La Domenica di Don Galeone: “Se Dio è onnipotente, una madre che prega è “onnipotentissima”!”

20 Agosto 2023 - 14:47

20 agosto 2023✶XX Domenica TO (A)

Una madre, quando prega, è onnipotente!

La domenica “della salvezza per tutti i popoli”  Gesù è al centro della narrazione in tutti gli episodi raccontati nei capitoli 14 e 15, e lo è non per mania protagonismo, ma per rispondere a precisi problemi dei discepoli; non dimentichiamo che Matteo scrive il suo Vangelo per una comunità composta in maggioranza da giudeo-cristiani. Matteo drammatizza più di Marco questa scena della donna cananea, perché vuole fare risaltare meglio la fede di una pagana; per gli ebrei, i pagani erano dei “cani”, esclusi dal Regno; lo sapevano tutti, anche la donna; ma essa, con umiltà, fa osservare che anche i pagani hanno il diritto alla salvezza.

Il Vangelo di questa domenica ha come personaggio centrale una madre, che con la forza dell’amore ottiene il trionfo delle ragioni del cuore. La donna è una cananea, secondo Matteo; Marco precisa: è “greca, di origine sirofenicia”. In ogni caso è una pagana, secondo gli ebrei. Questa madre ha una figlia molto malata; ha saputo che Gesù è nei paraggi, e va a trovarlo. Ma Gesù non le bada, anzi, mostra un certo fastidio; anche gli apostoli non ne possono più: “Esaudiscila, non vedi come ci grida dietro?”. Una seccatrice! Ma Gesù sembra irremovibile: “Sono stato mandato solo alle pecore perdute di Israele”. Gesù parla da ebreo, e considera gli ebrei come dei “figli”, e i pagani come dei “cani”, cioè infedeli. Gesù però attenua il tradizionale disprezzo verso gli infedeli chiamandoli non “cani” ma “cagnolini”, scoprendo così le sue carte. La donna se ne accorge. Grecamente, anche se non aveva studiato i sofisti, Socrate, l’organon aristotelico, la donna sfrutta l’apertura della battuta stessa di Gesù: “Il pane ai figli, sì, ma le briciole ai cagnolini!”. “Donna, la tua fede è grande. Tua figlia è guarita!”. Davvero quella madre dimostrò che se Dio è onnipotente, una madre che prega è “onnipotentissima”!

Essere cristiani significa partecipare alla morte e risurrezione di Gesù; in ogni sacramento moriamo e risorgiamo. Facciamo un esempio: una mamma viene in Chiesa a pregare perché il suo bambino è malato, e sa che deve morire; viene in Chiesa a dire a Gesù che il suo bambino non può, non deve morire, perché non glielo perdonerebbe mai. Se questa donna resta a pregare, si attaccherà a Colui che prega, e si distaccherà da ciò che domanda. Quando si alzerà, sarà stupita lei stessa delle parole che usciranno dalle sue labbra: “Signore, ve lo affido, ho più fiducia in voi che in me. Sapete meglio di me quello che è bene per mio figlio. Sta meglio tra le vostre mani”. Cosa è successo? E’ morta ed è risuscitata. Nella preghiera, quella vera, si partecipa alla morte e risurrezione di Gesù: si muore a ciò che preghiamo, e si risorge a Colui che preghiamo! Nel Vangelo, Gesù comincia sempre rifiutando le preghiere, fa morire! Ci esaudisce sempre, anche deludendoci! Anche la Madonna ebbe un rifiuto a Cana, anche le sorelle di Lazzaro ebbero un rifiuto a Betania, anche Cristo vide rifiutata la sua preghiera nel Getsemani, anche Paolo ebbe un rifiuto a essere liberato dalla spina nella carne. Noi, invece, usiamo sacramenti e preghiere come tranquillanti o come transazioni commerciali: un miracolo in cambio di un ex voto.

Con i santi è ancora più tragicomico: abbiamo tutta una lista di santi del “pronto-soccorso”. Abbiamo un preciso elenco di santi e di sante contro ogni genere di malattia e di pericolo: dal mal di gola agli oggetti perduti, dai problemi di cuore ai depositi di esplosivi, dalla paura degli esami alle questioni di cuore; anche per i casi impossibili abbiamo una santa taumaturga! Naturalmente paghiamo il disturbo, non vogliamo nulla gratis: “do ut des”. Dio dev’essere costernato da questa mentalità sacro-mercantile! Come dobbiamo pregare? Bastano poche parole. Gesù per una notte intera ha detto solo: “Padre, non la mia, ma la tua volontà sia fatta!”. A noi quanto tempo sarà necessario? Per morire e risuscitare, occorre tempo. Facciamo silenzio, deserto, vuoto, attorno e dentro noi. Lasciamoci lievitare come pane, morire dolcemente come seme nel terreno. Gesù ci esaudisce sempre, anche deludendoci! Cosa dobbiamo fare? La risposta ci viene consegnata in quelle parole del Signore alla donna cananea: “La tua fede ti ha salvato!”. Alla cananea non viene chiesto altro che la fede. Oggi siamo chiamati a superare ogni forma di discriminazione religiosa. Senza impazienze, perché non è facile la conversione dei cuori. Solo così avverrà il passaggio da un’umanità tenuta insieme dalla “volontà di dominio” ad un’umanità tenuta insieme dalla “legge dell’amore”. BUONA VITA!