La morte di Salvatore Sestile, suocero del fratello di Sandokan. Il proprietario del mega locale per cerimonie neomelodiche considerato dalla Dda “espressione” dei Mallardo nella mediazione col CLAN DEI CASALESI

15 Febbraio 2021 - 11:33

E’ quantomeno opportuno da parte nostra, approfondire il profilo del personaggio, la cui fine è stata trattata superficialmente nella giornata di ieri

 

GIUGLIANO/CASAL DI PRINCIPE(g.g.) La morte di Salvatore Sestile, il cui nome, nel manifesto funebre che pubblichiamo in calce a questo articolo, viene accompagnato, per volontà dei suoi congiunti, dall’appellativo Salvatore “a Carrafiello”, è stata considerata, un pò colpevolmente anche da noi, sorpresi ieri dal pomeriggio festivo, in maniera iper-leggera.

In poche parole, Salvatore Sestile, deceduto a 73 anni e i cui funerali si svolgeranno in forma strettamente privata in ossequio alle norme covid, domani mattina, martedì 16 febbraio, nella chiesa dell’Annunziata a Giugliano, diventa oggetto di menzione giornalistica in quanto si tratta del titolare di uno di quei luoghi per le cerimonie, che si trovano in provincia di Napoli e divenuti celebri anche grazie a delle serie televisive che ne hanno evidenziato il peso e soprattutto il fatturato, nel ricchissimo mercato (ovviamente in quello pre-covid) dei matrimoni e di altri eventi per i quali, come si sa, una certa cultura popolare partenopea non fa certo economia nelle spese a sostegno di sfarzosissime parate che tanto fanno sorridere gli appassionati del genere trash.

In realtà, il  locale in questione è La

Contessa di Giugliano, il quale, in verità, ha annoverato anche degli ospiti importanti, come ad esempio, all’arcivescovo emerito di Napoli, il carinarese cardinale Crescenzio Sepe, il quale, si narra, che tra una portata e l’altra di un lunghissimo matrimonio, fu accompagnato dallo stesso Sestile in una carica per permettergli di schiacciare un pisolino.

Se fosse stata solo questa la ragione di un decesso che fa notizia, non ce ne saremmo occupati, anche perchè noi incrociamo le questioni relative a province diverse rispetto a quella di nostra competenza, solo raramente e su temi che poi non approfondiamo più di tanto.

Ma Salvatore Sestile era tante altre cose. O meglio, era tante altre cose lui, ma anche il sontuoso locale di cui era proprietario, divenuto, secondo i rilievi materiali, compiuti dai carabinieri del nucleo investigativo di Caserta, un luogo in cui si discuteva di trame criminali, in cui si andavano a saldare le esigenze dei gruppi malavitosi di Napoli nord, a partire dallo storico clan dei Mallardo di Giugliano, con quelli del clan dei casalesi.

E qui qualcuno può dire che l’alleanza tra il clan Mallardo e i casalesi risale a tanti, ma proprio tanti anni fa. No, no, attenzione: quella lì è l’alleanza legata anche ad un confine fisico tra aree di influenza, tra la fazione dei Bidognetti e quella dei Mallardo. Sono tante le ordinanze in cui questa collaborazione viene fuori.

Ma a La Contessa succede un fatto nuovo: si attua, secondo i magistrati della Dda di Napoli, una saldatura di interessi tra i Mallardo e gli altri camorristici di Napoli nord e la fazione principale di Napoli nord, cioè quella legata alla famiglia Schiavone. Questo accade per effetto di un patto di sangue. Nessun giuramento e nessuna pungitura, ma semplicemente un matrimonio come tanti ce ne sono stati a La Contessa.

La figlia di Salvatore Sestile sposa Antonio Schiavone, che non è un pinco pallino qualsiasi, bensì l’accortissimo e prouentissimo fratello di Francesco Schiavone Sandokan e di Walter Schiavone, quello della villa in stile Scarface.

Antonio Schiavone, coinvolto in diverse indagini giudiziarie, è riuscito, fino ad oggi, a dimostrare una sua estraneità giudiziaria rispetto alle convinzioni granitiche che su di lui e sulla sua attività hanno maturato i magistrati della Direzione Distrettuale Antimafia.

Nell’ordinanza, frutto del lavoro di anni dei carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale di Caserta, si attuano delle vere e proprie mediazioni. Al cospetto di Salvatore Sestile, ad esempio, si svolgono riunioni per alleviare le condizioni estorsive imposte dai Mallardo e dal gruppo di Villaricca al noto imprenditore di Casal di Principe Domenico Concilio, legato direttamente a Nicola Panaro e a Luigi Schiavone, per la costruzione di un immobile da adibire a discount Lidl, proprio nella città di Villaricca.

Alla fine, l’intesa viene raggiunta sulla base di 80mila euro, Luigi Schiavone “ci fa la cresta sopra” e succedono una serie di cose che potete tranquillamente trovare nel nostro archivio, nei tantissimi articoli che abbiamo dedicato a questa ordinanza che ha rappresentato un’occasione perduta per lo stato italiano nella lotta alle relazioni reali, palmari tra mondi criminali e mondi economici che hanno finito, ad un certo punto, per essere la medesima cosa.

Nel capo D di imputazione provvisorio, ripetiamo, abortito perchè il gip ha ritenuto tutto il lavoro svolto non sufficiente ad emettere provvedimenti cautelari, Salvatore Sestile viene così descritto dalla dda: “espressione dei suddetti clan napoletani“.

I suddetti sono il clan Mallardo e gli altri gruppi che operano a Napoli nord. Salvatore Sestile organizza riunioni proprio nelle stanze più recondite de La Contessa e al suo cospetto c’è Nicola Panaro, il quale, sempre secondo la Dda, a quel tavolo siede come “espressione” del gruppo Schiavone del clan dei casalesi.

Il testo integrale di questa incolpazione lo pubblichiamo in calce, compreso il riferimento alla cresta che Luigi Schiavone, cugino dell’imprenditore, attua sulla prima tranche degli 80mila euro concordati, facendo arrabbiare non poco Salvatore Sestile, che quei soldi riceve e dovrà ricevere materialmente, per girarli, evidentemente, al clan Mallardo o al gruppo criminale di Villaricca.

 

QUI SOTTO IL MANIFESTO FUNEBRE

QUI SOTTO IL CAPO DI IMPUTAZIONE D