Questi otto versetti, dal 13 al 20, sono stati tra i più studiati di tutta la scrittura. Alcuni, del primato di Pietro non vogliono sentir parlare, sospettano un’interpolazione della curia romana. Altri, su quel primato, hanno costruito edifici molto temporali, teocrazie molto presuntuose. Che disturbi o meno, due verità sono innegabili: a) Gesù vuole fondare una Chiesa, una comunità tutta sua, con precise mansioni e con poteri, non solo spirituali ma anche disciplinari; b) Gesù ne affida la direzione a Pietro, elevandolo al di sopra degli altri. La Chiesa, realtà umana e divina, fisica e metafisica, presenta luci ed ombre: le luci sono per grazia di Dio, le ombre sono per colpa nostra. Casta moeretrix, sancta sed semper sanctificanda! Napoleone voleva distruggere la Chiesa, e Pio VII lo dissuase così: “Non ci sono riusciti neppure i preti!”. Alcuni anni fa è circolato un libro, Via col vento in Vaticano, che descrive gli intrallazzi, gli arrivismi, la corruzione in Vaticano. Può essere tutto vero, ma resta sempre la promessa di Gesù: “Non praevalebunt”. La Chiesa è costruita sulla roccia, che è Cristo.

Tu sei il Cristo. Siamo sempre tentati di arrivare subito alla parola che ci sembra più importante: “Cristo”. E invece è necessario fermarsi sul pronome personale “Tu”. Quel “Tu” significa che la religione cristiana mi mette in contatto con un Dio personale, al quale posso dare del “Tu” . “Tu” vuol dire che Dio si è presentato a noi, che Dio intreccia rapporti personali, ieri con Abramo, Isacco, Giacobbe, e oggi con Franco, Anna, Antonio, Maria … “Tu” significa anche che Dio rischia la libertà dell’accoglienza e del rifiuto. Il “Tu” di Dio c’invita alla sua stessa vita, ci unisce a Lui, e diventiamo un“Noi”. Buona vita!