LA NOTA. Carlo Marino presidente dell’Anci regionale. Bravo, così esporta il modello CASERTA delle turbative d’asta, dei vigili invisibili e dei parcheggi in quadrupla fila. E a Fulvio Martusciello, dico….

11 Ottobre 2019 - 17:18

CASERTA – (Gianluigi Guarino) Si illude, l’amico e simpatico complice di tante antiche avventure sannite, Fulvio Martusciello, oggi, per la seconda volta, parlamentare europeo di Forza Italia. Si illude che l’operazione (chiamiamola così, perchè siamo di fronte ad un’autentica super cazzola), che ha portato all’elezione unanime di Carlo Marino a presidente dell’Anci Campania, cioè di una delle 20 sezioni regionali dell’unica Anci che conta, che abbia un effettivo valore giuridico, cioè quella nazionale, sia stata frutto di un’operazione di palazzo, di una di quelle braciolette, ben costruite, ben confezionate, tipiche degli anni della prima repubblica e anche dei primi della cosiddetta seconda repubblica.

Nell’amico Fulvio, evidentemente, sopravvive la conoscenza di un metodo di cui il comunicato stampa di oggi diventa evocazione. Ricordate quando noi scrivevamo, in verità, nell’occasione, in cospicua compagnia, che quella di Forza Italia, in consiglio regionale, era una opposizione per modo di dire all’allora governatore Antonio Bassolino, visto che i Martusciello, ma soprattutto Fulvio Martusciello, erano diventati gli interlocutori più ascoltati dal governatore, nato nella Pomigliano operaia, non in quella frou

frou di Di Maio, dietro ai cancelli dell’Alfa Sud, come dirigente del partito comunista?

Sì, se lo ricordano in molti. In una lezione universitaria, in un seminario ad hoc riguardante un corso di storia dei partiti italiani contemporanei, dedicata al consociativismo dell’ultimo decennio del ventesimo secolo e del primo del ventunesimo, quel menage tra Fulvio Martusciello e Bassolino rappresenterebbe un esempio, per l’appunto, di scuola, cioè utile per dare un’idea pratica ad uno studente di come si sia configurato, in un dato periodo, questo antico male italico che affonda le sue radici nel dna di una democrazia nata già malata nel 1860.

L’amico Fulvio si illude che questa roba, fatta l’altro giorno, a Napoli (e orchestrata da un personaggio il quale, a questo punto, deve diventare necessariamente un target attenzionato da CasertaCe, stiamo parlando di Pasquale Granata, divenuto l’uomo di tutte le trattative confessabili ed inconfessabili del governatore De Luca), sia la conseguenza di un ulteriore scadimento di una ulteriore degenerazione della pratica consociativa.

No, caro Fulvio. Come si suol dire, volesse il cielo! Volesse il cielo che noi potessimo ancora indignarci oggi, denunciando gli accordi sottobanco tra i falsi avversari della politica, i quali fingono di litigare di giorno e poi, come i celeberrimi ladri di Pisa, spartiscono il bottino di notte. Volesse il cielo potessimo ancora utilizzare oggi i contenuti e la dialettica del grande Marco Pannella, autentico ayatollah della democrazia reale e non di quella finta col marchio italico. Volesse il cielo che la lezione di Pannella potesse essere ancora adeguata a questi tempi; volesse il cielo che parole, da lui fatte diventare celeberrime, quali partitocrazia e sindacatocrazia, fossero ancora efficaci per bollare d’infamia la distorsione del sistema democratico così come questo fu concepito dai costituenti e scritto sulla carta costituzionale.

No, Fulvietto caro, qui siamo andati oltre, siamo caduti ancor più in basso anche rispetto a questa categoria degenerativa che ti vide protagonista negli anni dell’inciucio in Regione con l’allora governatore, targato Ds, Antonio Bassolino. Qui non è più consociativismo; qui non è più questione riguardante partiti partiti che attraverso i loro organismi giuridicamente costituiti, utilizzando la foglia di fico di un accordo istituzionale, fatto per il bene delle comunità, si dividono la torta delle poltrone e delle prebende; qui siamo precipitati allo stadio del mercanteggiamento compulsivo, alla braciola disordinata, indigesta, al limite dell’incommestibile.

Qui non si effettuano più trattative tra partiti che fingono di essere alternativi, e che, al contrario, deturpano il profilo ortodosso della democrazia delle maggioranze che governano e delle opposizioni che controllano; qui siamo ad un ultimo stadio patologico: la spartizione del nulla, perchè diciamocela tutta, le cariche all’interno dell’Anci regionale non contano concretamente un tubo, se non per gratificare chi le ricopre, nel caso di specie Carlo Marino, di un credito di immagine, pardon, ci mordiamo la lingua, di un credito di visibilità che poi può essere speso nell’inseguimento di un sogno costante, ossessivo, e allo stesso tempo, costantemente disilluso fino ad oggi. Un sogno nel quale Carlo Marino si vede seduto su uno scranno parlamentare di Montecitorio o di Palazzo Madama, dove, a pensarci bene, oddio, c’è stato anche Razzi, per cui….

L’elezione del sindaco di Caserta a presidente della sezione Anci Campania, si è materializzato come il contentino che De Luca ha dato a Marino, liberando il suo cane da presa Granata, il quale non ha parlato con i partiti, ma con ognuno dei sindaci. Sono stati questi poi a informare i vari Giggino la polpetta, forse anche De Magistris (Giggino la polpetta e De Magistris, mmmm, roba da contrasto cosmico, almeno in teoria), e finanche Gianluca Cantalamessa della Lega, che piazza a sua volta un paio di suoi rappresentanti in un organismo direttivo dell’Anci regionale, formato, a quanto pare, stando all’elenco che pubblichiamo in calce a questo articolo, da 56 rappresentanti, il 10% dei comuni della Campania, roba che, al confronto, il comitato centrale del Pcus era un organismo snello e flessibile di un’impresa della New Economy.

Ecco perchè nella vita non bisogna mai cadere nell’errore di pensare che ciò a cui si sta assistendo, rappresenti il peggio del peggio, il luogo di non ritorno da cui non si possono più dipanare ulteriori linee discendenti verso precipizi ancor più crepuscolari. Insomma, c’è sempre un peggio del peggio. Per quanto riguarda Carlo Marino, la sua elezione a capo dell’Anci regionale è proprio un fatto interessante. Perchè lì, cioè nel buffo sinedrio delle fasce tricolori, potrebbe portare ed imporre, magari contagiando poi anche l’Anci nazionale, il modello Caserta, quello che si esprime con l’esperimento di una città totalmente sgovernata, in cui il comune non si occupa praticamente di nulla, in cui i vigili urbani non sono neppure un ologramma; quello nel quale i poveri vagabondi, gli sfortunati, i clochard diventano l’arredo urbano del centro cittadino; quello di un ponte divenuto autentica barzelletta, visto che ogni due minuti capita che, ad Ercole, ci si vada a schiantare un furgoncino o un camioncino; quello di una gara d’appalto di più di 100 milioni di euro, truccata e destinata ad una società che, però, pur sotto inchiesta, parimenti allo stesso sindaco Marino, e a dirigenti e a funzionari del comune, da parte della dda, rientra in gioco, partecipando e aggiudicandosi una gara di rango inferiore, una cosa di 6 mesi, che le dovrebbe consentire di diventare la titolare del servizio di raccolta che ha tentato di scalare, stiamo parlando, per chi non l’avesse capito, di Energetika Ambiente, con gli atti di corruzione e con la turbativa d’asta ancora oggi sotto la lente di ingrandimento della magistratura inquirente. 

Il presidente dell’Anci regionale potrebbe trasformare, insomma, il comune di Caserta, l’ufficio tecnico di Franco Biondi, in una sorta di laboratorio itinerante attraverso cui possa impartire alle fasce tricolori della Campania e dell’Italia intera, tutti quei trucchetti del mestiere che consentono di spendere centinaia di milioni di euro di appalti, di affidamenti diretti per presunte somme urgenze, per cottimi fiduciari, agli amici e agli amici degli amici. 

Non c’è che dire, un’elezione che pesa e che fornisce una precisa linea identitaria al consesso dei sindaci della Campania: quella di una mappata di….la parola ce la mettete voi a piacimento.

 

QUI SOTTO IL COMUNICATO STAMPA DI FULVIO MARTUSCIELLO

Accordo forza Italia pd de Magistris per l’elezione del Presidente e dei delegati dell’anci, l’associazione dei comuni e’un gravissimo errore politico che pagheremo alle regionali. Ma chi è il genio che fa una lista unitaria candidando il peggior sindaco che Caserta abbia mai avuto Carlo Marino, come presidente, e come delegati esponenti di de Magistris come Fucito e sindaci di forza Italia come Cimmino di Castellammare di Stabia? Che segnale si da suo territori? Che per piazzare qualche sindaco rinunciamo alla nostra identità ? Ma come si fa a fare l’accordo con de Magistris ? Io non saprei nemmeno come chiamarlo non avendo mai avuto rapporti con lui. E perché dobbiamo lasciar fuori tanto consiglieri comunali che svolgono la loro attività solo per passione? Un errore politico clamoroso per dividersi il niente.