LA MATTANZA TARGATA BELFORTE. Mimì Belforte e gli altri indagati per il delitto Russo non hanno parlato
2 Agosto 2019 - 14:58
MARCIANISE (t.p.) – Sono terminati questa mattina gli interrogatori di garanzia nell’inchiesta per il delitto di Giovanni Battista Russo, avvenuto il 9 gennaio del 1997. Russo, legato al clan Piccolo, venne condannato a morte per aver partecipato ad agguati ai danni di esponenti del clan Belforte. Si sono avvalsi tutti della facoltà di non rispondere gli imputati, compreso l’ultimo ad essere ascoltato, cioè Gennaro Buonanno, 70enne accusato di aver fornito le armi per il delitto, detenuto agli arresti domiciliari a Roma per motivi di salute e difeso dagli avvocati Giuseppe Foglia e Massimo Trigari.
Ha scelto il silenzio pure Domenico Belforte, 62 anni, detenuto al carcere di Cuneo e considerato il mandante del delitto. Dal carcere di Opera non ha parlato neanche Pasquale Cirillo, 48 anni, difeso dall’avvocato Franco Liguori, ritenuto lo specchiettista dell’omicidio. Luigi Trombetta, 63 anni, che si trova nella prigione di Parma, sarebbe invece uno degli esecutori dell’omicidio Russo e non ha proferito verbo.
Per lo stesso delitto sono indagati a piede libero Salvatore Belforte, il collaboratore di giustizia Bruno Buttone, uno dei sicari che già si è accusato del delitto, e Felice Napolitano.
Inoltre solo per Domenico Belforte è arrivato un altro capo d’accusa per il delitto di Giuseppe Farina, che sarebbe stato ammazzato da Mimì Mazzacane e da Simmaco Zarrillo (morto), con 5 colpi di pistola, il 25 marzo 1992 a San Nicola La Strada.