LA NOTA. AVERSA. Dopo quella della segretaria, altra inquietante lettera della dirigente D’Angelo. Matacena, i suoi assessori sono dei corsari: dimostri di essere una persona perbene e non un complice della barbarie zanniniana
25 Ottobre 2025 - 20:36
Non si era mai visto nella storia di questa Provincia, che a un mese di distanza l’una dall’altra, prima la massima dirigente del secondo comune di Terra di Lavoro e poi l’apice del settore dell’ufficio tecnico, denunciassero pressioni, al limite del mobbing. Ora, la magistratura intervenga e il primo cittadino la pianti di chiedere i nomi e i cognomi a chi denuncia perché lui avrebbe il dovere di esaminare i fatti, dato che né Emanuela De Chiara né Danila D’Angelo sono agenti infiltrati dell’opposizione
AVERSA (Gianluigi Guarino) – I nomi, eventualmente, l’ingegnere Danila D’Angelo, dirigente della ripartizione lavori pubblici e urbanistica del Comune di Aversa, li farà alla magistratura se questa sarà interessata e vorrà chiarire, sapere di più, sull’affermazione formulata per spiegare il proprio disagio e sostanzialmente la propria volontà di lasciare il posto che occupa in municipio.
Se non li ha fatti al sindaco, Francesco Matacena, come questi ha chiesto un po’ spavaldamente, è perché evidentemente non si fida di lui. Perché evidentemente lo vede teso alla conservazione dello status quo, di questo status quo, incardinato dalla Giunta degli Oliva, dei Sagliocco, dei De Cristofaro, della maggioranza dei Giglio e compagnia.
Per cui si è limitata a scrivere per lasciare una traccia che spieghi il suo disagio.
Un mese fa, a scrivere, fu la segretaria generale Emanuela De Chiara, la quale in pratica asserì la stessa cosa declinata nella lettera della D’Angelo; parlando di pressioni indebite da parte di componenti dell’esecutivo, di comportamenti aggressivi, insomma se non eravamo arrivati allo stalking poco ci mancava.
Ora, chi sono Danila D’Angelo ed Emanuela De Chiara? Esponenti dell’opposizione al sindaco e alla sua maggioranza? Forse sono donne capricciose che rifiutano ogni tipo di dialogo, di confronto dialettico, dentro al perimetro delle competenze e delle potestà che solo la legge ha stabilito? La legge e non Matacena, Oliva, Sagliocco o Giovanni
No, la De Chiara e la D’Angelo intendono solo fare il proprio dovere: cioè muoversi nel solco tracciato dalla legge. Per cui è inutile che il sindaco irrigidisca il petto, invitando oggi la D’Angelo a fare nomi e cognomi. I nomi e i cognomi lui li conosce benissimo, e a questa gente lui sta concedendo di tutto e di più. Ma siccome si tratta di persone prive di fondamenti culturali, di un seppur minimo grado di conoscenza del diritto delle procedure amministrative, questa gente ha trasformato gli uffici del governo della città di Aversa in piccoli angoli di Far West, in cui ogni giorno reiterano la scena dell’assalto alla dirigenza.
Vogliono ingrassare i loro interessi e quelli dei clientes che li hanno votati. E lo vogliono fare alla svelta, senza perdere tempo. Per loro, la segretaria comunale, una dirigente dell’ufficio tecnico, non sono pubblici ufficiali che devono tutelare, proteggere, lo Stato di diritto. Per loro la segretaria comunale e una dirigente dell’ufficio tecnico hanno un senso solo se si mettono a disposizione – ci si conceda la licenza – si mettano a 90 gradi, per trovare espedienti finalizzati quantomeno ad aggirare la legge.
Il sindaco Matacena la pianti di fare il finto tonto. Quello di Emanuela De Chiara, sorella di un autorevolissimo magistrato, è un indizio. Quello di Danila D’Angelo è il secondo indizio. E due indizi, sono quasi una prova. I predoni arrivano ogni mattina in Comune e pretendono la loro porzione di bottino. E quando incontrano delle difficoltà, quando la segretaria generale o la dirigente dell’ufficio tecnico dicono loro che una cosa non si può fare, perché semplicemente contra legem, i predoni si arrabbiano.
Non gli passa nemmeno per l’anticamera del cervello, che la legge, in quanto tale non vada violata. Loro guardano al bottino, costi quel che costi. E siccome sono stati abituati ad avere a che fare con gente come Raffaele Serpico, giusto per citarne uno tra tanti, allora ritengono pazzesco che una dirigente o una segretaria si oppongano ad un tentativo di forzare e di violare le leggi.
Caro sindaco Matacena, ora lei deve dimostrare se è una persona perbene come sostiene di essere, e come sostengono che lei sia molti aversani, o se, pur di conservare la fascia, il potere, pur di vivere l’euforia, quella sensazione di essere qualcuno, è pronto ad assecondare – come ha già fatto nel corso del primo anno e mezzo della sua consiliatura – ancora le angherie di chi l’affianca in Giunta e nei banchi della maggioranza.
Il resto sono solamente chiacchiere. Un caso del genere, cioè quello di una dirigente del massimo comune della provincia di Caserta e di un’altra dirigente di rango mettono che nero su bianco la loro impossibilità ad operare in luogo dove devono subire pressioni di ogni genere, non l’abbiamo mai incontrato. E’ roba da Corleone, da Ottaviano degli anni ’80. Quindi, sindaco Matacena: o lei sta di qua, cioè dalla parte della legalità, o lei sta di là, dalla parte del sistema più deteriore che la storia di questa provincia ricordi, lo zanninismo trionfante e che proprio ad Aversa, incredibilmente in una città ricca di storia e di cultura, si sta manifestando in quintessenza.
